Il precipitare della situazione, perche' di questo obiettivamente si tratta, ed il fiorire di commentatori piu' autorevoli di me ha fatto quantomeno perdere di attualita' alcune considerazioni che mi ripromettevo di fare da alcuni giorni.E' indubbio, e non potrei negarlo, che determinate prese di posizione su queste colonne mi irritano profondamente: ho uno spirito di etnia, forse, ma certo io, per me, non accetto lezioni di buona fede da nessuno. Pare davvero che la questione della ex-Iugoslavia, anziche' essere l'oggetto di una battaglia politica e basta, sulla quale, come in tutte le battaglie politiche si cerca la convergenza di ampi strati di opinione pubblica e di vasti settori di forze politiche, sia diventata una specie di _redde rationem_ e che qualcuno, erettosi a nuovo Minosse, "giudica e manda secondo che avvinghia".
All'inferno indubbiamente ci siamo, ma per il Giudizio Universale e' ancora presto: non lo saranno certo le elezioni italiane, suppongo. E allora, benche' la torta politica sia gustosa, e come tutte le golosita' possa attirare gli stolti, evangelicamente, guardiamo i rispettivi travi nei nostri occhi senza curarci di quelli del vicino. Siamo tutti abbastanza orbi in questo senso. A voler far finta di vederci si rischia di farsi male, o, peggio, di far male agli altri.
Io, per me, visto che non accetto lezioni di buona fede, il trave dall'occhio me lo levo da solo, ve lo mostro e lo appoggio qui, di lato, accanto al _server_ di agora'. Gli altri facciano quello che vogliono.
E' innegabile, lo sanno anche i sassi, che una gran parte della sinistra italiana ha avuto dei gravi mal di pancia con la questione della ex-Iugoslavia. Siamo sinceri: sarebbe stato strano il contrario. Noi siamo un po' settari, e' risaputo, ed e' anche universalmente noto che il nostro e' fideismo. "No, la Iugoslavia no, non toglieteci anche la Iugoslavia". Vi ci voglio vedere a voi. Tutti noi abbiamo sempre creduto, al di la' di ogni ragionevole evidenza nella riformabilita' del socialismo. Sapete tutti, e se non lo sapete andate a fare un altro mestiere, quale tragedia fu per la sinistra il '68 di Praga. Non il '56 di Budapest, no. Non nascondo che ebbe un impatto minore. Erano altri tempi, si ragionava ancora in termini di "addaveni' Baffone". Ma nel '68 si poteva pensare di nuovo con mente sgombra e guardare attoniti "cremati nei carri stellati di rosso, sepolti nei parchi sfogliati di rosso non i VOSTRI ma i NOSTRI compagni". Solo chi e' veramente immune dal virus dell'intelligenza non puo' capire che
tragedia fu. E poi le altre, ovviamente. Ognuna a dirci che "il contrario dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo" era in realta' un sistema totalitario immodificabile.
Chi credeva che i valori del '17 fossero ancora vagamente validi, come non pote' sopportare di veder ammainata per sempre la bandiera rossa dal Cremlino, cosi' con qualche difficolta' comincio' nella primavera del 1990 a prendere in considerazione l'idea che nella Iugoslavia dal volto umano potesse succedere qualcosa di brutto.
Siamo un po' fessi, ed i simboli su noi uomini primitivi esercitano un fascino innegabile. Ma i simboli quando sono solo vecchi fanno semplicemente sorridere, quando vengono riesumati fanno invece piu' senso. Cosi' fu che, mentre la Iugoslavia titoista ce l'eravamo fatta passare per magnifica e progressiva e ci dispiaceva abbandonarne le vestigia, inquietitudine mista a sgomento causo' nell'ignaro turista, che non pensava ancora ai cadaveri che avrebbero bruttato il mare nel quale faceva pigramente il bagno da bordo del suo ketch, il riemergere di simboli nazionalisti dello Stato Ustascia.
Voi potete raccontarmi quello che volete, ma, omettendo per carita' di patria la recente farsa leghista, in Italia nessun partito dell'opposizione affrontava le elezioni con _caricature_ della bandiera italiana. Forse solo i monarchici, che prendevano lo 0,2. Lo stesso MSI nascondeva bene eventuali origini eversive ed il PCI sventolava le sue bandiere rosse ai comizi ma non certo caricature del tricolore italico che so con la stella rossa in mezzo...
Vedere un partito che si candidava alle elezioni col suo "gut fuehrer" Tudjman, coi simboli dello Stato di Pavelic, con parole d'ordine nazionaliste e direi "etnicamente nazionaliste"... Suvvia, non bisognava essere dei filocomunisti ad oltranza per sentirsi a disagio. E li' davvero, fra i due contendenti, era difficile dar torto ad uno e ragione all'altro: se Tudjman forzava la costituzione a "fin di bene" non era certo un "ladro gentiluomo". Quando il Marco nazionale disse che sarebbe andato, ando' non ricordo (facevo il militare) a Osijek, Vukovar o dove mai con l'esercito croato mi dissi che qualcuno non aveva capito bene. La scelta della "kuna" come moneta (fittizia) della Repubblica completo' sinistramente il quadro.
Non prendiamoci in giro. Una parte della sinistra, abbastanza cospicua, peraltro, questa diffidenza di fondo non l'ha abbandonata. E i fatti delle ultime ore rafforzano l'impressione che i croati non siano poi quelle mammolette che si era cominciato, faute de mieux, a pensare. Suppongo che i giornali li leggiate un po' tutti.
E mi sembra pero' ridicola ingenuita', degna di chi e' abituato a pensare di rado e quando lo fa a farlo in termini manichei, credere che questo possa configurare una posizione "filo-serba" in quanto tale.
In termini di diplomazia e politica internazionale dei governi, o di gruppi di potere limitati, magari si' ma in termini di opinione pubblica mi sembra farsesco pensarlo. Io mi reputo ancora comunista. Dovrei avere, secondo questo desueto schema manicheo, un atteggiamento filoserbo perche' la leadership serba e' quella che meglio rappresenterebbe la continuita' con il regime di Tito che io ho venerato in passato? (Nel caso, fatemi cortesemente sapere se i tanks dell'esercito della Federazione Serbomontenegrina espongono la mia amata Stella Rossa, visto che ancora non l'ho capito).
Che causa serve questo manicheismo del cazzo? Questo "chi non e' con me e' contro di me", parola d'ordine delle piu' orribili catastrofi della storia dell'umanita'?
Cosa ha a che spartire con me, comunista o sedicente tale, Milosevic? Lo scannamento nazionalista con le accuse reciproche di pestare i piedi all'altro (come fa cortesemente il governo croato col nostro, il serbo col croato, il greco col macedone), l'etnocentrismo della minchia, l'intolleranza le lascio ad altri, a quelli che vorrebbero spostare i confini ogni tre minuti inseguendo le piu' improponibili minoranze, cianciando di Patria e di Popolo.
Se invece di fronte a questo caos vogliamo erigere una barriera di razionalita' illuministica, proponendo il rispetto della legalita' (notare l'uso della minuscola) come base della convivenza umana e rimandando le discussioni sulle virgole delle leggi a dopo, allora ci sto.
Se avete cortesemente il buon gusto di non irridere gratuitamente quello che fanno o dicono gli "altri", anche se in Italia sono i vostri avversari politici di oggi. Altrimenti sembra davvero che anche il regolamento di conti di casa nostra tra le differenti fazioni si faccia all'ombra inquietante del Monte Igman.
Con cordiali saluti ai sindaci di Roma e Firenze, unitamente a quell'anima pia del Sen. Passigli.
Paolo Gull