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Conferenza Partito radicale
Cucco Enzo - 3 luglio 1995
Omosbadati ed eteroconfusi. E noi?

Un paio di considerazioni sparse sull'orgoglio omosessuale di quest'anno, sulle polemiche sul matrimonio tra omosessuali e sul Movimento dei Club Pannella. Ma forse meglio partire un poco da lontano, perch non paia - a coloro che hanno vissuto la nostra storia recente e a coloro che la storia non la conoscono - che il nostro passato sia, appunto, passato invano.

Non vi annoier con la genesi (dove si colloca l'inizio del movimento di liberazione omosessuale noto, un po' meno il suo sviluppo ......) ma solo con l'inizio della discussione in Italia della questione del matrimonio tra omosessuali: tutto cominciato in uno sparuto Congresso nazionale del Fuori! che si tenne a Torino nell'aprile del 1978 dal titolo significativo: "La politica dei diritti civili". Titolo che oggi fa sorridere i pi·, ma che allora fu una vera rivoluzione per il movimento omosessuale: il Fuori! perdeva deliberatamente il carattere rivoluzionario (nel senso pi· lato del termine) dei suoi inizi, anche grazie alla federazione con il PR (che risale al 1974) ed alla fuoriuscita di tutti coloro che poi diedero vita ai gruppi omosessuali nella sinistra italiana, prima extraparlamentare e poi istituzionale. E acquistava, anzi si attrezzava per conquistarla, una veste pi· simile ai grandi gruppi gay europei, soprattutto anglosassoni, nei quali il centro dell'agire politico era le iniziative per ga

rantire alle persone omosessuali pari dignitß e pari opportunitß, umane, civili e giuridiche.

Quel Congresso fu fortemente contestato dagli allora omosessuali rivoluzionari, che attaccarono il Fuori! come il prodotto commerciale e riformista di un capitalismo che imparava a digerire anche le esperienze rivoluzionarie come quelle omosessuali, e gi· a contestare gli incontri con i Sindaci delle cittß italiane (Novelli e Argan, per primi e per la prima volta al mondo, a parlare di diritti degli omosessuali....), i diritti civili, le discoteche. Da parte di persone che nella loro maggioranza, oggi sono tra i pi· attivi sostenitori dell'ArciGay.....

Nell'autunno del 1980 si svolse, di nuovo a Torino, uno dei Congressi nazionali del nuovo corso, pi· importanti e fecondi di conseguenze: il tema al centro del Congresso era "Matrimonio omosessuale" e rappresentava il passaggio obbligato e pi· importante all'interno della riflessione che, avviata nel 1978 aveva cambiato il volto del movimento omosessuale. Al Congresso partecip Marco Pannella, nuovamente attento a quanto accadeva al Fuori! anche per la maretta tra noi e il PR che in quegli anni era pi· che evidente. Dopo la batosta elettorale del 1979 il PCI stava tentando di recuperare la sinistra libertaria e "nuovista" che cosø massicciamente aveva votato radicale proprio in quella tornata. Ed uno degli strappi pi· importanti fu proprio sull'omosessualitß. Ricordo ancora i risentiti commenti di Angiolo Bandinelli (allora o presidente del CF o in segreteria nazionale) che accusava il Fuori! di svendersi al PCI..... Questa paura si accompagnava alle grandi polemiche interne al PR che allora vedevano molti d

i noi del Fuori! fortemente critici con le scelte di quel periodo: rapporti tra partiti regionali e nazionale, la centralizzazione di Radio Radicale, tutte le polemiche che portarono al Congresso di Genova e all'elezione di Rippa, il duetto Pezzana-Vattimo che a Torino conquist il partito regionale, iniziando una velenosa polemica con Adelaide Aglietta che finø addirittura in tribunale, e via enumerando, con il solito contorno di Congressi al cardiopalma e scomuniche via etere e carta stampata. In questo clima Pannella venne a Torino e partecip al Congresso nei suoi momenti centrali, proprio quando era in discussione la questione del matrimonio. Le sue posizioni, contrarie alla proposta in se, cercavano di richiamare il movimento alle posizioni libertarie degli anni degli inizi, e la difesa dei presenti pi· che consapevole della svolta che si stava consumando, era risentita dall'"ennesima ingerenza del partito nella vita dei movimenti federati". Pannella voleva evitare la scissione, noi volevamo renderci i

ndipendenti, e tutti insieme non ci rendemmo conto che quello era l'avvio della questione centrale della lotta di liberazione omosessuale in tutto il mondo. Perch il matrimonio tra omosessuali , oggi, la questione omosessuale per eccellenza.

