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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Gaetano - 9 agosto 1995
Risposta: Gull, Palazzolo

(Vari messaggi in questa e altre conferenze)

A P.Gull e L.Palazzolo:

Quasi nessuno si occupa di voi: poche, se non sbaglio, le risposte polemiche ai vostri interventi. Tanti invece gli interventi che segnalano (certo inadeguate) iniziative che alcuni militanti stanno producendo sulla questione ex-yugoslava. Tante le prese di posizione di Pannella, i comunicati di Dupuis, i comunicati di "Don Vito".

Al solito, chi sa, fa; e chi non sa, insegna; e chi non sa insegnare, fa il giornalista... magari a Radio radicale.

Nel 1978, il consigliere comunale di Trieste Marco Pannella cominciava il suo primo intervento in quel Consiglio con le parole "Noi sloveni, noi croati..." rischiando l'aggressione da parte dei missini.

Nel 1985, "per la Yugoslavia nella Comunità europea" Bertè, Donvito, Dupuis, Tamburi e altri militanti distribuivano clandestinamente da Lubiana a Belgrado decine di migliaia di volantini, e finivano arrestati ed espulsi.

E ancora due anni più tardi, durante l'amichevole di calcio Yugoslavia-Italia, altri militanti esponevano allo stadio di Spalato uno striscione con lo stesso slogan: arrestati ed espulsi.

Tra questi episodi eclatanti, tra una manifestazione e un'azione diretta e l'altra, alcuni pochi coglioni versavano 1000 lire al giorno per consentire che un Partito, radicale, antimilitarista, noviolento, antiproibizionista e laico, diventasse "transnazionale": Democratici di tutto il mondo uniamoci! perché "i fantasmi del secolo" stanno tornando, perché dobbiamo affermare "il diritto alla vita e la vita del diritto". Facevamo (e continuiamo a fare) cose molto lontane dagli alti cieli dell'ideologia politica: costituire indirizzari, spedire lettere, stabilire e mantenere contatti, andando "oltrecortina", con alle calcagna gli agenti della polizia segreta, di volta in volta quella di Ceaucescu o di Gorbaciov, ieri, e di Eltsin oggi.

E nel 1991, nella Croazia assediata, mentre i cannoni di Milosevic bombardavano l'ospedale di Vukovar, il Partito radicale teneva a Zagabria il suo Consiglio federale; ospitando le madri serbo-croate che avevano allora costituito il "Bedem Ljiubavi", "Bastione dell'Amore" - che non ha retto alla "realpolitik" europea, all'indifferenza e all'assenza. Eravamo a Zagabria anche per sostenere, nella politica croata, posizioni diverse da quelle di Tudjiman; così come oggi sosteniamo la posizione del presidente Siladzic, contro tutto quel che congiura a spingere anche i bosniaci all'affermazione della mono-etnicità...

Così Pannella e Dupuis, Cicciomessere e altri compagni erano sul fronte di Osjiek, e la Bonino a Belgrado, a Capodanno 1992; la radio di guerra croata diffuse la notizia e dall'altra parte del fronte, settesoldati attraversarono le linee e si costituirono disertori per iscriversi a quel Partito, radicale, nelle mani del comandante di Osjiek, anche lui iscritto. Questa è la nostra storia, e la nostra storia è la storia di un nostro compagno, Momcilo Vukasinovic:

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AGORA': CONFERENZA PARTITO RADICALE

1266, 29-Feb-92, 10:19, I-----, 3548, S.Ottoni, HR, Zagreb

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la morte di momo

CROAZIA: "APPRENDIAMO CON DOLORE LA NOTIZIA DELLA MORTE DEL NOSTRO COMPAGNO MOMCILO VUKASINOVIC, UCCISO SUL FRONTE CROATO DURANTE LA GUERRA."

Zagabria 26.2.92 - Dichiarazione di Sandro Ottoni, consigliere federale PR.

" Sono venuti ieri a visitarci in sede a Zagabria alcuni giovani radicali di Bjelovar. Da loro abbiamo appreso con dolore la notizia dell'uccisione sul fronte croato, in dicembre, di Momcilo Vukasinovic, nostro compagno e iscritto molto attivo. Lui stesso aveva convinto questi suoi amici ad iscriversi al partito radicale negli anni scorsi.

A loro spese, dopo la sua morte, hanno pubblicato una raccolta di racconti di Momcilo che recava, oltre ad una sua foto ad una riunione di radicali a Bjelovar, una lettera scritta ad una amico. Penso che sia doveroso far conoscere questo scritto, come testimonianza ed in memoria di un caro amico, di un radicale serbo in Croazia, che ha dato la sua vita per un ideale di giustizia e di libertà."

Lettera di Momcilo Vukasinovic a Drazen B.:

Bjelovar, 13.ottobre 1991

Ciao,

mi sento un po' scemo. Non so nemmeno cosa vorrei scrivere. Per essere sincero, spero che non succeda proprio a me e spero che tu non legga questo senza di me, ma...

Spero di non sembrare troppo melanconico. Vedi, vorrei spiegarti perché sono entrato "attivamente" in questo macello. Sai, quello, volontari ecc...

