Bruxelles, li 2 ottobre 1995
Caro amico, caro iscritto al Partito Radicale,
a cinque mesi dal nostro ultimo congresso vorrei fare con te il punto della situazione: uno sguardo sulle iniziative e i primi obiettivi conseguiti ma anche sulle difficoltà gravissime alle quali andiamo incontro. La prima parte di questa lettera, della cui lunghezza mi scuso anticipatamente, illustra quanto abbiamo realizzato in questi mesi; la seconda descrive le iniziative possibili; nella terza parte vorrei farti partecipe dei problemi che dobbiamo affrontare nell'immediato.
INIZIATIVE REALIZZATE E AVVIATE FINO AD OGGI
* Al Parlamento europeo
Grazie al piccolo ma agguerrito gruppo transpartitico di deputati iscritti al PR, abbiamo ottenuto l'approvazione parlamentare di documenti particolarmente importanti. Tra questi:
- una risoluzione, da molti definita "rivoluzionaria", sul rispetto dei diritti umani in Tibet. Con il solo precedente del Congresso americano, un Parlamento condanna senza mezzi termini l'invasione e l'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese, e non piú solamente le violazioni dei Diritti dell'Uomo;
- una risoluzione sul virus Ebola e sulle "pandemie" nella quale, per la prima volta, un Parlamento affronta la sempre piú urgente questione, individuando e presentando risposte concrete;
- una risoluzione sul finanziamento dei Tribunali "ad hoc" sulla ex Jugoslavia e sul Ruanda e sulla istituzione del tanto auspicato Tribunale Penale Internazionale Permanente. Il PE dà un mandato molto preciso alle Istituzioni dell'Unione e agli Stati membri perché assumano tutte le opportune iniziative in seno alle Nazioni Unite affinché i Tribunali "ad hoc" siano dotati dei mezzi per lavorare e il Tribunale Permanente - senza ulteriori indugi - venga costituito dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella Sessione 1995;
- a fine luglio, su iniziativa di Marco PANNELLA, la Commissione esteri del PE ha votato una mozione di indirizzo politico sulla questione della Bosnia-Erzegovina nella quale, per la prima volta, c'è la denuncia esplicita degli aggressori.
Oltre a presentare questi testi legislativi abbiamo anche prodotto iniziativa attraverso decine di interrogazioni, grazie soprattutto al lavoro dell'eurodeputato Gianfranco DELL'ALBA. In ogni sessione siamo intervenuti sul tema della ex Jugoslavia, ma anche su cose piú circoscritte ma non meno importanti come, per esempio, le aggressioni subite a Mosca dai due militanti del PR Nikolaj KHRAMOV e Serguej VORONTSOV.
* Bosnia-Erzegovina.
Sempre dal Parlamento Europeo e in particolare con una lettera sottoscritta da una ventina di eurodeputati ed indirizzata al Primo ministro bosniaco, Haris SILAJDZIC, abbiamo lanciato un'iniziativa per l'adesione immediata della Bosnia-Erzegovina all'Unione europea. Con Sandro OTTONI ci siamo recati a Sarajevo, presentando il documento degli europarlamentari e la proposta sia al primo ministro, sia a diversi membri della presidenza collegiale della Repubblica, sia al presidente del Parlamento.
Di fronte al vivo interessamento dei nostri interlocutori ma anche ai loro legittimi timori di vedere la loro eventuale domanda di adesione "snobbata" da una Unione europea che nei loro confronti non aveva certo dimostrato particolare coraggio e apertura, di ritorno a Bruxelles e a Zagabria abbiamo immediatamente sottoposto la proposta - sotto forma di appello - alla firma dei parlamentari "nazionali" di vari Paesi d'Europa. Le adesioni si sono rapidamente moltiplicate, fino ad arrivare a quasi 600, provenienti da oltre 30 Paesi.
