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Partito Radicale Silvja - 23 gennaio 1995
obiezione di coscienza

C'E' LA GUERRA, MA NESSUNO CI VA

di Mauro Suttora, L'Europeo, 18 gennaio 1995

Boom degli obiettori in Europa. L'esercito russo crolla in Cecenia: due giovani su tre disertano. Ma l'antimilitarismo delle nuovo generazioni cresce dappertutto. In Germania i generali si disperano: le caserme sono vuote. A Praga il governo raddoppia la durata del servizio civile per arginare l'ondata pacifista. Belgio e Olanda aboliscono la leva.

Anche la "Casa della pace" di rue Van Elewyck, a Bruxelles, è divisa irrimediabilmente in due come il resto del Belgio: in un piano ci sono i pacifisti fiamminghi, in un altro quelli valloni. Altro che pace, insomma. In mezzo, comunque, c'è la sede dell'Ebco: l'European Bureau for Conscience Objection.

Qui, in queste stanze, si organizzano gli obiettori di coscienza di tutta Europa. E qui, in questi giorni, arrivano le incredibili notizie di Mosca: centinaia di migliaia di giovani russi che disertano, le loro madri che protestano contro la guerra in Cecenia, il più potente esercito del mondo che si sfalda come neve al sole.

"Immagina: i potenti dichiarano la guerra, ma nessuno ci va", La frase brechtiana che fino a poco tempo fa era soltanto un sogno antimilitarista sembra concretizzarsi. Renitenti alla leva e disertori rappresentano ormai il 65 per cento dei giovani russi in età di leva. In alcune regioni dell'ex impero la percentuale sale addirittura all'80.

Così moltissimi reparti delle forze armate sono al di sotto della metà degli effettivi: in molti casi i comandanti sono costretti a formare battaglioni composti soltanto da ufficiali e sottufficiali professionisti. Il morale è a terra. La disciplina al minimo.

"Lo Stato si chiama Patria quando uccide"

"Ma la Russia non è l'unico Paese in cui i giovani rifiutano massicciamente l'esercito", rivela all'Europeo Lars Becker dell'Ebco. "In Germania gli obiettori sono aumentati dai 40mila degli anni Ottanta ai 120mila di oggi, passando per il picco dei 151mila nel '91, l'anno della guerra del Golfo. Anche in Spagna l'obiezione è diventata un problema politico: sono in 100mila ogni anno a rifiutare il servizio militare, contro i 20mila del 1990. La Repubblica Ceca vuole raddoppiare la durata del servizio civile per arginare la valanga di chi rifiuta la divisa. E anche da voi in Italia gli obiettori sono aumentati da 8 a 30mila".

Conferma da Londra Howard Clarke, coordinatore della War Resisters' International, l'internazionale dei resistenti alla guerra: "Dopo il crollo del muro di Berlino i giovani, sia all'Est che all'Ovest, non capiscono più la necessità di regalare un anno della propria vita alla patria".

Insomma, la patria non è più la Patria con la maiuscola. Anzi, per le ultime generazioni è vera semmai la dura sentenza di Friedrich Dürrenmatt: "Lo Stato si fa chiamare Patria quando si prepara ad ammazzare".

Il capo degli antimilitaristi russi si chiama Nikolay Khramov. All'inizio degli anni '80 faceva parte del primo gruppo pacifista indipendente dell'Unione Sovietica: il Moscow Trust Group. Non era ancora iniziata la perestrojka di Michail Gorbaciov. Allora i segretari del Pcus si chiamavano Leonid Breznev, Juri Andropov, Constantin Cernenko. E gli antimilitaristi, in Urss, finivano direttamente in manicomio.

Khramov c'è stato, in ospedale psichiatrico. E dopo anche in prigione. Ma alla fine ha vinto la sua battaglia. Nella nuova Costituzione russa del '91 è sancito il diritto all'obiezione di coscienza contro il servizio militare. Peccato però che finora, nonostante gli sforzi del deputato Alexander Kalinin, la Duma non abbia ancora approvato la legge d'attuazione.

All'est non hanno più neanche le divise

Così i (circa) 130mila russi che rifiutano ogni anno le armi sono catalogati come renitenti alla leva. Se ne vengono pescati, finiscono nell'esercito. C'è stato il caso di Alexander Pronozin, obiettore dichiarato, che ha subìto due processi. Una volta è stato condannato, l'altra assolto. Grazie a queste due sentenze contraddittorie, nell'attesa della legge oggi gli obiettori non vengono più incarcerati.