Solo per la cronaca: il Fuori! non riuscø nel suo progetto di trasformarsi in un grande movimento nazionale per i diritti civili e decise di sciogliersi nel 1982, vivendo negli anni che seguirono ancora da protagonista numerose iniziative. Pannella riuscø a non far consumare la scissione con il PR (che nessuno, peraltro, davvero voleva) ed il Congresso finø con una mozione che ribadiva la necessitß di avviare iniziative concrete per il riconoscimento delle convivenze. Stampammo anche una Carta dei diritti delle persone omosessuali, che si trova allegata a un numero della rivista "Fuori!" di quegli anni.

Come si vede, niente di nuovo sotto il sole: di matrimonio e convivenza si giß parlato, e molto, nel movimento omosessuale. Ma perch oggi la questione centrale? Perch a mio avviso l'attuale movimento omosessuale italiano (ArciGay soprattutto, e la nuova federazione autonoma che si chiama Azione Omosessuale) ha condotto il dibattito su un gigantesco equivoco che finisce col far perdere di vista la reale posta in gioco, in cambio di qualche, magari utile ma non determinante, polemica giornalistica?

Ritorniamo un'altra volta alla nostra storia, per ricordare che anche all'interno del nostro partito (l'allora Partito radicale, ma credo soprattutto all'interno del gruppo parlamentare e tra parlamentari europei) questo tema fu affrontato. Ricordo di averne parlato molte volte con Adelaide (vedete: si bisticciava e poi si lavorava insieme) per cercare una iniziativa concreta che desse sbocco alla volontß, allora solo dichiarata, di avviare iniziative concrete sul tema. Ed Adelaide, riportandomi discussioni avvenute nel gruppo parlamentare di allora, oltre al suo parere personale, mi disse che il riconoscimento delle convivenze era, con il diritto familiare nuovo, un affare non del tutto condivisibile. Ora che i matrimoni erano tornati ad essere prima di tutto accordi tra due persone, regolati dal codice civile, e che attraverso la distinzione tra rito religioso e rito civile si era riguadagnato un margine (non sufficiente, ma considerevole) alla laicitß dell'intervento dello Stato tra gli affari privati dei

cittadini, non si capiva perch , ed in quale modo, si poteva collocare questo nuovo istituto nella legislazione italiana. In altre parole, prescindendo dal rito e dal significato religioso, il matrimonio oggi un accordo pubblico tra due persone, che con formula simile al giuramento, assumono impegni e diritti nei confronti del partner. Impegni e diritti che si sciolgono, variamente e con mille sfumature, se tra i partner interviene una separazione o un divorzio. Una coppia che, oggi, negli anni '90, deliberatamente sceglie di non sposarsi, lo fa perch rifiuta quella formalitß, quell'impegno pubblico e sottoscritto, perch laicamente e responsabilmente rifiuta le garanzie che la legge prevede per le coppie che si uniscono in matrimonio. A cosa servirebbe, quindi, il riconoscimento legale delle unioni civili? A chi giova un "rito abbreviato"? A riconoscere una parte di quei diritti e di quei doveri previsti dal matrimonio civile? Una specie di edizione ridotta, insomma, che garantirebbe, mi pare di capire

, soprattutto nell'ambito del diritto testamentario e del diritto del partner che si separa, alcuni diritti al soggetto considerato debole.

Da questo punto di vista il riconoscimento delle convivenze si collocherebbe, quindi, al primo gradino della scala dei rapporti possibili tra persone non giß imparentate, tra le quali esiste un vincolo affettivo. Tanto per fare un esempio, che spero non sia blasfemo, il matrimonio sta allo stato sacerdotale come la convivenza sta allo stato diaconale. Meno formalitß, meno diritti e meno doveri.