A maggio, raccogliendo l'input da una lettera che il presidente del Parlamento bosniaco Miro LAZOVIC ha a sua volta indirizzato ai colleghi parlamentari, abbiamo rilanciato l'iniziativa. A giugno, visto che i consensi aumentavano mentre i mass media restavano silenziosi, abbiamo tentato di renderla pubblica, in occasione del Vertice dei capi di Stato e di governo di Cannes, acquistando pagine su "Le monde" e "Oslobodjenje", il maggiore quotidiano di Sarajevo. Qui abbiamo avvertito tutto il peso delle nostre difficoltà, la scarsezza degli iscritti e simpatizzanti: non siamo infatti riusciti a reperire i fondi necessari, e il progetto è fallito.
Ad agosto c'è stato il pericolosissimo tentativo di alcuni parlamentari bosniaci di introdurre un emendamento costituzionale che avrebbe riservato la presidenza della Repubblica ai soli Musulmani; a questa iniziativa, che avrebbe fatto degenerare ancor piú la situazione nell'intera ex Jugoslavia, rispose subito il primo ministro SILAJDZIC, presentando immediatamente le sue dimissioni. Pur nel vuoto quasi assoluto dovuto alle vacanze parlamentari, abbiamo organizzato la spedizione ad alcune centinaia di parlamentari europei e nazionali di una lettera-fax che sollecitava l'appoggio al Presidente del parlamento bosniaco, LAZOVIC, perché respingesse il tentativo di distruggere, anche in Bosnia, il secolare modello multietnico e multirazziale.
* Riconoscimento del PR da parte dell'ONU
Un grande successo d'immagine e di prospettiva per la crescita del progetto transnazionale ci è venuto, nel maggio scorso, dal riconoscimento ottenuto dal Partito Radicale Transnazionale quale Organizzazione Non-Governativa (ONG) di prima categoria presso le Nazioni Unite, con diritto di presentare mozioni e con status consultivo presso il Segretario generale. La procedura del riconoscimento, avviata durante la segreteria di Emma BONINO, si è potuta concludere positivamente, grazie in particolare alla tenace attività svolta da Marino BUSDACHIN dalla sede di New York. Il Partito Radicale è l'unico partito al mondo ad aver ottenuto tale status. Non si tratta solo di una questione di prestigio, ma di un ruolo che ci consentirà, se ne avremo la forza, di assumere iniziative, di formulare progetti, ecc., da sottoporre all'Assemblea mondiale dei popoli. Utilizzeremo questo "privilegio" per lavorare al rafforzamento e alla democratizzazione delle Nazioni Unite.
* Tribunale internazionale
Il "Comitato ad hoc" delle NU incaricato di ultimare il progetto di statuto del Tribunale Penale Internazionale Permanente ha concluso i suoi lavori alla fine di agosto. Sebbene non del tutto soddisfacenti perché vaghi in alcune conclusioni, i risultati complessivi sono da giudicare positivamente. Toccherà ora al Sesto Comitato dell'Assemblea Generale delle N.U., dal 28 ottobre prossimo, quando riprenderà i suoi lavori, sciogliere i problemi rimasti ancora sospesi. Ma soprattutto sarà compito del Sesto Comitato prendere o meno la decisione, da noi fermamente auspicata e sostenuta con ogni determinazione, di istituire il "Comitato preparatorio" della Conferenza Plenipotenziaria istitutiva del Tribunale da tenersi già nel 1996. Nella crisi mondiale del diritto, non c'è certo tempo da perdere.
* Libertà per il Tibet
A fine maggio, abbiamo partecipato a Vilnius, con Piero VERNI, presidente dell'Associazione Italia-Tibet, e Massimo LENSI, alla seconda Conferenza mondiale dei parlamentari per il Tibet. I lavori, ai quali hanno partecipato un centinaio di parlamentari di oltre 20 paesi, sono stati l'occasione di diversi incontri, in particolare con Samdhong RIMPOCHE, presidente del Parlamento tibetano in esilio, e Tempa TSERING, segretario per gli affari esteri e l'informazione del governo tibetano in esilio.
