MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI DA PARTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA E DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
La Camera dei Deputati,
CONSIDERATO CHE
- in alcuni paesi e situazioni, la pena di morte viene comminata in assenza di garanzie giuridiche e processuali, specialmente in caso di colpi di Stato e di guerre civili;
- in tali situazioni, l'applicazione della pena di morte è la fulminea e più probabile conseguenza del processo, in quanto pena esemplare ed immediata, e che spesso essa assume connotati di vero e proprio sterminio, poiché condanne a morte vengono eseguite nei confronti di individui rei di appartenere ad un medesimo gruppo, partito o fazione;
- numerosi paesi, anche a ordinamento democratico, applicano la pena di morte in circostanze escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani (minore età o malattie mentali);
- è in corso una campagna internazionale denominata "Nessuno tocchi Caino", condotta da cittadini e da parlamentari per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000, a cui hanno aderito Premi Nobel, personalità della scienza, della cultura, numerose città, province e regioni italiane, e rappresentanti di tutte le religioni e di parlamenti di diversi paesi;
- dopo l'azione dell'anno scorso conclusa con la decisione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di respingere con 36 voti a favore, 44 contrari e ben 74 astensioni una proposta italiana di moratoria delle esecuzioni capitali, sono in preparazione quest'anno iniziative in più parlamenti e una più vasta mobilitazione internazionale riferite a una nuova scadenza alle Nazioni Unite sugli stessi obiettivi;
IMPEGNA IL GOVERNO
- a fare propria la Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo 1992, laddove afferma che nessuno Stato, e a maggior ragione nessuno Stato democratico, può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo nel proprio ordinamento la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi;
- ad attivare la procedura di contenzioso internazionale, ex art. 41 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, nei confronti degli Stati contraenti che applicano la pena di morte in violazione dei limiti previsti dall'articolo 6 del Patto (estrema gravità del crimine commmesso, inapplicabilità nei confronti dei minori di diciotto anni, dei minorati mentali e delle donne in stato di gravidanza);
- a formulare sistematicamente obiezioni alle riserve che gli Stati, nel ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici, oppongono alle limitazioni nell'uso della pena di morte previste dal Patto stesso;
- a sostenere presso la 50ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la proposta di una conferenza istitutiva del Tribunale internazionale permanente sui crimini contro l'umanità, il cui statuto approvato dall'International Law Commission esclude in ogni caso il ricorso alla pena di morte;
- ad adoperarsi affinché il Consiglio di Sicurezza imponga la moratoria delle esecuzioni da applicare a tutte le situazioni create da "colpi di Stato" o da guerre civili - che costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale -, e di ricorrere, in caso di violazioni degli Stati, a tutte le sanzioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite;
- a chiedere, entro il 20 agosto, la messa all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1995, di un punto riguardante la pena di morte, adoperandosi affinchè questa richiesta sia avanzata contemporaneamente anche da altri paesi;
- a sostenere nella prossima Assemblea Generale la proposta di moratoria universale delle esecuzioni capitali come passo immediato e necessario al fine di assicurare entro il 2000 l'affermarsi in tutto il mondo del diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria.