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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Antonella - 17 aprile 1995
Quelle che seguono sono la lettera che ci ha scritto nei giorni scorsi Emilio Francini Naldi e la sua "LETTERA AD ANDREA".

Firenze 25/03/95

Mi chiamo Emilio Francini Naldi, sono tesserato 349, ma non seguo più attivamente le iniziative del Partito.

Sono un "reduce" dei referendum dell'80, un raccoglitore di firme che con l'andare degli anni, lentamente ma inesorabilmente, è passato dalla parte di quelli che appoggiano ma non lavorano.....

Conoscevo Andrea Tamburi perchè quando entrò nel partito io c'ero ancora, e passammo un paio d'anni insieme.

Qualche giorno fa, ripensando a lui. ho scritto le due pagine che seguono.

Le sento molto come atto d'amore e d'affetto verso di lui che non c'è più.

Vi dico molto francamente che mi piacerebbe vederla pubblicata, se avanza qualche spazio su uno dei giornali, e se voi pensate che ne valga la pena.

Altrimenti gettatele senza pietà; spesso si è portati a credere che le nostre azioni e i nostri lavori siano più validi di quello che sono in realtà. E questo di certo capita anche a me.

Vi ringrazio e vi saluto con affetto

Emilio Francini Naldi

LETTERA AD ANDREA

Cos'hai provato, Andrea, quella notte a Mosca quando i primi colpi di spranga si sono abbattuti su di te, quando sei caduto e quelli hanno continuato a colpirti, quando hai sentito in bocca il sapore del sangue e della terra, di una terra così lontana e diversa dalla tua?

Ed in quei giorni, in quei tre giorni che tutti ti cercavano ed eri scomparso, perduto in un letto d'ospedale abbandonato, senza che nessuno ti curasse mentre cominciavi a capire che forse era davvero la fine: a che pensavi, chi pensavi?

Vorrei tanto che tu potessi dirmelo, Andrea, e immagino il tuo viso sorridente e tu seduto con noi alla pizzeria, che ci spieghi con le parole semplici e precise che eri solito usare cosa vuol dire morire ammazzzato.

Io me la ricordo la prima volta che ci siamo visti: era un'estate, forse l'ottantuno o l'ottantadue, e tu stavi a raccogliere firme ed a megafonare ad un tavolo del partito radicale, avevi i pantaloncini corti perchè era caldo, e se è caldo è giusto stare meno vestiti.

E' questo che ti ha distinto subito: la logica e la semplicità di pensiero, la praticità e la schiettezza, perchè se c'è qualcosa da fare la si fa, subito e per la via più diritta.

Io non credo di essere stato molto più vecchio di te, ma già dai primi giorni ti ho pensato come l'amico confidente, il padre a cui chiedere un consiglio, la spalla a cui appoggiarsi se ce n'era bisogno o desiderio.

Andammo in vacanza insieme quell'estate, ti ricordi?

La Sardegna col suo caldo ed il suo mare e noi lì a parlare e mangiare e tu che ti sbagliavi e chidevi pane cannonau e vino carasau, noi che ci si sganasciava dalle risate e nostra figlia, allora bambina, che ti chiamava zio e giocava seduta sulle tue gambe, e poi il ritorno e tu che dicesti non ho più voglia di fare cose in cui non credo, mollo tutto e me ne vado a vivere secondo ciò che mi detta il cuore, a fare quello che mi sembra giusto insieme a gente come me e come voi, senza perdere il tempo in un lavoro e in una vita in cui non credo più.

E lo facesti davvero: svendesti la ditta e la casa, salutasti tua madrea e tuo fratello e noi amici e partisti per Roma dopo aver fatto terra bruciata alle tue spalle, dopo esserti tolto quasi ogni possibilità di ritorno, perchè era quello che dovevi fare.

Io non venni alla stazione a salutarti, perchè forse non ci fu nessun saluto alla stazione e nessuna cerimonia; te ne andasti un giorno in silenzio e senza voltarti indietro, ma io non ti dimenticai.

Mi raccontava di te chi ti aveva visto a Roma, ed ogni tanto apparivi in televisione o ti sentivo per radio; sapevi parlare al telefono in inglese, mi dicevano, tu che ti vantavi di aver fatto appena la seconda "avviamento", e questa è una cosa che ti ho sempre invidiato.

E soprattutto mi dicevano che eri un punto di riferimento là come lo eri stato tra noi, e che eri quel punto di riferimento di cui c'era sempre stato bisogno, e che nei momenti di sfiducia e di stanchezza c'eri sempre tu, che ricordavi agli altri quanto fosse importante essere lì insieme, e combattere, e non darsi mai per vinti.

E poi la Russia, la tua partenza, la tua responsabilità per organizzare là un partito, tu da solo contro quell'immenso colosso, tu che dovevi riunire, fondare, aggregare e quindi parlare, cercare, propagandare.

Però ce l'avevi fatta, e noi si diceva ma pensa Andrea, ma chi l'avrebbe detto etc. etc.

Ed una sera alla radio la notizia, e noi che ci siamo gurdati e non ci credevamo, non può essere, ed abbiamo alla fine telefonato a Roma e ci hanno detto si, Andrea l'hanno ammazzzato a Mosca e non si sa chi e perchè, nè come: quello che si è saputo è che sei rimasto tre giorni ricoverato in un ospedale, dopo il pestaggio, ma nessuno ha detto a chi ti cercava che tu eri lì, e alla fine non ce l'hai fatta, da solo.

Avevi una ragazza che ci ha raccontato quanto tu fossi abituato a dire e a cercare la verità e a pretendere la giustizia per te e per chi ti stava vicino, e che ci ha detto anche che in Russia è ancora troppo presto, che non c'è posto, oggi, per persone come te.

Però sei morto come dovevi, Andrea, forse come avresti voluto se tu avessi potuto scegliere, sei morto mentre facevi quello in cui credevi, sei morto perchè non sono riusciti a piegare la tua nonviolenza e la tua fortissima dolcezza: hanno dovuto spezzarti ma sei tu a vincere, anche loro lo sanno.

Ed io spero che negli ultimi momenti tu pensassi a questo, spero che tu non abbia rimpianto nulla, spero che abbia veramente capito l'importanza di ciò che stavi facendo, di ciò per cui stavi morendo.

Non c'ero al tuo funerale e non so nemmeno dove tu sia seppellito, perchè so che non verrò mai coi fiori sulla tua tomba: però ti penso spesso, e porto dentro una parte di te, questo ricordati con tanto affetto e tanta nostagia, e credo che il ricordo che si lascia negli altri quando non ci siamo più sia in fondo l'unica cosa che realmente ci sopravvive: credo che sia questo quello che alcuni chiamano anima.

E la tua è veramente grande.

 
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