Appena ottenuto il riconoscimento delle Nazioni Unite, sollecitati dagli amici tibetani, abbiamo presentato nella Commissione per i diritti umani delle NU uno "statement" [dichiarazione] sulla situazione in Tibet.
A fine luglio, insieme a Piero VERNI, abbiamo incontrato a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, il DALAI LAMA, Samdhong RIMPOCHE, Tempa TSERING, nonché diversi dissidenti tibetani fuggiti dal Tibet dopo lunghi anni di carcere, e assieme a loro abbiamo potuto definire le priorità d'azione del PR per i prossimi mesi.
Infine, Paolo PIETROSANTI, Marina SISANI e Francesco PULLIA, di Terni, hanno lavorato per fare ottenere il massimo risultato alla visita in Italia del Presidente del Parlamento in esilio, Samdhong RIMPOCHE. In una conferenza-stampa, il 21 settembre, il Presidente tibetano ha fatto un resoconto dei suoi incontri con i vice-presidenti della Camera e del Senato e con l'Ufficio di Presidenza della Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Vi hanno anche partecipato sei deputati già impegnati nella costituzione di un intergruppo per il Tibet e nella presentazione di una mozione parlamentare.
* Abolizione Universale della Pena di Morte
Sul fronte dell'abolizione della pena di morte, s' è svolto durante il mese di agosto un "Giro d'Italia", organizzato dall'Associazione "Nessuno Tocchi Caino", che ha consentito all'Associazione di prendere contatto e discutere il tema con sindaci e autorità di un gran numero di città italiane. L'iniziativa - intitolata appunto "10 Paesi, 100 città, 100.000 firme contro la pena di morte" - seppur solamente italiana in questa fase, ha individuato e raccolto ampi consensi intorno alla proposta del PR e di "Nessuno Tocchi Caino", l'Associazione co-fondata da Maria Teresa Di Lascia, per la moratoria sulle esecuzioni entro il 2.000.
A luglio, grazie al conferimento del Premio Strega -uno dei piú illustri riconoscimenti letterari italiani- al romanzo "Passaggio in ombra" di Maria Teresa DI LASCIA, già deputata del PR - che ci ha lasciati proprio un anno fa - gli obiettivi del Partito Radicale e di "Nessuno Tocchi Caino" sono stati occasione di dibattiti nei quali è intervenuto Sergio D'ELIA, segretario dell'Associazione.
* Antiproibizionismo sulle droghe
In maggio, preoccupati per la crescente pressione di alcuni Paesi dell'Unione europea nei confronti del governo olandese perché receda dall'approccio tollerante alla questione droga, insieme agli amici del "Drugs Peace Institute" di Amsterdam abbiamo realizzato manifestazioni di sostegno al governo di Amsterdam di fronte ad una cinquantina di consolati in oltre 20 paesi. Purtroppo, sembra che il nostro sforzo non sia bastato, e che questo piccolo baluardo di tolleranza e di sperimentazione antiproibizionista sia in parte caduto.
Maurizio TURCO, Michel HANCISSE, Patrice AUDIBERT e Begoña RODRIGUEZ, hanno comunque realizzato e diffuso i due primi numeri di un'Agenzia mensile d'informazione e d'azione per la legalizzazione delle droghe, con l'obiettivo di arrivare tra qualche mese a fondare, sul modello del Coordinamento Radicale, un'Associazione Europea Antiproibizionista. Sarebbe un grosso passo avanti nella crescita dell'antiproibizionismo.
Sempre sul fronte antiproibizionista, è stata realizzata una brochure sull'antiproibizionismo che, in un'ottantina di pagine, fornisce i principali argomenti a favore dell'abbandono della catastrofica politica proibizionista attuale e dell'instaurazione di una politica di regolamentazione delle droghe. La brochure - oggi disponibile in italiano grazie al contributo del CoRA italiano e del Movimento dei Riformatori - sarà stampata anche, appena avremo trovato i soldi, in francese, inglese, russo e spagnolo e successivamente in altre lingue del centro-Europa.