Se questa l'esigenza della societß moderna, allora legittima la richiesta di riconoscimento della convivenza. Quando questa discussione fu avviata nel PR, da laici inveterati quali siamo, la nostra conclusione era che nei rapporti tra cittadino e stato meno vincoli esistevano meglio si stava. Ed esistendo il matrimonio civile ed il divorzio, le coppie che sceglievano di vivere insieme e godere dei privilegi derivanti dal matrimonio (di questo si tratta, in effetti) potevano benissimo sposarsi.

Qui si inserisce la questione omosessuale: nel quadro normativo attuale i vincoli affettivi tra persone dello stesso sesso non possono ottenere alcun riconoscimento, e quindi non possono godere di nessuna delle agevolazioni che esistono per le unioni tra persone di sesso diverso. Tutti i piccoli ritagli di nuovi diritti che la legge anagrafica vigente ha inserito nel nostro ordinamento - effettivamente, anagraficamente parlando, oggi giß possibile ottenere un certificato di convivenza se si vive insieme ad un partner dello stesso sesso, e come conseguenza avere gli assegni familiari ed accedere all'assegnazione di case popolari. Tutto ci senza che il movimento omosessuale abbia mosso nemmeno un dito, anzi nemmeno se ne accorse quando la legge fu approvata - non possono essere spacciabili come "riconoscimento delle convivenze tra omosessuali" (come alcune estemporanee iniziative di sindaci che istituiscono i registri separati per le convivenze sembrano voler affermare...) per il semplice motivo che queste

norme semplicemente specificano sul piano anagrafico quanto prima ho cercato di illustrare sul piano dei rapporti personali. Anagraficamente era necessario individuare una formula per definire le unioni non matrimoniali (anche quelle tra nonno e nipote, tra zio e cugina, tra amici ed amiche) che consentisse l'individuazione di nuclei anagrafici diversi da quelli matrimoniali. Tutto qui.

Ma la questione omosessuale ben altra: i leader dell'ArciGay (gli omosbadati del titolo) continuano a strombazzare ai quattro venti che loro di matrimonio non ne vogliono nemmeno sentir parlare, e nemmeno di adozione di bambini (non parliamo dell'inseminazione artificiale in coppie dello stesso sesso...). Che il matrimonio tradizionale in crisi e che gli omosessuali vogliono il riconoscimento di un modo di vivere proprio ed alternativo, che troverebbe traduzione concreta nelle unioni di fatto e nel loro riconoscimento come unioni civili.

Certo ci sarebbe molto da dire su questa presunta "alternativa" del rapporto omosessuale, cosø mitica e idealizzata che rischia persino di essere patetica. Forse a livello soggettivo si possono sperimentare (e ce ne sono mille esempi) rapporti alternativi, ma non sono certo patrimonio esclusivo o distintivo degli omosessuali, bensø di tutti quelli che hanno intenzione di costruire un rapporto diverso da quello tradizionale (a proposito, ma voi conoscete un rapporto tradizionale uguale per tutti gli etero....mah?!?). Ma a livello generale chi quel folle che ritiene di poter provare che i rapporti tra omosessuali, per il solo fatto di essere tali, sono diversi o alternativi da quelli tra eterosessuali? Dove sono le evidenze sociali, scientifiche, culturali alla base di tale ragionamento?

Ma gli stessi leader, in realtß, nel chiuso delle riunioni o delle riviste di parrocchia, dicono anche che questo il primo passo, che bisogna chiedere una cosa per volta, che non si pu chiedere il matrimonio perch la societß e la cultura non sarebbe pronta.

Insomma, ne fanno una questione di tattica, miseramente fallita in partenza, essendo coloro che sono contrari alle convivenze, ben consapevoli che la vera posta in gioco il riconoscimento del valore e della protezione giuridica dei vincoli affettivi tra persone dello stesso sesso come valore fondante della nostra societß, esattamente come i vincoli affettivi tra persone di sesso opposto (lo dice la Costituzione, non mi ricordo pi· dove).

