PRIMI PASSI PER L'ORGANIZZAZIONE DEL SATYAGRAHAresoconto di un incontro tenuto a Firenze, presso il giardino della sede del Partito Radicale, il 6 luglio, in occasione del 60· compleanno del Dalai Lama.
Un incontro privato, pubblicizzato solo attraverso Radio Radicale, Agorà e alcune telefonate ai compagni e amici più militanti, dove hanno partecipato una cinquantina di persone essenzialmente di Firenze, ma con alcune significative presenze dalla Toscana a da Roma (in particolare Marina Sisani e Paolo Pietrosanti).
Ad un breve drink e spuntino a base di bevande e specialità della gastronomia tibetana (grazie alle capacità di Kathleen Martin e Sandra Neri), nel giardino addobbato per l'occasione con festoni tipici himalayani, è seguito un interessante confronto: per conoscere, per capire, per confrontarsi, per organizzarsi, per darsi nuovi appuntamenti, e anche per contarsi. Il dato emergente, che ha incoraggiato tutti i partecipanti, è stato constatare che ci siamo, siamo presenti, pieni di idee, di volontà, voglia di fare, tenaci, creativi, curiosi, desiderosi di mettere a frutto anni di esperienze acquisite sul campo per, probabilmente, la più importante delle battaglie: abbattere il più grosso muro che sia mai stato edificato nella storia del pianeta Terra, la grande muraglia cinese e il regime liberticida che contiene.
Ad una inquadratura storica, politica e culturale del problema Tibet nel contesto della dittatura cinese, ed in particolare dei tibetani rispetto alla distruzione sistematica che viene operata sulla loro vita come sul loro territorio, è seguito un confronto su come e quando. La scarsa conoscenza di questo Paese, della sua storia e, in particolare, della sua storia dopo l'invasione cinese, è sicuramente uno degli ostacoli maggiori che dobbiamo affrontare. Ma su questo siamo favoriti dalla presenza -in particolare in Toscana, nel comune di Pomaia in provincia di Pisa- di realtà spirituali organizzate del buddhismo tibetano: per questo, stabilire un contatto e una conoscenza, sarà sicuramente proficuo alla causa che ci proponiamo.
Il documento base a cui si è fatto riferimento (n.65 conferenza.Tibet) è quello del presidente del Parlamento tibetano in esilio. Giudicato interessante per la sua impostazione, ma carente nel tentativo di spiegare e proporre le iniziative per il Satyagraha -comunque un primo importante passo in quella che potremmo chiamare una svolta nella politica degli esuli tibetani per la libertà del loro Paese.
Incontri del genere dovranno moltiplicarsi, perchè ancora molto c'è da capire sui nostri alleati in questa battaglia (gli esuli tibetani, esclusivamente di fede buddhista) e sul loro approccio alla politica e all'iniziativa politica, non perchè dovremmo arrivare ad una condivisione totale, ma semplicemente perchè è importante conoscere i parametri di giudizio e d'azione di nostri fondamentali compagni di lotta per la liberazione del Tibet e la democrazia in Cina, e non possiamo fermarci agli stereotipi più o meno magici che ci sono trasmessi da alcune opere d'arte nel campo cinematografico che, pur se utili, rimangono comunque letture artistiche di una parte della realtà, fatte per essere fruite con la vendita.
E' per la democrazia in Cina che oggi -pur in presenza di scontri politici interni notevoli e di primi vagiti di movimenti democratici- la battaglia per la libertà del Tibet rappresenta un fondamentale avvio esterno all'incrinamento del moloch cinese.
Le difficoltà nascono nel momento in cui si passa all'azione. Esclusa qualunque forma di boicottaggio nei confronti delle attività commerciali degli esuli cinesi (sono, per l'appunto, scappati dal loro Paese), l'attenzione dovrebbe essere rivolta alla Repubblica popolare cinese in senso stretto (!), a forme di pressione -a vari livelli- di boicottaggio molto eclatanti.
In questo senso, ora che il Partito Radicale è una organizzazione non governativa con tanto di riconoscimento da parte dell'Onu (e tanto di nulla osta da parte della Rep.pop.cinese per questo riconoscimento), che cosa può cambiare nella nostra azione politica, in particolare per quella che, al momento, è la più grossa e importante battaglia di libertà e giustizia per i prossimi anni? Beh, su questo non abbiamo ben approfondito, anche perchè in quest'occasione mancavano gli strumenti di conoscenza di questa nuova potenziale operatività. Ci si rende conto di avere qualcosa di importante in mano, ma non siamo ancora ben edotti e attrezzati per passare dalla sensazione all'uso. In questo gioca un ruolo l'assenza sul campo di alcuni importanti dirigenti storici del partito radicale, nonchè la mancanza di tensione e attenzione di questi ultimi anni (il congresso ultimo, che poteva essere un grande momento, è stato invece solo un piccolo momento, soffocato da dinamiche italiane esterne).
Sui tempi del Satyagraha, il dibattito è ancora molto aperto. I tempi lunghi che ci vengono prospettati (97-98-99 ...), giocano a nostro vantaggio o no? I tempi lunghi potranno favorire il maturare del dissenso interno cinese e la sua apparizione in forme organizzate (e quindi dare più forza alla nostra azione esterna), o piuttosto potranno consolidare il potere cinese nella sua forma di complicità col profitto capitalistico (così come, per esempio, si sta evolvendo ad Hong Kong), e fortificare per ineluttabile l'attuale forma liberticida di governo? Il confronto è aperto, ma con tempi che esulano il sonnecchiare degli ultimi anni ..... bisogna darsi una mossa.
E siccome siamo quelli del pensiero politico in divenire, e non della giusta analisi che va resa operativa, e non ci accontentiamo del quieto vivere, ci siamo dati qualche scandenza. Tra settembre e ottobre -dopo anche quell'incontro con la comunità buddhista di Pomaia che dicevo all'inizio- per fara sapere che ci siamo e cosa vogliamo, è in ponte una marcia?, una sfilata?, una cordata? tra un simbolo molto conosciuto a livello internazionale della nostra cultura (la torre di Pisa?) e i buddhisti tibetani e il centro spirituale a 20 chilometri da Pisa.
Un primo passo. Non esitate a contattarmi/ci e a dare suggerimenti e appuntamenti.