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Partito Radicale Hands - 16 ottobre 1995
SARAH BALABAGAN SALVA »PER PIETA' E DIPLOMAZIA
Sarah Balabagan avrà salva la vita? La famiglia dell'uomo ucciso dalla giovane filippina a Abu Dhabi rinuncia alla condanna. La notizia rimbalza alla conferenza panaraba sulla pena di morte.

da Tunisi Emanuele Giordana (Lettera 22) - Il Manifesto 15.10.1995

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Nessuno tocchi Sarah. L'ombra della giovane adolescente filippina si allunga dagli Emirati Arabi - dov'è detenuta in attesa dell'ultima parola dell'emiro - sino alla sala congressi di un albergo tunisino dove ha luogo la prima conferenza panaraba per l'abolizione della pena di morte, organizzata dalla Lega »Nessuno tocchi Caino .

E questa volta Caino ha gli occhi e le fattezze di una giovanissima ragazza asiatica accusata dell'omicidio del suo violentatore e condannata a morte dal processo d'appello. Grazie alle pressioni internazionali (e dello stesso presidente filippino Fidel Ramos, che però ha appena introdotto nell'arcipelago la pena di morte) l'emiro Sheik Zaid Bin Sultan al Nahayan è intervenuto nel caso e l'ha avocato a sé. Ha indotto la famiglia dell'ucciso a perdonare, »in accordo con il principio dell'Islam , come ha riferito ieri un portavoce del piccolo stato del Golfo: »Colui che perdona nell'Islam è ricompensato da dio . La famiglia dunque ritira la richiesta di condanna a a morte dell'imputata e accetta, in sostanza, il »prezzo del sangue , il risarcimento in denaro per la morte di Almas Mohammed al-Baloushi, datore di lavoro di Sarah Balabagan. Il perdono della famiglia dovrebbe adesso spianare la strada alla grazia. O alla commutazione della pena: ad esempio i sette anni a cui Sarah era stata condannata in prima ist

anza, quando i giudici riconobbero che aveva agito per legittima difesa.

La grazia è una strada così automatica? La domanda rimbalza nei corridoi della conferenza di Tunisi, sino alla conferenza stampa organizzata dalla Lega e che per l'occasione ha come ospite un emblema dell'Islam »liberale e di una interpretazione della dottrina che, pur fatta da un credente, ribalta la concezione tradizionale che attribuisce al Corano il consenso alla pena capitale. Said al Ashmawi, giurista, saggista, membro della Corte di cassazione egiziana, di pena capitale se ne intende e non solo per averla studiata. Sul suo capo pende più di una condanna a morte, interpretazione letterale e opportunista data dagli islamisti a una diatriba tra il giurista e il ministro della giustizia, che lo ha accusato di apostasia proprio per le sue interpretazioni poco ortodosse delle parole del Profeta.

La sua analisi del caso Balabagan è spietata. Said ritiene il giudizio d'appello »un punto di vista politico e ideologico per proteggere i datori di lavoro dagli immigrati che lavorano nel Golfo: »Un modo dice Ashmawi, »per dissuadere e terrorizzare i domestici anziché servire la giustizia . Del resto, aggiunge, »il diritto è stato sempre condizionato dagli interessi di una classe .

E' sicuro della grazia invece Taieb Baccouche, dell'Istituto arabo per i diritti umani: »Col perdono della famiglia - dice - la grazia è automatica . Ma un suo collega ricorda che un avvocato, scelto da un gruppo di donne tunisine come difensore aggiunto di Sarah, sta ancora aspettando il visto di ingresso negli Emirati. Un visto per poter difendere Caino.

Caino, in questi giorni, ha anche il volto di un avvocato algerino che doveva partecipare al simposio di Tunisi e a cui gli islamisti algerini hanno chiuso la bocca per sempre. Lo annuncia Samir Labidi, rappresentante di »Nessuno tocchi Caino in Tunisia. Ma non siamo all'anno zero. Intanto, nonostante le intimidazioni, oggi a Tunisi di abolizione della pena di morte si parla.

Il presidente tunisino Ben Ali si è impegnato a non applicare la pena capitale e la Tunisia potrebbe essere la testa di ponte del movimento abolizionista nei paesi arabi. Un sostegno importante a quella moratoria sulla pena capitale che è l'obiettivo della lega per il 1996 e di cui la conferenza di Tunisi costituisce un tassello importante.

 
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