il dibattito sulle origini della prima guerra mondiale, per quantoviziato dalla controversia sulle "responsabilita'", stabilite
dall'articolo 231 del trattato di Versailles, e' sostanzialmente
approdato alla riconferma della valutazione espressa da Lenin
nell'ottobre 1914:
"la guerra europea, preparata durante i decenni dai partiti e dai
governi borghesi di tutti i paesi, e' scoppiata. L'aumento degli
armamenti, l'estremo inasprimento della lotta per i mercati della
nuova fase imperialistica di sviluppo del capitalismo nei paesi piu'
avanzati, gli interessi dinastici delle monarchie piu' arretrate
dell'europa orientale, dovevano inevitabilmente condurre e hanno
condotto , a questa guerra. Conquistare territori e asservire nazioni
straniere per depredarne le ricchezze, deviare l'attenzione delle
masse lavoratrici dalla crisi politica interna in Russia ( nota
personale del proto. oggi in Europa?), in Germania in Ighilterra e in
altri paesi, scindere le masse lavoratrici abbindolarle mediante
l'inganno nazionalistico e distruggerne l'avanguardia allo scopo di
indebolire il movimento rivoluzionario del proletariato, ecco l'unico
effettivo contenuto, il significato e la portata della guerra
mondiale"
Sempre da "storia d'Italia
Ma se su un piano generale, questa impostazione trova non trova piu'
grandi opposizioni, il discorso cambia quando lo sguardo si punta
sull'Italia, per la quale ancora oggi vi e' da parte di molti una
certa resistenza ad ammettere che interessi e spinte di tipo
"imperialistico" abbiano avuto una funzione decisiva nel far uscire il
paese dalla neutralita'. Non si tratta soltanto di una difficolta' di
ordine storiografico. Se a lungo si e' potuto parlare del
completamento dell'unita' nazionale come obiettivo da parte
dell'Italia, di "quarta guerra d'indipendenza", (con tutte le
bardature e le mistificazioni risorgimentalistiche del caso) cio' e'
avvenuto perche', come ha osservato Federico Chabod, "la politica
italiana nel 1915 fu una politica stile 1866, nel senso che fu
indirizzata e condizionata da tutta una serie di orientamenti volti a
ritagliare, nell'ambito della generale gurrra imperialistica, una
specifica guerra italiana contro l'Austria-Ungheria, che, sebbene
avesse pure connotati decisamente "non" risorgimentali (come
testimoniano gli acuti contrasti insorti fra i due paesi a propostito
della penetrazione nei Balcani e perfino nell'Anatolia), poteva
agevolmente essere presentata sotto tali vesti, rendendola quindi piu'
accettabile all'interno e all'estero. (passim) "le tappe della
politica estera italiana sembrano state assai piu' profondamente
segnate da alcuni interessi di fondo che si erano venuti enucleando
con chiarezza negli anni precedenti. L'entrata in guerra della Russia
e della Francia aveva fatto assumere fin dall'inizio tutt'altro
aspetto alla guerra apertasi con l'ultimatum dell'Austria alla Serbia
e aveva messo in discussione e in pericolo quel faticoso e precario
dosaggio di influenze nel bacino orientale del Mediterraneo che era
stato negli ultimi tempi al centro delle preoccupazioni Italiane, come
dimostravano anche gli articoli sottoscritti nel 1913 per il
coordinamento navale tra le flotte della triplice e il perfezionamento
delle intese militari italo-tedesche in funzione antifrancese agli
inizi del 1914.
Il capitolo tratto dalla storia d'Italia ed. Einaudi, parte terza e'
intitolato: La "grande guerra" e l'agonia dello Stato liberale il
capitolo 1 "tra neutralita' e intervento.
"guerra se avvenga, della quale non avra' esempio la storia: dopo la
quale l'Europa rischia di divenire un compiacente morto alla merce'
dell'America e dei popoli dell'estremo Oriente... ma e' guerra da
lungo voluta: e fiumi di sangue scorreranno e dalla guerra verranno,
chiunque sia il vincitore, questi due effetti: miseria e rivoluzione"
pagina 1977 autore Ferdinando Martini.
buona notte.