La teoria di quando sia giusto combattere una guerra, e di come combatterla, viene dal pensiero medievale cristiano e dal successivo sviluppo del diritto internazionale. L'interesse dell'opinione pubblica nella teoria della guerra giusta e' considerevolmente diminuito in maniera proporzionale alla crescente consapevolezza dell'orrore di una guerra totale. Questa reazione emotiva ha condotto non solo alla diffusione del semi-pacifismo, ma perfino alla posizione per la quale nessuna guerra potrebbe essere giusta e vi si dovrebbe rinunciare, come strumento politico, da parte di tutti i paesi civilizzati. Cio' nonostante, l'argomento ricomincio' ad essere dibattuto con il coinvolgimento degli USA nella guerra del Vietnam, il dibattito sulla materia difensiva si riscaldo' nella societa' occidentale, e la teoria della guerra giusta comincio' ad essere sviluppata nel contesto della teoria della guerra nucleare. Quando si parla di guerra giusta, si usa distinguere tra IUS AD BELLO e IUS IN BELLUM: il primo concetto
pone la questione del quando sia giusto andare in guerra (e nella storia non se ne e' mai dibattuto molto), il secondo considera quali metodi di guerra possano essere usati, e qui il dibattito e' stato piu' accalorato: almeno nel nostro secolo, militari e politici hanno fatto fatto grossi sforzi per limitare le barbarie delle guerre, attraverso, per esempio, le Convenzioni di Ginevra. Autori di atti di atrocita', nonostante siano accaduti abbastanza spesso, non sempre l'hanno fatta franca, e sarebbero stati molto piu' frequenti ed efferati se non ci fosse stato il tentativo comune di conformarsi allo IUS IN BELLUM. Per semplificare estremamente, si ritiene che solo una guerra difensiva possa essere giusta, nonostante si possa giustificare una guerra anche in soccorso a una terza parte debole, e non soltanto quindi in difesa della propria integrita' territoriale. Una dottrina fondamentale alla base del concetto di guerra giusta e' l'idea di proporzionalita', che significa che l'azione intrapresa da una parte
non dovrebbe causare sofferenze eccessivamente piu' gravi di quante ne abbia provocate l'aggressore. Ad esempio, gli USA fecero una guerra giusta nel proteggere il debole Vietnam del Sud dall'attacco del Vietnam del nord spalleggiato dai cinesi, ma esagerando in missioni distruttive sproporzionate all'utilita' militare costituirono una violazione dello IUS IN BELLUM. Nel contesto della guerra nucleare e' molto difficile capire come la teoria della guerra giusta possa essere sviluppata in modo utile, se non per l'effetto morale e quindi l'effetto della credibilita' della deterrenza.