1.
Non questi abeti non
il ribrezzo della cascata ma
questa la sequenza.
Prima vengono le pietre dei greti
poi gli alberghi sbarrati.
Secondo: le nebbie e i compianti.
Erosioni, mostri.
Tutto chiuso anche la casa cantoniera
e gli isolatori tintinnano.
Terzo: l'ostinazione del torrente
e la condotta forzata
assolutamente giu'
cono di deiezione.
Meglio tergere il cristallo
fuggire lo sterminio i detriti il laser
che recide chi passa
per questo borgo.
Era vissuta qui.
Dov'era l'ospizio
ora c'e' ecco
lacrimante uno stabilimento.
La minorata che ti raccontarono.
Morta ma quando da tanto.
Oligofrenica coi suoi ditoni
buona e capiva
anima di colomba
decorticata e strideva.
2.
.................................
3.
La corriera fa marcia indietro sul ponte di legno.
Nevica sulla spalletta, sul collo
dello spaccalegna che entra allo spaccio. Il resto
e' ben chiuso o sembra.
Certamente lassu' il cimitero austriaco
sotto le stille dell'abetina, con la Beata Vergine
turchina in lacrime d'argento
e i fagotti in costume
o in uniforme certamente
sotto lapidi e ferri.
Ma un raggio dalla centrale
abbaglia oltre la nebbia
taglia marmo rame zinco.
Tutto fra poco apparira' ti assicurano
verranno a portare via tutto
entro aprile.
4.
Ma non crederci no
e' qui che si apre la buca qui
ti pianteranno i manigoldi.
Scappa fin che puoi scappa fra i meli defoliati
vergine testona fiato lordo mia maturita' strabica mia creatura
antenata ingiustificata irrecuperata seme di credente
di breve convulsione di contratta disperazione
amore della tua mamma
faccina mitragliata fotografata
parola inesistita mia giovinezza
carico di carne uccisa che l'elicottero solleva
da questo mondo portatemi via
un servo
un servo non inutile
merita questo.
Franco Fortini (1971)