"Ma l'esercito russo è sempre stato un inferno per i giovani", spiega Clarke della Wri all'Europeo, "con innumerevoli episodi di nonnismo che provocavano un altissimo numero di suicidi: anche mille all'anno. Contro questi abusi è nato il Movimento delle madri dei soldati, le stesse che oggi corrono in Cecenia a riprendersi i loro figli".

A battersi per i diritti sia degli obiettori che dei miliari di leva a Mosca c'è anche il Movimento contro la violenza di Sergej Sorokin. Khramov e Pronozin, invece, sono diventati dirigenti del Partito radicale internazionale: sì, quello di Marco Pannella, rimasto antimilitarista almeno in Russia.

Il servizio militare è stato ridotto a 18 mesi. Ma, oltre che con i giovani che evitano la leva, le forze armate russe se la devono vedere con la mancanza di soldi. Oggi il ministero della Difesa non è neppure in grado di assicurare un rancio e l'alloggio per i militari di carriera. Non c'è più manutenzione: soltanto il 20 per cento delle navi da guerra può lasciare gli ormeggi.

Stessa situazione negli altri Stati dell'ex Unione Sovietica. L'Ucraina è già stata costretta a ridurre i soldati da 500 a 250mila, ma non ci sono fondi neanche per mantenere questa struttura dimezzata. Anche se i giovani fossero disponibili a prestare servizio manca tutto, dalle uniformi al carburante.

Gli ufficiali dell'Urss erano soprattutto russi, che hanno abbandonato i reparti quando le varie repubbliche si sono dichiarate indipendenti. Così l'aeronautica della Bielorussia ha cessato di esistere un anno fa, quando 800 piloti (i due terzi del totale) sono rientrati in Russia. La stessa cosa si è verificata con tutti i 340 ufficiali dei reparti paracadutisti. Il Kazakistan ha addirittura accettato uno stock di uniformi della ex Germania Est, generosamente fornito da Bonn.

In Polonia la Chiesa è militarista

In Ucraina il servizio civile è stato introdotto nel '92, e dura tre anni (il doppio di quello militare), come in Georgia (dove però i laureati beneficiano di uno sconto di sei mesi). Ma l'unico Stato dell'ex Urss di cui a Bruxelles conoscono il numero degli obiettori è l'Estonia: tremila ogni anno, cioè la metà dei giovani in età di leva.

In Polonia c'è una situazione paradossale. Il servizio civile, introdotto già nell'88, dura 24 mesi contro i 18 di quello militare. Ma ai giovani che obiettano dichiarandosi cattolici viene respinta la domanda. La chiesa cattolica polacca, infatti, in omaggio al proprio cesaropapismo non vede di buon occhio un'obiezione generalizzata. "L'obiettore polacco Jacek Zaitz ha chiesto asilo politico a Londra con moglie e figlio", dice Clarke.

Un altro Paese che sta complicando la vita agli obiettori è la Repubblica Ceca. Poco prima di Natale il governo di Vaclav Klaus ha presentato un disegno di legge che raddoppia la durata del servizio civile, che adesso è di un anno (come quello militare). "Chi rifiuta le armi deve motivare la sua scelta", ha replicato secco Klaus alle organizzazioni per i diritti umani che minacciano ricorsi alla Corte europea di giustizia. Comunque, siccome Praga sta riducendo il proprio esercito da 100 a 65mila uomini entro quest'anno, gli obiettori (circa 7mila) per ora non svuotano i reparti.

Meno uomini, eserciti più piccoli

In Germania, invece, è proprio questo che sta accadendo. Ormai gli obiettori rappresentano un terzo dei giovani, e gli alti gradi delle forze armate ammettono: "Abbiamo seri problemi di copertura". Uno degli ultimi trucchi per evitare la naia è dichiarare alla visita di leva: "In fondo quello che ha fatto il Führer non era così male". Altra ricetta: autoaccusarsi di essere un naziskin. Comunque, i piani di drastico ridimensionamento delle forze armate tedesche riducono il vuoto causato dai 120mila obiettori.

Stesso discorso per l'Austria: anche qui i generali si salvano in corner creando un esercito più piccolo, ma con molti professionisti. Altri paesi hanno già compiuto totalmente questa scelta: il Belgio l'anno scorso e l'Olanda l'anno prossimo abbandonano la leva. Bruxelles passa così da 80mila uomini sotto le armi (50mila dei quali di carriera) a 40mila, tutti professionisti. Amsterdam riduce un po' meno il numero totale (da 80 a 55mila) ma taglia di ben 2.200 miliardi di lire le proprie spese militari.