* Lingua internazionale, democrazia linguistica
A giugno, sollecitato da Giorgio PAGANO, segretario dell'ERA (Associazione Radicale Esperantista), Gianfranco DELL'ALBA ha avviato al PE un'iniziativa per la creazione di un osservatorio linguistico europeo.
Sempre su questo fronte abbiamo visto moltiplicarsi le iniziative, prevalentemente italiane, per l'insegnamento dell'esperanto nelle scuole elementari. Esse hanno ottenuto notevoli successi. Si tratta ora di "transnazionalizzarle".
* Per la Turchia nell'Unione europea
In seguito all'appoggio dato da oltre 90 parlamentari turchi all'iniziativa per l'adesione immediata della Bosnia all'Unione, per riallacciare preesistenti rapporti con deputati e iscritti turchi al PR ma anche per stabilire ulteriori contatti in questo importantissimo Paese d'Europa - per l'Europa e per la lotta per un Islam tollerante - Massimo LENSI e Michele BOSELLI si sono recati ad Ankara dove si sono incontrati con ministri e parlamentari. Stiamo già lavorando sulle loro relazioni per gettare le basi di ulteriori passi e iniziative.
* Comunicazione.
La povertà dei nostri mezzi ha fatto sí che dal Congresso dell'aprile scorso abbiamo potuto inviare ad iscritti e simpatizzanti del PR solo tre numeri del Bollettino di informazione e azione "Transnational" (primi di maggio, primi di giugno e metà giugno).
Abbiamo cosí pensato di utilizzare meglio i mass media, impostando una strategia di piú regolare produzione di comunicati stampa. Dal Congresso in poi abbiamo diffuso circa 50 comunicati. Pochi sono stati pubblicati, integralmente o parzialmente, nella maggiore parte dei Paesi (in primo luogo in quelli d'Europa Occidentale, con parziale eccezione dell'Italia), ma l'iniziativa ha aperto alcune "brecce" nel muro del silenzio all'Est (pensiamo alla Polonia) mentre c'è la conferma di una certa attenzione in alcuni mass media russi, ucraini, albanesi, croati, bulgari, statunitensi.
E' una tendenza nuova, interessante, che va esplorata con perseveranza. Il comportamento largamente censorio dei mass media non è - certo - un fatto nuovo né un fatto solo "nostro". Lo conosciamo anzi assai bene, ed è una delle piú importanti sfide che dobbiamo affrontare come partito transnazionale e transpartito.
QUALI INIZIATIVE PER IL PROSSIMO FUTURO ?
* Libertà per il Tibet
Non ci mancano certo i progetti per contribuire alla difficilissima battaglia dei nostri amici Tibetani per fermare la tragedia in corso nel loro Paese. Sul fronte "parlamentare" stiamo diffondendo in oltre 30 parlamenti dell'Europa centrale, occidentale e orientale una proposta di mozione modellata sulla risoluzione adottata dal Parlamento europeo. Intorno all'iniziativa vorremmo anche tentare di costituire, a partire dagli intergruppi parlamentari esistenti e da altri da costituire, un vero e proprio "intergruppo parlamentare transnazionale".
Sul fronte "militante" abbiamo concordato con gli amici del governo tibetano in esilio di fare del 10 marzo prossimo, anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959, un giorno di mobilitazione europea e, se possibile, anche americana, incentrato su una grande manifestazione a Bruxelles (e magari anche a New York) dove riunire quanti in Europa (e in America) sono impegnati per la libertà del Tibet.
In vista della manifestazione stiamo lavorando al coinvolgimento di sindaci del mondo intero, proponendo loro di aderire ad un appello per la libertà del Tibet e di impegnarsi a issare e a far sventolare il 10 marzo la bandiera nazionale tibetana sulla sede del loro Comune. Dal Campidoglio a New York alla Mairie de Paris, potrebbe essere un "evento" efficace, di grande visibilità per milioni di persone.
