Nell'attesa che Giulio Manfredi vinca la sua "agorafobia" e si decida ad abbonarsi ad agorà, vi trasmetto questa sue note:
<A Torino i più acerrimi oppositori della nostra iniziativa sono gli alfieri delle privatizzazioni, i più convinti liberisti. Tale fatto mi è utile per sottolineare un aspetto che la mobilitazione su Rushdie (giusta di per se stessa, ça va sans dire) contiene in sè e che deve essere espresso e sviluppato nel migliore dei modi: dare un senso e un significato alla parola "liberale".Tale vocabolo rischia di fare la triste fine di un altro, altrettanto bello: "pace". Ormai , il pronunciare tale termine porta a tutto il discorso un apporto di ambiguità e confusione perché tutti vogliono "la pace" come tutti sono "liberali"; la realtà è un'altra cosa...
Da qui anche l'importanza di ribadire che il Movimento dei Club Pannella è "liberale, liberista e libertario" in ugual misura, perché intende superare con la prassi quel dissidio teorico (evocato da Pannella nella sua replica a Bertinotti) che contrappose Benedetto Croce a Luigi Einaudi, il dissidio fra "liberalismo" e "liberismo".
Da qui l'importanza di smascherare i "liberali" dai sedicenti tali. Passando alla prassi: nel 1993 fu presentata da Marco Taradash alla Camera e da Cesare Salvi al Senato una mozione che richiedeva al governo italiano di invitare ufficialmente Rushdie nel nostro Paese; non è accaduto. L'intergruppo liberale e federalista è disponibile a ripresentare tale mozione? Sarebbe interessante anche per mettere alla prova il governo "tecnico" di Dini sul fronte dei diritti umani....Silvio Berlusconi (notoriamente amico dei fascisti e schiavo degli interessi speculativi) ebbe il coraggio di ricevere il Dalai Lama in un periodo in cui non passava giorno che il "Sole 24ore" non pubblicasse notizia di nuove joint-ventures tre imprese italiane e cinesi; lo stesso Dalai Lama rimase esterefatto ...Dini saprà avere lo stesso coraggio rispetto all'Iran ? Mettiamolo alla prova...
Anche il mondo della cultura va incalzato e non abbandonato al suo comodo isolamento.
Il giorno dopo la "fatwa" di Khomeini i maggiori intellettuali inglesi presero posizione in modo fermo e preciso ed hanno continuato a farlo nel corso di questi sei anni.
Nel 1992 cento intellettuali arabi hanno dato alle stampe un'opera collettiva, "Pour Rushdie", in cui, pur con diversi accenti, esprimevano una condanna univoca della sentenza di morte; l'attentato a Mafhuz e le persecuzioni a cui sono soggetti molti di loro nei rispettivi paesi prova che tale presa di posizione non fu affatto facile e comoda...
In Italia, al di là di alcune prese di posizione individuali, non vi è stata alcuna mobilitazione significativa. Domanda: perché non pensare anche da noi ad un libro "Per Rushdie", fatto da brevi interventi di cento nostri intellettuali? Perché non lanciare quest'iniziativa in occasione della Marcia di Pasqua, inserendola nell'ambito della lotta per l'abolizione della pena di morte? Il Movimento dei Club Pannella e il Partito Radicale, operando in sinergia (come prevede, d'altronde, la mozione approvata a Roma) possono farsi carico, tra l'altro, anche di questo?
In conclusione: occorre considerare l'iniziativa su Rushdie non una provocazione estemporanea ma coglierne tutti gli elementi di "riforma", di cambiamento, di incardinamento d'iniziativa liberale, ma davvero....>>
GIULIO MANFREDI
Torino, 21/2/95