il problema non credo sia quello di cercare di dare corpo ad un valore -l'unità- che mi sembra uno cosa molto inutile. ancjhe perchè dell'unità delle forze politiche italiane sull'argomento, non gliene frega niente a nessuno, tanto più a chi ha da difendere un valore vero come quello alla vita. La mobilitazione in Italia sullp'argomento ha preso le caratteristiche tipiche della nostra politica: tutt'altra direzione rispetto al nodo dei problemi. E il perchè lo sappiamo: dal Pds a Forza Italia (che ha imparato alla svelta) niente in Italia viene fatto senza un secondo fine, e qui sì che c'è il secondo fine: è quello della coccarda da usare poi sulle elezioni -quindi farsi vedere il più possibile con quanto di più demagogico ci possa essere, tanto quello che conta è sembrare buoni, non cacciare l'invasore. E poi su questa sotria si sta sviluppando quello che potremmo definire l'effetto dei referendum Segni -tutti sul carrozzone, perchè serve a farsi vedere, salvo poi dire una cosa e pensarne un'altra (questa convinzione mi si è rafforzata dopo che ho letto dell'adesione del sen Stefano Passigli all'appello per la Bosnia .... roba da brivido) Allora noi che c'entriamo con tutto questo? Niente. Per cui della Perugia-Assisi non ce ne dovrebbe fregare niente, anche perchè sarà comunque un'iniziativa ininfluente dal punto di vista dell'utilità anti-invasione. Aderire ad un nulla, per dei nonviolenti gandhiani come noi, mi sembra una cattiva amministrazione del nostro poco tempo a disposizione.
Il problema è di passare dalla politica delle alleanze -che ai bosniaci non interessa- a quella dell'azione, senza starci a curare degli equilibrismi e tatticismi dei politici e della politica italiana. L'obiettivo è più che chiaro, è drammatico: dobbiamo far finire la guerra e salvare vite umane. Mentre c'è già chi pensa alle speculazioni edilizie dopo la distruzione totale di Sarajevo (Rutelli), noi ci dobbiamo occupare di non far continuare la morte. Come? In due direzioni: istituzionale e con l'aiuto diretto. Per quest'ultimo, nel mio piccolo, ho lanciato questa campagnina per i soldi alla sede radicale di Sarajevo come avamposto dell'organizzazione della resistenza, che potrebbe essere estesa a livelli un po' più alti dei nostri tavoli per strada, coinvolgendo anche le istituzioni. Sull'aspetto isituzionale dobbiamo far pesare il nostro essere ONG, ad ogni livello. I nostri striscioni nelle manifestazioni non servono a nient'altro che a farci sputare dal solito fesso che ce l'ha con Berlusconi, mentre q
uello che possiamo dire in sedi di alto livello non può non essere considerato. Questo è il partito transanazionale e dobbiamo farlo pesare il più possibile, dimenticandoci delle logiche italiane, che ci fanno solo perdere tempo. Faccio qualche esempio. La Regione pinco pallo organizza un incontro ad alto livello con anche il nostro partito trans. La Ue decide di fare una campagna di sensibilizzzione sulle sue posizioni im materia e lo fa in varie città con tanto di nostra partecipazione ... il tutto non può non essere ripreso dai mezzi di informazione. E forti di questo nostro preciso ruolo trans, senza mezzi termini e con molta forza dobbiamo chiedere le dimissioni di tutti quei Governi che o fanno la politica dello struzzo (come l'italiano) o sono apertamente complici dell'invasore (come il russo). questa la chiamo diritto all'ingerenza nonviolenta, perchè ciò che è in gioco è molto più importante di qualunque diritto alla propria autodeterminazione (insomma, l'avete capito, non debbo spiegarlo a voi).
Quindi, Antonio, datti una mossa in questo senso. Ben vengano le mani come quella di oggi sotto l'ambasciata serba, ma lasciamo stare i rapporti con i politici e con la politica italiana. Non servono alla bisogna, anzi.