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Conferenza Partito radicale
Ottoni Sandro - 19 luglio 1995
SEDE A SARAJEVO

Ai molti che propongono l'apertura di una sede a Sarajevo vorrei far presente che tale ipotesi e' stata presa in considerazione piu' volte in questi anni in cui il partito radicale è stato assiduamente presente a Sarajevo.

Per varie ragioni che illustrero' alla sede si sono preferite soluzioni alternative ovvero dapprima l'appoggio materiale e di recapito tramite una della maggiori radio di Sarajevo, Radio 99, e negli ultimi mesi il riferimento affidabile ad un giovane compagno, Adem Sehovic che garantisce pure alcune corrispondenze con Radio radicale.

L' ipotesi della sede è stata scartata innanzitutto per ragioni di carattere tecnico: una sede è tale se è in grado di far funzionare un telefono, un computer un modem e/o un fax. Inoltre deve poter funzionare come recapito postale o come punto di incontro.

Tutte condizioni praticamente inesistenti a Sarajevo, in particolare negli ultimi mesi: perchè i telefoni con l'estero non funzionano tranne ad avere il costosissimo satellitare (dai 100.000 in su, più i costi di trasmissione proibitivi), gli apparecchi elettrici non funzionano per la mancanza di corrente, non vi sono reti telematiche praticabili, ecc. La posta ugualmente non funziona e andare a trovare qualcuno, ma anche solo andare al lavoro, per i pochi che ancora hanno un lavoro, e'pratica spesso sconsigliabile.

Quanto alle ragioni politiche: il contatto, le informazioni, l'elaborazione di proposta e le attivita' relative sono state sempre garantite dalla sede di Zagabria, che si trova invece in condizioni tecniche sia di telefonare liberamente a Sarajevo sia di contare su persone che possono entrare o uscire dalla città con relativa facilità (almeno fino a qualche mese addietro). Infine la recente collabora-zione di Adem ha consentito di sopperire ad ogni ulteriore esigenza.

Capisco il valore simbolico che viene attribuito ad una tale proposta ma mi sembra sinceramente esagerato e scarsamente utile.

Credo che dobbiamo fare uno sforzo ulteriore per far sì che la nostra pratica di nonviolenti non si rovesci nel suo pericoloso contrario, ovvero la mera testimonianza.

 
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