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Conferenza Partito radicale
Depetro Alessandro - 7 marzo 1995
MEA CULPA RUSSO

IMPRESSIONANTI STATISTICHE PRESENTATE DAL CONSIGLIO DI

SICUREZZA

"Persa la battaglia contro il crimine"

MOSCA - Un fallimento. Questa, in sintesi, è la definizione

che il Consiglio di sicurezza ha dato della lotta alla

criminalità nella Russia postcomunista. La riunione,

convocata sull'onda emotiva che ha scosso tutto il paese per

l'uccisione del popolare giornalista e conduttore televisivo

Vladislav Listiev, si è conclusa con una dura requisitoria

contro le forze dell'ordine, la magistratura e il

controspionaggio, accusati di aver condotto in modo

disordinato e con scarsi risultati la battaglia contro la

dilagante mafia russa.

Ad avallare l'analisi del Consiglio di sicurezza è giunta in

serata la franca dichiarazione del viceprocuratore di Mosca

Iuri Sinelnikov: "Non abbiamo speranze concrete di catturare

gli assassini di Listiev - ha detto all'agenzia Interfax -

sono dei sicari professionisti, contro i quali la polizia è

inmpotente".

Il 'mea culpa' delle auorità russe era stato iniziato

giovedì scorso dallo steso presidente Boris Eltsin, che

aveva ammesso le sue responsabilità nell'"avere adottato

misure insufficienti nella lotta al banditismo, alla

corruzione e alla criminalità". Ieri, come promesso, sono

cadut le prime due teste: il procuratore di Mosca Ghennadi

Ponomariov e il capo della polizia moscovita Vladimir

Pankratov sono stati silurati.

La misura ha sollevato polemiche fra quanti hanno giudicato

ingiusto e di facciata il provvedimento e quanti, come i

riformisti di Iegor Gaidar, hanno suggerito di cominciare le

epurazioni dall'alto, dal ministro dell'interno Viktor Ierin

e del capo del controspionaggio Serghiei Stepashin. Lo

stesso vice di Ponomariov, Serghiei Gerasimov, nominato ieri

procuratore ad interim, si è detto "per nulla eccitato" del

nuovo incarico.

Pomomariov ha ricevuto anche la solidarietà dei suoi

collaboratori, che in una lettera inviata a Eltsin hanno

sottolineato come la sua rimozione faccia il gioco delle

forze che destabilizzano l'ordine. "Non siamo per il

ripristino dell'ordine con mano dura, con un regime di

terrore" hanno scritto.

L'assassinio di Listiev ha scoperchiato una realtà peraltro

nota ai russi, costretti quotidianamente a confrontarsi con

le circa 5.700 strutture criminali che operano nel paese. Di

queste, almeno 3.500 sono definite mafiose, e controllano il

35 per cento delle banche commerciali, una percentuale

ancora maggiore di imprese private e non meno di 2.000

aziende di Stato. Oltre il 70 per cento dell'economia è in

mano alla criminalità, secondo fonti concordanti, e in

pratica tutti gli imprenditori sono costretti a fare i conti

con essa.

In tale contesto, le contaminazioni fra mafia e politica

sono inevitabili: ne ha parlato anche la Cia, i servizi

segreti Usa. In un rapporto elaborato prima dell'omicidio

Listiev, la Cia ha indicato legami "fra un gran numero di

alti responsabili e le principali organizzazioni criminali".

Fra i nomi eccellenti citati nel rapporto, ci sono quelli

del sindaco di Mosca Iuri Lushkov e del viceministro della

difesa Boris Gromov.

(Il Piccolo - 7.3.95)

 
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