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Conferenza Partito radicale
Campaniello Massimo - 20 luglio 1995
Il ritmo

"Il ritmo cambia. Quello dei passi per prima cosa e le traiettorie disegnate sulla strada, ma anche quello dei pensieri, dei respiri addirittura. Cambia il ritmo dei sentimenti. Quello dei sogni muore.

E' dura perdere un fratello uscito di casa per prendere un pò d'acqua. Malattie ed incidenti" disse con un lieve sorriso

"qui sono concetti superati. Si muore di cecchini e di granate. Qualche volta di paura. Di assedio, come nell'antica Grecia, ma senza quella poesia e quell'eroismo da libro.".

"Finirà...", cercai di dire.

"Certo" m'interruppe brusco

"quando vorranno, quando converrà, quando sarà meglio... ma non prima. E non per i motivi giusti. E' terribile non solo il sangue... i bambini giocano a trovarne vecchie tracce sull'asfalto... ma il senso della distruzione programmata. Hanno distrutto le scuole, i luoghi di culto, la biblioteca, sparando ferocemente sui vigili del fuoco che tentavano di salvare qualcosa dai roghi. Non ci vogliono sconfiggere. Ci vogliono cancellare e dimenticare.".

sembrò riprendere fiato, forse coraggio.

"Dimenticare è la parola chiave! Lo stanno facendo un pò tutti ormai, perchè l'uomo è un fantastico essere vivente: si adatta alle condizioni mutevoli con grande rapidità. La guerra in Bosnia è oggi uno stato di normalità.".

"C'è chi combatte in Europa per farla finire." dissi deciso.

"Ma dai... mi parli di Europa. qui stiamo perdendo il senso stesso della socialità, del vivere organizzato. Il senso della città sta sfumando, tendiamo a dividere i resti della città in strade da cecchini e strade libere.

Camminiamo curvi e rapidi mascherando mille fughe dietro alberi e bilindati bianchi... non sappiamo più attraversare come da voi." mi sorrise triste.

"Insegnamo ai ragazzi a correre seguendo linee casuali, a giocare solo dove possono vedere tutte le finestre che si affacciano su loro. Il nostro è un incubo quotidiano, sottile e disperato. Non sapere come sarà il domani ci assilla e ci svuota".

c'interrogammo con gli sguardi e mi disse

" E' una guerra davvero sporca. Non ci combattono ci umiliano. E noi dividiamo la nostra giornata ed il nostro tempo in relazione alle distribuzioni di acqua e viveri."

"Ho portato del gelato..." dissi, per nascondere gli occhi

"Allora serve avere amici italiani, hai portato quei libri???"

"Certo, sono qui apposta" dissi ridendo

"ne cercheremo altri di amici, ed altri che vogliono collaborare, altri che vogliono opporsi al silenzio... cercheremo di fare qualcosa. Mille cose. Lo sai.".

"Sì, che lo so".

"Fammi scattare un pò di foto, fammi vedere in giro.".

"Ti faccio fare un tour, qui per ridere diciamo che siamo come Roma... abbiamo anche noi il Foro ed i resti antichi, basterebbero un pò di alberghi e si potrebbe vivere di turismo."

"Sei uno scemo." dissi ridendo

"Bhe, dobbiamo ridere anche noi in fondo... ma è tutta finzione. Siamo così tristi e stanchi da non provare più odio. Solo desiderio che finisca, che finisca. Che ci ridiano la nostra terra, la nostra vita e ti dirò i nostri musei, la nostra musica. Che ci ridiano noi stessi.

"Ti piace il gelato al limone?" chiesi

"Mi piace".

 
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