E, in preparazione di quella data, stiamo anche cercando di organizzare audizioni sulla situazione in Tibet sia nel Parlamento europeo sia in diversi parlamenti nazionali. Le audizioni sarebbero un'eccezionale opportunità per far intervenire ex prigionieri politici tibetani, esperti giuridici, medici, ecc., e quindi per fornire informazioni sulla tragica realtà del Paese asiatico.
* Antiproibizionismo
Il diffondersi, ormai esponenziale, del flagello della droga, ci impone di dare rinnovato vigore alla campagna per la regolamentazione delle droghe. L'obiettivo, individuato da piú di due anni, ci è chiaro: giungere alla "denuncia" delle Convenzioni internazionali sulle quali poggia l'edificio proibizionista. Sono esse a fornire il fondamento giuridico alla cosidetta "guerra alla droga", la folle guerra che ha assorbito e assorbe tuttora miliardi di dollari senza aver minimamente intaccato il flagello che sostiene di voler battere. Il termine "denuncia" - si badi bene - è qui usato in accezione rigorosamente tecnico-giuridica, non moralistica o giornalistica. La "denuncia" delle Convenzioni di cui noi parliamo equivale infatti alla loro "decadenza", al loro abbandono o alla loro radicale modifica da parte dell'ONU e quindi degli Stati.
Anche in questo campo i mass-media, con rare eccezioni, non hanno né fornito ai cittadini l'informazione né, soprattutto, hanno mai esposto le tesi - quella proibizionista e quella antiproibizionista - che si contrappongono sul come affrontare questa tragedia, che è tragedia non solo per i tossicodipendenti, ma - ricordiamolo - per la stessa democrazia: sempre piú la società vede la corruzione o la paralisi prendere il posto dell'efficienza e del diritto in settori vitali: la polizia, la giustizia, le amministrazioni doganali, l'informazione, la politica, la finanza, l'economia, l'immobiliare, l'industria...
Che potevamo fare, con gli scarsissimi mezzi a nostra disposizione? Abbiamo scelto, pensiamo, il meglio possibile, realizzando uno strumento informativo agile, poco costoso, che possa dare ai cittadini come anche agli operatori della giustizia e della polizia, ai medici come ai politici, temi, spunti, suggerimenti, argomenti; quelli, per lo piú nascosti o deformati, che militano a favore di un'immediata regolamentazione delle droghe. Appena le risorse ce lo consentiranno, vorremmo tentare di mettere a disposizione dei parlamentari del maggior numero di Paesi una "bozza" di mozione attraverso la quale chiedere ai governi di depositare gli strumenti giuridici idonei a promuovere la "denuncia" delle Convenzioni internazionali di cui abbiamo parlato sopra.
Queste iniziative di informazione e di pressione parlamentare non sono certamente sufficienti. Con ogni probabilità dovremo studiare, sul modello dell'azione compiuta l'agosto scorso dagli amici Riformatori italiani (che comunque seguiamo attentamente nei suoi sviluppi, per comprenderne tutti i meccanismi e le potenzialità), iniziative di disobbedienza capaci di imporre all'attenzione dell'opinione pubblica l'urgenza di abbandonare la strada del probizionismo e di incardinare un passaggio rapido alla regolamentazione, sia a livello internazionale con la modifica delle Convenzioni, sia a livello nazionale con provvedimenti legislativi ad hoc.
* Abolizione Universale della Pena di Morte
Stiamo tentando di ricostituire, all'interno dell'ONU, uno schieramento di Paesi che, a partire dalla Francia, dalla Spagna, dall'Italia e da altri Stati europei, sia in grado di ripresentare al voto dell'Assemblea Generale - nella sessione in corso - l'introduzione di una moratoria universale sulle esecuzioni.
Intanto, l'Associazione "Nessuno Tocchi Caino" sta organizzando a Tunisi un Convegno nel quale verrà affrontato il tema della pena di morte nei Paesi islamici. A dicembre, a Strasburgo, si terrà il secondo Congresso di "Nessuno Tocchi Caino".
