Non condivido affatto il paragone, avanzato da Massimo Lensi, fra la Turchia ed Israele. Se in passato, come Partito Radicale, abbiamo sostenuto che "i confini dell'Europa passano da Israele" è perché effettivamente Israele era e rimane l'unica democrazia dell'area; con governi la cui politica a volte non condividiamo, ma che sono lontani dall'essere autori di atti di genocidio. L'inserimento della Turchia nella Unione Europea prima della fine completa della politica di negazione dell'identità e dell'esistenza dei curdi - cosa molto più seria di vaghi "passi" per un miglioramento della situazione delle minoranze - significherebbe negare in radice i presupposti stessi dell'Unione Europea; a quel punto, non si dovrebbe rifiutare l'adesione a nessuno Stato, indipendentemente dal fatto che sia retto da un Saddam Hussein (che ha sterminato migliaia di curdi con il gas) o da un governo nazionalista ispirato ai princìpi di Ataturk (secondo i quali fu quasi estinto il popolo armeno negli anni Dieci di questo secolo, ed altrettanti curdi vengono eliminati con armi convenzionali).
Altra cosa è Istambul, altra il Kurdistan. E se quasi tutti - partiti, giornali, governi - lo dimenticano, ciò non è affatto una buona ragione perché a dimenticarlo debba associarsi anche il Partito Radicale. La generale corrente del mondo va senza dubbio nella direzione delle "facilitazioni" per i regimi al potere, con qualsiasi mezzo conducano la loro politica; e poco contano i Tibet come i Kurdistan.
Non trascuriamo che Israele è stato per oltre quarant'anni prima di tutto vittima: esattamente come il Kurdistan, e non come la Turchia.