Per dirti la verità non perdonerò mai a loro di avermi costretto a ucciderli. Questo l'ho letto in un libro, e sono d'accordo. Credimi. Devi sapere che non sono un'eroe, sto morendo di paura, ma non posso non partecipare. Non posso crederci, ma è cosi.

Adesso mi è venuta in mente Budapest ed il nostro Partito radicale transnazionale, la lotta per i diritti degli emarginati, per la legalizzazione della prostituzione, per il libero mercato dei narcotici... Poi "Leptir" (La Farfalla, una rivista ndt.) e tutto il resto. Un mondo diverso, come hai detto. Le parole dei "cantinieri" (i rifugiati che vivono nelle cantine, a causa dei bombardamenti, ndt).

Ti lascio tutti i miei racconti (nessuno potrebbe capire cosa significavano per me e perché li ho scritti). Odio gli oscuramenti, un essere umano si sente male in queste situazioni innaturali. Non riesco a concepire un'unica frase intelligente. Per questo a volte divento cattivo. D'altra parte non posso rimanere a casa, aspettando non so che cosa.

Devo essere attivo, devo andare nelle prime linee. Si dice che ognuno sceglie la propria via, io ho scelto la mia, e che sia quel che sia.

Voglio che tu sappia che ho desiderato da sempre un' Europa senza frontiere con rispetto dei diritti dell'individuo, prima di tutto. Io non sono croato, ma la mia patria è la Croazia. Sono serbo di origine, della settima o dell'ottava generazione in Croazia. Non mi vergogno di questo. Non rinnegherò mai il mio nome e le mie origini. Mi dispiace che combattiamo proprio contro i serbi, ma non posso farci niente. La mia opinione è che combattiamo contro lo stalinismo piu' arretrato. In fin dei conti, loro hanno mandato i carroarmati, contro i loro studenti nel marzo dell'anno scorso.

Non voglio più "rompere" con le mie opinioni su questa guerra. Spero che tu capisca bene cosa voglio dire. Non si tratta di giustificazione, io non ho bisogno di giustificarmi davanti a nessuno - voglio solo confermarti quello che già sai.

Spero che "Leptir" voli ancora ed io ti manderò altri miei racconti, se questo sarà possibile. Forse con altri motivi e temi, se sopravviverò, si capisce.

Ciao, e non rimproverarmi.

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Anche quando siamo divenuti 30.000, iscritti al Partito radicale, eravamo sempre troppo pochi, buoni ma pochi, e come dice Pannella, "se i buoni sono pochi, i cattivi vincono".

Il 26 luglio scorso ero in Piazza Navona e mi veniva da vomitare. Tutta la brava sinistra di buoni sentimenti a buonissimo mercato proponeva e propone latte in polvere e pannicelli caldi ("Beati i costruttori di pace"!) e sul terreno, da quattro anni, violenza, stupri, eccidi, fosse comuni. E il "buon" Badaloni, lo scout, che dichiarava "Si trovi una soluzione, la meno traumatica, magari, ma la si trovi".

Sì proprio così: il suo grande atto di coraggio era di chiedere "la soluzione meno traumatica". Ma quale? Questo il Badaloni non sapeva dirlo, e Prodi nemmeno, e gli altri; ma che la proposta della Bosnia nella Unione Europea fosse "prematura", questo senz'altro.

"L'Occidente si occupa dell'aiuto umanitario perché non ha il coraggio di affrontare una politica di promozione della democrazia e della pace" (Emma Bonino); il che comporta necessariamente "la guerra" ai regimi dittatoriali.

Per costruire la democrazia sul pianeta dobbiamo costruirne il diritto. Abbiamo ottenuto l'istituzione del Tribunale internazionale sui crimini nella ex-Yugoslavia: un tribunale che esclude la pena di morte. Vogliamo un Tribunale permanente delle Nazioni Unite. Sono queste (alcune delle) cose che portano tremila novecento e forse poco più persone, ad oggi, ad iscriversi al Partito, radicale, transnazionale, transpartito, libertario, nonviolento. E basta? Bastano? No, non basta; non bastano, non bastiamo. "Ci sono tante altre cose da fare. Vorremmo poterle fare"...

Non chiedo a te, Gull, nè a te Palazzolo, "dove eravate, allora" - alla lettera, non me ne frega un cazzo.

Vedo dove siete ora e mi basta.

Il nostro dolore, la nostra rabbia sono tremendi, insopportabili. Il nostro pianto non ha più lacrime. Le nostre urla sono silenzio. Siamo bosniaci, siamo croati, siamo serbi oppressi, governati da sadici macellai. siamo italiani... e il Ministro che ci rappresenta agli Esteri ha il nome e il cognome di una parente stretta di quell'Avvocato che in Serbia ha affari e interessi di svariate centinaia di miliardi; un Ministro che dI Milosevic dice "E' una persona molto ragionevole".

In mezzo alle granate che ci portano via la luce degli occhi, insieme alle coltellate che ci tagliano la gola, agli stupri... ci sono anche le vostre piccole, meschine cagatine telematiche... tele-emetiche.

"Ma l'amor mio non muore".

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(Vari messaggi in questa e altre conferenze)

A P.Gull e L.Palazzolo:

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