* Tribunale Penale Internazionale Permanente
Sul fronte della giustizia internazionale - come su quello dell'abolizione della pena di morte - stiamo lavorando alla costituzione di un nucleo di Paesi che faccia blocco all'interno delle Nazioni Unite e, nella fattispecie, del Sesto Comitato dell'Assemblea Generale, per impedire che la conclusione dell'iter procedurale per l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale Permanente (cominciato già vent'anni fa...) venga ancora rinviata con argomenti pretestuosi.
Si tratta di preparare il terreno perché il 30 ottobre, quando il Sesto Comitato inizierà i suoi lavori, i Paesi membri partecipanti ai lavori superino le loro divergenze e accantonino le argomentazioni pretestuose, affidando a un Comitato Preparatorio il compito di organizzare senz'altri indugi la Conferenza Plenipotenziaria istituiva, Conferenza che l'Italia - anche grazie al lavoro costante del suo rappresentante, Ambasciatore FULCI - s'è offerta di accogliere.
* Democrazia per Cuba
Francisco CHAVIANO, leader dell'opposizione cubana, attivista della difesa dei diritti dell'uomo, si trova dal 7 maggio 1994 nel carcere di Combinado Punta del Este. Condannato in prima istanza, il 21 aprile 1995, a 15 anni di galera, si sta ora preparando al processo di secondo grado. Dal carcere, Francisco CHAVIANO s'è iscritto al Partito Radicale.
Oltre ad una campagna per la sua liberazione, apertasi con una raccolta di firme su un appello, presenteremo alla prossima sessione del Parlamento Europeo una risoluzione urgente perché venga assicurato a CHAVIANO un processo equo e in particolare, come richiesto da lui stesso, il diritto a scegliersi i propri difensori.
L'obiettivo della liberazione di Francisco ci ha anche messi sulla strada di una campagna perché sia abolito dal codice penale cubano l'articolo sul "vilipendio alla rivoluzione", in nome del quale vengono messi in galera molti difensori dei diritti dell'uomo e militanti per la democrazia.
* Ex Jugoslavia, Bosnia, ...
Dobbiamo prenderne atto: nella ex Jugoslavia ha vinto l'Anti-Europa. Il diritto internazionale ha fallito. Il Partito Radicale è stato una delle rarissime forze politiche, se non l'unica, che ha difeso tenacemente l'Europa della democrazia e del diritto con una battaglia durata oltre 15 anni prima per la Jugoslavia poi per le Repubbliche che ne sono nate. Era una linea di responsabilità della politica europea innanzitutto verso se stessa. Hanno prevalso la pulizia etnica e il compromesso con i criminali di guerra, nascosti dietro ad accordi internazionali celebrati in pompa magna.
Dietro alla riconquista croata della Krajina ai primi di agosto, dietro ai recenti bombardamenti delle postazioni serbe intorno a Sarajevo, alla riconquista di città e territori nella Bosnia centrale, emerge il realizzarsi di un piano fatto a tavolino sotto la guida degli americani e con la benedizione degli europei, un piano che - de facto - sancisce la politica di aggressione e di pulizia etnica del presidente serbo MILOSEVIC e implica un'estensione, de facto, di questa politica di "bonifiche" alle parti che le milizie di KARADZIC e MLADIC dovranno cedere alla federazione bosniaca. L'operazione implica lo spostamento di altre decine e decine di migliaia di persone (questa volta per lo più serbe), costrette ad abbandonare le loro terre. E già oggi in Voijvodina e nel Kossovo si vedono i risultati di questi trasferimenti forzati, con migliaia di sfratti e violenze che subiscono e ancor più subiranno le minoranze unghersi, croate, albanesi, rumene, da sempre residenti in queste regioni.
