"IL CONFLITTO SI RISOLVE APRENDO L'UE"Il Manifesto, venerdì 21 luglio 1995
Roma - La guerra in Bosnia è una guerra civile europea e deve essere risolta in questo ambito, con l'ingresso all'interno dell'Unione europea di tutti i popoli della ex Jugoslavia. Questa la proposta avanzata ieri dal neonato movimento "Pace e diritti", uno schieramento di ispirazione dossettiana ancora in fase costituente. Alla presentazione del progetto di soluzione della crisi nella ex Jugoslavia, dedicato alla memoria di Alex Langer, hanno preso parte l'ex parlamentare Raniero La Valle, il giurista Luigi Ferrajoli, il senatore Domenico Gallo e la docente di diritto internazionale Antonietta Di Blase. A portare avanti questo tentativo di soluzione, secondo Pace e diritti, dovrebbe essere Scalfaro, avanzando la candidatura dell'ingresso nell'Ue degli Stati e dei popoli della ex Jugoslavia.
Contemporaneamente però, per fronteggiare l'emergenza in Bosnia, andrebbero effettuati tutti gli sforzi per ristrutturare la missione di pace dell'ONU "con l'invio di una forza di protezione di almeno centomila uomini e donne, militari e civili, con compiti di presidio, di vigilanza, di assistenza alle popolazioni civili".
Premesso che "nulla autorizza a ritenere che un intervento bellico esterno sarebbe produttivo di frutti migliori", Pace e diritti individua il limite fondamentale dei tentativi di mediazione svolti sin ora nel "compito impossibile di tracciare il giusto confine e sancire una omogenea divisione dei popoli coinvolti". L'unico criterio possibile, afferma la bozza del progetto di soluzione della crisi, è invece "quello di ricreare uno spazio comune fra i nuovi soggetti politici statuali che sdrammatizzi il problema delle frontiere". E quale "spazio comune" migliore se non quello di una Unione europea all'interno della quale verrebbero riconosciuti a tutti i cittadini pari diritti, pari accesso al lavoro e libertà di circolazione? "Attraverso l'ingresso in Europa - sostiene Pace e diritti - i popoli della ex Jugoslavia possono ricostruire quella trama di convivenza e di garanzie individuali e collettive, che le vicende di separazione hanno lacerato". Una soluzione alla quale, nelle speranze dei promotori, non dov
rebbe essere di ostacolo né l'ostilità al riconoscimento reciproco né l'impreparazione di tali entità statuali e politiche a confluire nella Ue, in quanto i diversi atti che costituiscono l'intesa di Maastricht sarebbero sufficientemente elastici per garantire "le diverse identità e i diversi tempi" degli aderenti al trattato.
[V.G.]