Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato a larga maggioranza la mozione sullo sterminio in atto in Bosnia-Erzegovina.
Allego la mozione che è stata leggermente modificata rispetto al testo riportato in questa conferenza (n· 6603)
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CITTA' DI TORINO
Ordine del giorno
Approvato da Consiglio Comunale il 24 luglio 1995
OGGETTO: Sull'operazione di sterminio in atto nella Bosnia-Erzegovina.
Il Consiglio Comunale di Torino,
premesso che:
- l'occupazione delle città di Srebrenica da parte dei serbo-bosniaci costituisce un salto di qualità del conflitto in atto da quattro anni nell'ex Jugoslavia: si passa da una situazione di "terrorismo di bassa intensità" (lo stillicidio lento e sistematico di omicidi, pulizia etnica, violenze, intimidazioni, lavoro e arruolamento forzati, distruzione dei segni della tradizione civile, religiosa e culturale) ad una situazione che in Europa si è verificata solamente sessanta anni fa, nella Germania hitleriana. Le famiglie musulmane sono smembrate, i maschi sopra i sedici anni da una parte, donne vecchi e bambini dall'altra; i primi saranno interrogati, i secondi devono andarsene; non è prevista la possibilità di opporsi. Ora come allora, il procedimento è il medesimo: identificazione del "diverso", "constatazione" che il "diverso" non può vivere con le persone "normali", rastrellamento, selezione, deportazione, sterminio;
- Elio Toaff (già rabbino capo della comunità ebraica di Roma, scampato ai campi di sterminio) e Nathan Sharansky (ebreo reduce dai gulag sovietici) hanno subito denunciato questa nuova situazione ad un'Europa che assiste sbigottita e incredula al ritorno ben concreto ed evidente dei fantasmi del passato;
- l'escalation dell'orrore s'accompagna all'escalation militare: i serbo-bosniaci intendono cancellare tutte le "enclaves" musulmane per scaricare nei territori controllati dai governativi migliaia di profughi, usati come scudo umano e merce di scambio, e ridurre, così, la Repubblica di Bosnia-Erzegovina ad una "riserva musulmana", alla mercé della "Grande Serbia"; il leader serbo-bosniaco Karadzic teorizza che il fine ultimo dell'offensiva serba sia la divisione di Sarajevo in due parti "etnicamente pure";
- il 16 maggio 1995 il Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nell'ex Jugoslavia ha tenuto la prima udienza del processo contro Radovan Karadzic, sedicente presidente della sedicente Repubblica serbo-bosniaca, e contro Ratko Mladic, sedicente comandante supremo del sedicente esercito serbo-bosniaco. Le imputazioni sono: genocidio, atti criminali contro civili come omicidio, stupro, tortura, distruzione di beni e monumenti culturali e storici. Lo Statuto del Tribunale, ricalcando quanto applicato cinquanta anni fa a Norimberga, prevede che "la persona che abbia progettato, istigato, ordinato, commesso o in qualche modo abbia aiutato a progettare il crimine sarà individualmente responsabile ... la posizione ufficiale della persona accusata, sia esso capo di Stato o di Governo ... non sottrae tale persona alla responsabilità penale, né può mitigare la pena". Tutti gli Stati riconoscono l'autorità del Tribunale tranne la Repubblica di Serbia e Montenegro e la sedicente Repubblica serbo-bosniaca;
- il 16 marzo 1995 il ministro degli Esteri Susanna Agnelli riceveva alla Farnesina il capo della diplomazia serba Vladislav Jovanovic, nel corso dell'incontro il ministro Agnelli prometteva che l'Italia avrebbe fatto il possibile "per venire incontro" alle esigenze della Federazione serbo-montenegrina;
- il 13 giugno 1995 il ministro degli Esteri Susanna Agnelli ha incontrato a Belgrado il presidente serbo Slobodan Milosevic; nelle stesse ore la polizia della capitale rastrellava centinaia di profughi che venivano spediti a combattere in Bosnia, in violazione di tutte le convenzioni internazionali; l'Italia è l'unico Paese europeo, oltre la Grecia, ad intrattenere rapporti diplomatici con Belgrado dopo la proclamazione dell'embargo (1992);
- è in atto una mobilitazione transnazionale a sostegno di un appello "Per l'adesione della Bosnia all'Unione Europea"; oltre cinquecento deputati di tutta Europa, decine di intellettuali, migliaia di cittadini appoggiano l'unica iniziativa politica in grado di superare l'inerzia colpevole delle istituzioni europee e di non abbandonare la Repubblica di Bosnia-Erzegovina a più che comprensibili tentazioni integraliste, del tutto estranee alla sua tradizione secolare di tolleranza multietnica;
- il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha attivato una vasta operazione umanitaria mirante ad approvvigionare in modo cospicuo e adeguato la città di Sarajevo, in vista di un presumibile intensificarsi della pressione serba e dell'avvicinarsi della stagione invernale.
Il Consiglio Comunale di Torino:
- si appella al Tribunale Internazionale contro i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia affinché accerti nel più breve tempo possibile le responsabilità penali dei signori Radovan Karadzic e Ratko Mladic e spicchi contro di essi un mandato di cattura internazionale, che conseguirebbe da subito due effetti: l'impossibilità per i suddetti di lasciare Pale e dintorni; l'impossibilità per i funzionari dell'ONU di continuare a trattare con i criminali di guerra;
- si appella al ministro degli Esteri Susanna Agnelli affinché la diplomazia italiana ponendo fine ad ogni ambiguità, non assuma comportamenti che appaiono di sostanziale appoggio a chi (le autorità di Belgrado) detiene la responsabilità principale dello scatenamento della guerra d'aggressione alle Repubbliche di Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina, colpevoli di non accettare la sudditanza ai serbi, come accade ormai da dieci anni in Vojvodina e Kosovo; responsabilità tanto più grave se accompagnata dall'appoggio segreto che il regime di Belgrado sta continuando a fornire ai serbo-bosniaci, nonostante le solenni dichiarazioni ufficiali;
- aderisce con convinzione all'appello per "La Bosnia nell'Unione Europea", nella speranza che altre amministrazioni comunali seguano il suo esempio;
- invita il Sindaco e la Giunta a contattare l'amministratore comunale di Venezia per verificare se esiste la possibilità di attivare una collaborazione nell'opera di aiuto umanitario alla popolazione di Sarajevo;
- aderisce alla giornata nazionale per la Bosnia promossa da numerosi organi politico-sociali e fissata per il giorno 26 luglio 1995;
- invia copia della seguente mozione al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri, al Console della Repubblica di Bosnia-Erzegovina in Milano, all'ANCI, al Sindaco di Venezia.