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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Hands - 21 agosto 1995
Concluso il tour di Nessuno tocchi Caino
articolo per l'Opinione di domani

di Alessandra Filograno

Sono le 11 di lunedì 21 agosto quando davanti a Montecitorio arriva, per la conferenza stampa di chiusura del giro d'Italia contro la pena di morte, il camper di Nessuno tocchi Caino. Seimila chilometri percorsi lungo quasi tutta Italia per l'iniziativa delle 100 Città contro la pena di morte. 20.000 firme raccolte, 39 città e 100 amministrazioni locali che hanno aderito all'iniziativa sono le cifre del bilancio finale del tour abolizionista. "Un risultato positivo - ha spiegato Sergio D'Elia, segretario dell'associazione - . In ogni tappa del tour abbiamo incontrato sindaci, presidenti di regione, di provincia, che hanno aderito alla campagna per l'abolizione della pena di morte, attraverso una mozione da approvare in consiglio". E proprio nei giorni in cui il camper di Nessuno tocchi Caino girava l'Italia attraverso i palazzi comunali, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione che impegna il Governo a chiedere alle Nazioni Unite una moratoria delle esecuzioni capitali. "Vogliamo giungere - ha spiegato

D'Elia - ad una sospensione universale delle esecuzioni di cinque anni, prima dell'abolizione. E alla fine vogliamo che si aggiunga, nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la frase: Nessuno Stato puo' disporre della vita dei propri cittadini." Sono questi gli obiettivi su cui si sta muovendo Nessuno tocchi Caino, lega internazionale di cittadini e di parlamentari nata da una campagna promossa dal Partito radicale e fondata nel 1993 a Bruxelles insieme a Mariateresa Di Lascia. Fu proprio la scrittrice, Premio Strega '95 con Passaggio in ombra, a volere dare all'associazione questo nome. Nella Bibbia c'è scritto, secondo le piu' recenti traduzioni, che Dio pose a Caino un segno perchè non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. E questo sottolinea uno spirito di giustizia non vendicativo, ma tollerante, e rafforza il "no" biblico alla pena capitale. E la radiografia che i partecipanti al tour abolizionista delineano è quella di un Paese, l'Italia, meno sensibile alle lusinghe di un giustizial

ismo che crede nel valore della pena di morte. Anche se come sottolinea D'Elia "l'Italia è meno forcaiola di alcuni suoi rappresentati politici che a seguito di fatti di sangue, come quelli recenti della Sardegna, chiedono il ripristino della pena capitale. Pur senza voler criminalizzare nessuno, va detto che queste persone compiono un atto di leggerezza, di irresponsabilità e di ignoranza nei confronti della legge italiana: come rapprentanti del popolo dovrebbero sapere che l'Italia ha compiuto un passo irreversibile contro la pena capitale, quando ha ratificato il secondo protocollo al patto internazionale dei diritti civili e politici. E' vero, invece, che la pena di morte rappresenta un corto circuito del sistema della giustizia. La si invoca quando questa non funziona. E', insomma, la risposta sbagliata a legittime richieste di giustizia".

Intanto mentre la fatica dei seimila chilometri percorsi si fa sentire sull'equipaggio composto oltre che da D'Elia e da chi scrive anche da Emilio Vesce, già assessore della Regione Veneto e membro del consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino, da Stefano Simoni e Mauro Rossi, militanti abolizionisti, l'iniziativa che ha visto coinvolte le amministrazioni locali continua. Entro settembre si prevede di raddoppiare le adesioni raccolte.

 
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