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Conferenza Partito radicale
Meloni Riccarda - 6 marzo 1995
L'ESPRESSO 10 marzo 1995

IL ROMANZO

('Passaggio in ombra' di Mariateresa Di Lascia)

IL CAMMINO VERSO IL NULLA

di Angelo Guglielmi

Le prime quattro o cinque pagine del romanzo ci propongono una straordinaria figura di donna: a poco più di quarant'anni, senza aspettare l'età, ha già deciso di essere vecchia. Ha percorso tutta intera la strada della dissoluzione e compiuto i passi, tutti, del suo degrado. "Adesso che (...) ho smesso con anticipo inspiegabile anche di avere il sangue, il mio aspetto dimesso e le rughe che tardano a venire mi difendono ancora più degli sciatti vestiti che mi coprono il corpo. Travestita così, senza età e senza sesso, finalmente me ne rido del mondo". E ride, ma non sa ridere, dal divano, dove "incautamente mi lascio cadere, e da esso si alza un nugolo di polvere grigia dalla consistenza quasi solida, che si posa lentamente su di me: stasera avrò una crisi di asma".

Raggiunto fin dalle prime pagine da questa figura di donna quasi beckettiana, che ha vinto rifiutandosi, il lettore che cosa si aspetta dal seguito del racconto? Ovviamente non si aspetta nulla perché al nulla quella donna si è votata: altrimenti detto si aspetta di entrare in confidenza con quel nulla e strappargli qualche lembo dell'impossibile segreto. E invece... invece il romanzo va in tutt'altra strada. Chiara (questo è il nome della donna) dalla "dormeuse" dove è sprofondata rievoca le vicende della sua vita fin qui: la sua nascita da una ragazza-madre; il riconoscimento da parte del padre a cinque anni; l'appartenenza a una famiglia meridionale fiera e piena di pregiudizi; l'amore sfrenato di cui è oggetto da parte della madre e della zia; l'ambiente chiuso e conformista del piccolo paese della Puglia dove vive, in cui è già comportamento riprovevole la libera manifestazione del pensiero (figuriamoci dei sentimenti); l'arresto del padre per un reato non commesso; le visite al carcere; la morte per ti

fo della madre di cui irragionevolmente attribuisce la responsabilità al padre; la solitudine; la scuola; lo studio e infine, a quindici anni, l'amore per un cugino, proibito perché è un cugino, un bastardo, non è andato a scuola, è un operaio.

Il romanzo si conclude con Chiara che fugge di casa per raggiungere il suo amore contrastato che, tuttavia, più indifeso di fronte all'ipocrisia della società, è già lontano. Questo il racconto: certo intenso e condotto con bravura. Ma di suono così diverso rispetto alle promesse delle prime pagine dove il nulla in cui Chiara si era ritirata aveva caratteri così dissoluti da non trovare una sufficiente motivazione (e credibilità) nelle vicissitudini di una vita infelice o nel dolore per un amore mancato.

 
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