Oggi ho intervistato abbastanza a lungo per Radio Radicale Enid Harlow, una mia cara amica da anni. Enid è impegnata nelle campagne per l'abolizione della pena di morte negli Usa, e ora in particolare in quella per evitare che la pena di morte venga reintrodotta nello stato Usa di New York.
E' noto come lì stiano le cose. Mario Cuomo non è più governatore, e il suo successore è uno strenuo sostenitore dela pena di morte. Anzi, Patacki ha proprio sulla sua volontà di far sì che lo stato di New York riabbia la pena di morte ha basato la campagna elettorale che lo ha visto prevalere sull'uscente Cuomo.
La situazione è tale per cui il governatore ha presentato, non entro gennaio, come si era impegnato a fare, ma venerdì scorso, un Bill che prevede tra l'altro la reintroduzione della sanzione capitale. Il Bill è stato per ora presentato solo al Senate, e Enid non conosceva ancora il merito della proposta, nelle sue articolazioni. Ma faceva balenare uno spiraglio, quello per cui, essendo il Bill ampio, relativo a varie misure di vario genere, potrebbe metterci un po' per giungere al consenso necessario alla sua approvazione e messa in discussione. Il NYTimes, d'altra parte, ha proprio venerdì preso ancora una volta posizione, che è radicalmente contraria alla pena di morte, con un editoriale firmato dall'Attorney Generale dello Stato.
Enid ricordava poi, e lo ricordavamo insieme, che noialtri radicali fummo determinanti quando, nel 1989, l'ultima volta in cui il parlamento dello stato si occupò della cosa, a far sì che non si raggiungesse, sia pure di pochissimo, la maggioranza dei due terzi necessaria per override il veto del Governatore, che in quello Stato viene posto da 18 anni, a bloccare una volontà del Parlamento.
Noi facemmo arrivare allora, grazie alla collaborazione diella stessa Enid e di AI, e della NY State Defenders' Association, e di altre organizzazioni, parecchie migliaia di cartoline prestampate, dall'Italia ma già allora non solo dall'Italia, ai singoli parlamentari dello stato, chiedendo loro di non consentire la reintroduzione della sanzione, IN NOME DI UNA CONSIDERAZIONE: LA PENA DI MORTE E' UNA CONTRADDIZIONE TROPPO PATENTE RISPETTO ALL'ESSERE GLI USA UNA DEMOCRAZIA POLITICA di altissimo livello e prestigio.
Molti dei nosti amici di lì ci riconoscono un ruolo importante, ricoperto nel 1989, in quella occasione. Certo, ora le cose sono diverse assai: allora si trattava di evitare che vi fosse una maggioranza dei due terzi, che quella del 50 per cento c'era ampiamente. Ora le cose sono assai diverse.
Ma Enid ha espresso oggi alla Radio una considerazione che mi semra importante, o almeno da non trascurare: almeno alcuni dei parlamentari di allora hanno a cuor leggero abbracciato la causa della reintroduzione anche perché era chiaro e noto che Cuomo avrebbe opposto il veto.
In ogni modo, lì in quello stato della grande democrazia federale americana è prossimo uno scontro politico sulla questione della pena di morte. Uno scontro parlamentare, su cui dobbiamo rivolgere i riflettori che possiamo raccogliere dove possiamo. Lì ci sarà uno scontro parlamentare. E lì sarà una occasione per non soltanto rinnovellare il nostro passato specifico, ma in cui enfatizare l'argomento che sulla bse della mia esperienza sugli Usa è l'unico che può darci forza e aprirci spazi, distinguendoci non polemicamente dalle organizzazioni burocratiche e moscie che lì operano.
L'argomento è l'incompatibilità della democrazia politica con la pena di morte. Non già, o non solo, il diritto umano, che lì e ovunque si scontra realmente, davvero, con il diritto umano a non essere ucciso dai criminali o dai pazzi di strada.
Io credo che noi s'abbia da aprire una campagna di lettere, fax, cartoline, lì. ai singoli parlamentari, e su questo coalizzando le altre organizzazioni. AI sta già su questo operando, con i toni ch epossiamo immaginare e che conosciamo.
Marino mi pare che sta già da tempo su questo riflettendo in maniera molto concreta.
E io credo che la marcia di Pasqua stessa possa essere in parte cospicua indirizzata a rivolgersi alle coscienze dei parlamentari dello stato di NY.
Lì, nella grande democrazia, ci sarà dibattito su questo. Nessuno ha mai rotto il cazzo agli americani dicendo loro che la pena di morte è incompatibile non con i valori di rispetto dei diritti umani, ma con il meccanismo della democrazia, e che devono abolirla proprio perché è lì massima e massimamente espressa la democrazia, e che la pena di morte lì è in contraddizione proprio con questo.
Apriamo la campagna lì, su questo, e inondandoli di lettere e fax. Dai paesi ex socialisti..
Dai parlamenti, con mozioni parlamentari.
Per amore dell'America. Per amore dell'America.
Forse, proprio il testo di quella cartolina di 6 anni fa è quello che ci vuole.
Non so quanti dei parlamentari di allora siano ancora lì, ad Albany. Ne conoscemmo molti, all'inizio dell'89. E molti ci applaudirono quando, in una Assembly i cui severi scranni ospitavano Assemblyperson in maniche di camicia in mezzo a cataste di cartocci da fast-food. Molti ci applaudirono qudno in delegazione andammo lì e fummo addirittura ammessi in Aula, e presentati ai deputati dallo Speaker. Roba da Americani, lì dove non ci sono metal detector nelle state house...
Ma ci sarà la pena di morte.
Perderemo, 'stavolta. 6 anni fa vincemmo perché per vincere ci bastava il 33,4 per cento. Oggi perderemmo. E perderemo. Ma dobbiamo fare questa campagna. Il Partito deve farla, sul terreno, sul terreno di un Parlamento reale, concreto, che sta per decidere sì alla pena di morte dove non c'è stata per lustri e lustri.
Io mi ci impegno.
What about you?