Curiosamente, insomma, l'antimilitarismo dilagante delle giovani generazioni e le strategie degli alti gradi coincidono. "C'è un cambio nel pensiero militare in Europa", dice Clarke della Wri, "perché dalla strategia della mobilitazione massiccia si passa alle forze di intervento rapido".

Sopra certi livelli, però, l'obiezione di coscienza non può arrivare. In Spagna, per esempio, ha raggiunto dimensioni drammatiche, e si è trasformata in caso politico. I 100mila giovani che nel '94 hanno rifiutato la leva, infatti, rappresentano la metà più colta dei coscritti.

Il ministro della Difesa spagnolo Julia Gracia Vargas è disperato. Oltre agli obiettori, c'è la crisi delle nascite a sfoltire i ranghi. Per i generali è uno choc: dove sono finite le gloriose tradizioni militari spagnole, tenute calde dal dittatore Francisco Franco fino al 1975?

Svizzera incivile: niente obiezione

E' soprattutto la rapidità del fenomeno ad avere colto totalmente impreparato il governo di Madrid: gli obiettori sono quintuplicati negli ultimi 36 mesi. Oltretutto, non esistono posti sufficienti nel servizio civile, per cui oggi quasi 200mila giovani spagnoli aspettano di saldare il conto nei confronti dello Stato.

Aumentano in Spagna anche gli "obiettori totali", "non sottomessi", che rifiutano sia il servizio militare che quello civile: sono circa diecimila all'anno, soprattutto anarchici, e si concentrano in Catalogna, Navarra e Paesi Baschi. Subiscono condanne dai 12 ai 30 mesi di carcere.

Vita dura per gli obiettori anche in Grecia e in Turchia. La Grecia è l'unico Paese dell'Unione europea che non ha ancora riconosciuto il diritto all'obiezione di coscienza, e quindi non prevede alcun servizio civile alternativo. Trecento giovani sono attualmente in prigione. A condividere con Atene questa forma di inciviltà è solo la Svizzera: la legge è attesa entro pochi mesi. Ma almeno i giovani elvetici che rifiutano la divisa non finiscono più in carcere.

War Resisters

E' stata fondata nel 1921 dal matematico e premio Nobel inglese Bertrand Russell la War resisters' international, ovvero l'internazionale dei resistenti alla guerra. E' un organismo che da allora coordina tutti i movimenti antimilitaristi del mondo da un piccolo ufficio di Caledonian Road, a Londra.

Nel secondo dopoguerra è cominciata la lunga lotta per ottenere dagli Stati il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza contro l'esercito. In Italia il pioniere è stato, nel 1949, Pietro Pinna, allievo del filosofo Aldo Capitini (professore alla Normale di Pisa, fu uno dei 12 docenti universitari che persero il posto perché rifiutarono l'iscrizione obbligatoria al partito nazionale fascista).

Negli anni '60, dopo la Lettera ai cappellani militari di don Lorenzo Milani, si moltiplicarono i giovani italiani che preferivano finire in prigione piuttosto che in caserma. Era un movimento di cristiani, radicali e anarchici. Sia il Pci che i gruppetti dell'extrasinistra erano invece favorevoli all'esercito di popolo (o, a seconda dei casi, "rivoluzionario") e snobbavano la lotta per l'obiezione. Alla fine la legge fu ottenuta nel '72 dopo un digiuno di Marco Pannella e l'intervento dell'allora presidente della Camera Sandro Pertini.

Il Movimento nonviolento, sezione italiana della War resisters' assieme alla Loc (Lega obiettori di coscienza), è ancora attivo in Italia. E' guidato dal consigliere regionale verde del Veneto Massimo Valpiana.

E noi non paghiamo

La nuova forma di obiezione di coscienza è contro le spese militari. Sono circa 5mila ogni anno gli "obiettori fiscali" in Italia, che detraggono dalla propria dichiarazione Irpef il 5% destinato alle spese per le forze armate dal bilancio statale. Hanno raggiunto un picco di oltre diecimila nel '91, quando molti volevano protestare contro la guerra del Golfo.

Ci sono obiettori fiscali in tutto il mondo, ma i gruppi più attivi sono proprio quelli italiani e gli spagnoli. Nel nostro Paese la campagna è coordinata da un centro di Brescia, e promossa da Associazione per la pace, Movimento nonviolento, Loc, Mir, Pax Christi e altre associazioni. Gli obiettori fiscali tengono a distinguersi dagli evasori: versano fino all'ultima lira i fondi trattenuti su un fondo comune, che poi offrono ogni anno al capo dello Stato. Ma finora nessun presidente li ha accettati.

[hanno collaborato Angelo Allegri e Andrea Nativi]

 
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