Ogni gioco al ribasso, quindi, e a nascondino, con i fondamentalisti di ogni razza e provenienza politica non fa che ritardare il raggiungimento dell'obiettivo e dar fiato ai fondamentalisti travestiti da progressisti che rispondono al nome di Castellani, Rutelli, insomma il partito dei Sindaci Buoni (gli eteroconfusi del titolo) che chiedono prudenza, manifestano imbarazzo, proclamano tolleranza e comprensione, ma non schiodano un ette sul piano delle cose concrete.

Io non so se la battaglia debba essere fatta anche sul nome, richiedendo che quello tra persone tra stesso sesso sia matrimonio a tutti gli effetti, ma una cosa certa: l'obiettivo della battaglia quello di lottare per avere il riconoscimento del valore sociale delle unioni affettive tra persone omosessuali, e la garanzia giuridica dei vincoli che da queste unioni nascono. Niente di pi· e niente di meno di quello che si riconosce per gli eterosessuali.

Non ci servono matrimoni di serie B o mezzi-diritti. Quello che conta la pari opportunitß ed il pari valore di fronte alla legge. Con gli onori e gli oneri che ne derivano. La battaglia per il riconoscimento delle convivenze tutt'altra storia.

Cos'hanno fatto i radicali sul piano pubblico su questo tema? Spero sappiate che la Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 febbraio 1994 per i diritti delle persone omosessuali, che tanto scalpore ha fatto in tutto il mondo e in Italia, figlia di alcune proposte di mozioni presentate al Parlamento europeo. I giornali italiani hanno fatto passare Virginio Bettini come l'eroe della iniziativa, ma non ricordavano che una di queste, forse la prima in ordine di tempo e sicuramente la pi· radicale e decisa, quella che richiamava proprio il diritto al matrimonio tra omosessuali, era a prima firma Pannella. Figlia delle discussioni degli anni passati e di un coerente laicismo in materia di rapporti tra individuo, i suoi affetti, e lo Stato.

Da tutto questo oggi noi siamo assenti, o forse ricordati come il vecchio zio strambo che tanto tempo fa diceva cose simili. Coloro che, come al solito videro giusto, ma poi se ne dimenticarono.

E forse in parte ce ne siamo dimenticati, ma questa un'altra storia......

Rita Bernardini nell'ultimo Consiglio generale del Movimento dei Club Pannella ricordava giustamente la necessitß di ribadire la nostra identitß e la nostra storia, cosø facilmente dimenticate e cancellate in questi ultimi anni.

Noi abbiamo le carte in regola, anche in questo settore, per condurre battaglie autenticamente liberali e garantiste per tutti. Ma anche autenticamente riformatrici del diritto e del costume pubblico. Ci vogliono, per , forze nuove.

C' bisogno di un Club Pannella su questi temi. Non tanto per difendere la nostra identitß e la nostra storia, ma perch abbiamo ancora molto da dire e da fare in questo settore.

Sono giß l'animatore di un altro Club (ed forse anche giusto che si lasci spazio ai nuovi, anche su questi temi....) ma chiunque abbia voglia e passione mi avrß al suo fianco con consigli e proposte.

Bisogna superare la difficoltß che deriva dal non essere pi· i soli a parlare di questi temi (guardate cosa sta accadendo in Italia sull'antiproibizionismo e sulla legalizzazione delle leggere...) perch siamo quelli che pi· di altri sanno organizzare una campagna politica autenticamente riformatrice.

Enzo Cucco

scritto nella giornata dell'orgoglio omosessuale del 1995

Post scriptum

Scrivendo questo breve pezzo (lacunoso e affrettato, me ne rendo conto) ho provato la tenerezza e la malinconia di chi rivive a voce alta non la Storia o la Politica, ma la vita di uomini e donne che hanno incarnato la politica di quegli anni, ed hanno contribuito con il proprio piccolo mattone, a costruire quello che oggi abbiamo.

Uomini e donne che magari oggi sono lontani da noi, per scelta o per destino, ma non per questo meno importanti.

 
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