Rimane il Tribunale internazionale sui crimini commessi nell'ex Jugoslavia, alla cui nascita abbiamo decisamente contribuito. Ma dovremo vigilare - e non sarà facile - perché possa continuare ad operare. E' il solo strumento che possa condurre i Serbi, in primo luogo quelli che hanno perso tutto, a capire in quale impresa di morte e distruzione sono stati trascinati; a capire che i loro capi, ora santificati dal negoziato, sono responsabili di una guerra che ha provocato oltre 200.000 morti e tre milioni e mezzo di profughi, una guerra che ha provocato la rinascita di delitti barbarici come il genocidio e lo stupro, che ha visto per quattro anni città bombardate e distrutte.
Ora dobbiamo lavorare perché almeno in ognuna delle Costituzioni degli Stati che usciranno da questi accordi di pace - e affinché la loro durata non sia immediatamente compromessa -, sia inserito un gruppo di articoli (uguali nelle varie Costituzioni) che assicurino alle minoranze, reciproche e non (ai Croati e Musulmani di Serbia come ai Serbi e Musulmani di Croazia, ecc. ma anche agli Ungheresi piuttosto che agli Albanesi, ecc.) un identico status per ciò che concerne i diritti civili.
Dovremo infine lottare, probabilmente contro la stessa dirigenza kossovara (di cui, da tempo, non capiamo più né gli obiettivi, né la strategia) affinché la questione del Kossovo non divenga l'oscuro non detto, o l'agnello sacrificale della pace nei Balcani. E' tempo, anche per la dirigenza kossovara, di far valere la propria voce, di battersi affinché il problema dei diritti umani e, anche, dei diritti civili e politici dei Kossovari sia inserito a pieno titolo nel negoziato di pace, se di una pace duratura si vuole davvero trattare.
Quanto alla nostra proposta per l'adesione immediata della Bosnia all'Unione europea, non possiamo nasconderci che, se verranno effettivamente conclusi questi accordi e questo piano di divisione etnica, essa avrà perso buona parte del suo significato: quello di garantire, all'interno delle frontiere dell'Unione, la continuazione di una Bosnia multietnica e tollerante. Ribadiamo comunque il nostro impegno perché con, attraverso e all'interno dell'Unione europea si possa ricostruire e consolidare la piccola Bosnia e tutte le Repubbliche dell'ex Jugoslavia che confermeranno con le loro Costituzioni ed i loro atti di voler essere a tutti gli effetti democratiche.
* Lingua internazionale - Democrazia linguistica
E' in corso di preparazione una "offensiva informativa" diretta, in un primo tempo, ai parlamentari europei. Prevede, oltre all'analisi dei problemi di comunicazione dell'UE attuali (traduzioni, interpretazioni, costi, ...) e futuri (con l'allargamento dell'UE ad Est), anche la richiesta di adesione all'appello per una lingua internazionale di comunicazione e la richiesta di compilare una "dichiarazione-commento" sul modello di quelle già raccolte al fine di realizzare un primo dossier sulla comunicazione nell'Ue.
* Unione europea
Tutto sembra sin d'ora indicare che la conferenza intergovernativa (CIG) del 1996 non sarà un momento di "grande riforma" dell'Unione europea, del suo funzionamento e dei suoi obiettivi. I rapporti, i documenti preparatori lasciano trasparire invece il consenso degli Stati membri verso modifiche minori al Trattato di Maastricht. La tragedia jugoslava che era stata indicata da tutti come la cartina di tornasole della necessità impellente di dotare l'Unione di una politica estera e di sicurezza comune sembra aver perso, con la "pax americana", ogni drammaticità persuasiva.
In questa nuova ottica stiamo cercando di individuare, in collaborazione con altre forze politiche nazionali e internazionali, iniziative che possano ridare forza a riforme in senso federalista, come la "comunitarizzazione della politica estera e di sicurezza comune", la creazione di una "politica europea degli aiuti umanitari", la creazione di una "gerarchia delle norme" all'interno dell'ordinamento dell'Unione, l'"allargamento ad Est e ad altri paesi democratici del continente", l'istituzione di un "piano energetico europeo".
