OTTONI: "CROAZIA DETERMINANTE PER L'ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO NELLA FORNACE DEI BALCANI"
L'Opinione, 27 luglio 1995
di Artur Zheji
I combattimenti di Bihac, un'altra enclave che subisce l'offensiva serbo-bosniaca, rischiano di risucchiare nel conflitto la Croazia di Tudjman. "Il taglio delle notizie che appaiono oggi sui giornali croati è allarmante" dice Sandro Ottoni, esponente del Partito Radicale transnazionale a Zagabria. "I serbi stanno svolgendo una guerra lampo e totale. L'enclave di Bihac viene attaccata contemporaneamente dai serbi di Krajina (regione croata autoproclamata dalla minoranza serba repubblica indipendente), dai serbi di Karadzic e forse anche dai 'regolari' di Belgrado, come ha denunciato ieri a Radio Radicale Adriano Sofri. In difesa di Bihac sono accorsi 1.600 soldati croati nella zona di Livno. L'accordo firmato pochi giorni fa tra il presidente croato Tudjman e quello bosniaco Izetbegovic, ha reso possibile l'impiego delle truppe regolari croate nel territorio bosniaco".
Ottoni ricorda l'importanza strategica dell'enclave di Bihac. "Bihac - dice - si trova nel cuore delle zone occupate dai serbi: a nord-ovest ci sono i serbi di Krajina, a sud-ovest ci sono i serbo-bosniaci. Bihac è esattamente al centro". Quanto all'interesse della Croazia, dice Ottoni, "è evidente: Bihac è un cuscinetto di sicurezza, una sorta di valvola. Forse i serbi hanno occupato 80 chilometri quadrati che non è poco, considerando le dimensioni globali dell'area. L'esistenza di questa enclave controllata dai governativi di Sarajevo impedisce una libera comunicazione via terra tra i serbi di Krajina e quelli di Bosnia. Qualora venisse a cadere, i serbi potranno unificare tutte le regioni occupate in una continuità territoriale molto pericolosa. La minaccia per la Croazia sarebbe notevole".
"Il potenziale militare dei croati e dei serbi di Krajina - dice Ottoni - è fortissimo, e un eventuale inasprimento della situazione è praticamente annunciato". Un eventuale intervento ampio della Croazia potrebbe davvero far sfuggire di mano una situazione fondata sulla "pacificazione relativa". Per questo è intensa l'attività diplomatica, soprattutto da parte tedesca. "Ad Osijek - conclude Ottoni - i serbi continuano a bombardare, la Serbia è già operativa con il suo esercito regolare, ma ogni altro passo sarebbe certamente sconvolgente. Si innescherebbe una enorme spirale negativa". Però, come quasi sempre in questa sporca guerra, il costo più alto rischiano di pagarlo i profughi. Se Bihac cadesse in mano serba, 150/200.000 persone si trasformerebbero in profughi, ossia in una massa maledetta in preda alla disperazione ed alla ferocia dei "vincitori".