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Conferenza Partito radicale
Stango Antonio - 17 luglio 1995
EMBARGHI
E' vero che il togliere l'embargo sulle armi alla Bosnia non sarebbe, probabilmente, una soluzione sufficiente; ed altrettanto che potrebbe costituire la quasi definitiva ammissione che le organizzazioni internazionali (ONU, NATO, Unione Europea, OSCE ed altre) hanno non soltanto fallito finora, ma sono destinate, in quella situazione, a continuare a fallire. E' questo che, non invocando la fine dell'embargo, in qualche modo cerchiamo di scongiurare.

D'altra parte, in questo caso come in altri gli embarghi dovrebbero essere comminati soltanto agli aggressori: c'è un'assurdità di fondo nell'impedire che armi pesanti giungano alla Bosnia, quando è un dato di fatto che i suoi invasori ne dispongono. Non altrimenti occorre di volta in volta colpire con embarghi o con altri tipi di sanzioni l'Irak ma non il Kuwait, la Cina "Popolare" ma non Taiwan; e - con maggiori difficoltà quando si tratta non di diversi Stati, ma di uno Stato e di un'entità territoriale non riconosciuta - la Serbia ma non il Kossovo, ancora la Cina ma non il Tibet, la Turchia e non il Kurdistan. Dunque, l'embargo rispetto alla Bosnia era sbagliato dall'inizio, perché di fatto contro di essa. Si è negata a quello Stato ed a quel popolo la possibilità di difendersi, in cambio di una promessa di difesa da parte delle Nazioni Unite che già da tempo si era mostrata inconsistente.

Oggi, sarebbe così tutto considerato giusto togliere quell'embargo; ma ribadendo, contestualmente e non solo a parole, che la difesa della Bosnia è dovere preciso della comunità internazionale.

 
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