C O N C L U S I O N I
Come potete vedere, con le nostre scarse forze cerchiamo comunque di fronteggiare un quadro di iniziativa politica a tutto campo, nel quale non mancano né proposte di ampio respiro né progetti di attuazione immediata. Ma se possiamo essere soddisfatti da questo punto di vista non altrettanto si può dire considerando una situazione finanziaria che appare del tutto inadeguata a consentirci di perseguire sia le iniziative che i progetti.
Già al congresso ci era (e ti era) noto che il partito si trova in un grave deficit di bilancio (due milioni di dollari), conseguente all'indebolimento del nostro principale bacino finanziario: le iscrizioni in Italia. Ragioni contingenti legate alla crisi politica italiana ma soprattutto l'approfondimento della trasformazione del partito da "italiano" in "transnazionale", hanno portato alla caduta di questo principale nostro mezzo di autofinanziamento.
La trasformazione di un partito politico essenzialmente nazionale in organizzazione partitica transnazionale è un processo nuovo, rivoluzionario, niente affatto scontato nelle procedure e negli esiti: è, come dicevamo fin dalla nascita dell'idea, una scommessa difficilissima da sostenere e tanto più ardua da vincere.
Ad oggi, la "sopravvivenza" del partito è stata garantita da un totale di circa 4.000 iscritti, di cui circa 3.000 italiani. Ma andare avanti in una pressoché totale mancanza di mezzi è estremamente difficile. Siamo riusciti a realizzare il poco (o molto...) di politica di cui vi ho parlato soprattutto grazie al contributo che dal Parlamento europeo i Riformatori di Marco Pannella, iscritti anche al PR, ci hanno assicurato e assicurano. Lo dobbiamo anche ai poco piú di 300 amici e compagni che hanno deciso di farci e di farsi fiducia, iscrivendosi al PR dopo il Congresso.
Col tesoriere Danilo QUINTO abbiamo dovuto provvedere, immediatamente, ad una drastica prima fase di ristrutturazione, che ha toccato tutte le sedi, da Mosca a Roma, da Budapest a Zagabria, con conseguenze che facilmente potete immaginare rispetto alle nostre capacità di operare politicamente, di sviluppare le nostre iniziative. Ma la gravità della crisi economico-finanziaria ci costringerà assai presto a un secondo turno di misure di ristrutturazione, e dunque a un ulteriore ridimensionamento nella nostra presenza in alcuni Paesi, addirittura alla chiusura, motivata anticipatamente, di alcune sedi dove non abbiamo riscontrato segnali, concreti impegni politici, ma anche finanziari, per la costruzione del partito e il sostegno delle sue battaglie.
Io sono personalmente - e più che mai - convinto dell'assoluta necessità di far vivere e operare partiti transnazionali e transpartitici in grado di agire, sotto il segno della nonviolenza, attraverso le frontiere dei Paesi e delle ideologie. Partiti in grado di rappresentare un'alternativa ai nazionalismi, ai fondamentalismi religiosi, etnici o politici che siano, alle intolleranze e ai conformismi vecchi o nuovi, al prepotere dei mass media, il nuovo clero del nostro tempo, arrogante, onnisciente, che decide cio' che è importante, cio' che e vero e cio' che esiste, e tutto piega alle sue verità.
L'impresa è ardua e immensa. Non meno di ieri. Non so se potremo farcela, non so se avremo la forza e l'intelligenza di conseguire qualche vittoria su fronti la cui esemplarietà credo sia chiara a tutti. Non lo so. So solo che insieme, e anche con la forza che ci dà il ricordo di coloro chi ci hanno lasciati mentre stavano lottando con noi - come Izet MUHAMEDAGIC, Andrea TAMBURI, Maria Teresa DI LASCIA e molti altri -, possiamo, dobbiamo, tentare ancora. E' la prima scommessa da vincere.
Un caro saluto e buon lavoro.
Olivier DUPUIS
Segretario del Partito Radicale