Gazzetta del Mezzogiorno23 ottobre '95
E' la prima volta che nel mondo arabo si discute di pena di morte. L'occasione: la conferenza voluta dalla lega internazionale Nessuno tocchi Caino che si batte per una moratoria delle esecuzioni capitali. La Conferenza, che si è chiusa ieri, ha avuto la "benedizione" del presidente del Parlamento tunisino che si è detto "personalmente abolizionista" ma ha messo in guardia sulle condizioni specifiche dei singoli paesi del sud del Mediterraneo. Non esistono ostacoli insormontabili all'abolizione della pena di morte dalle legislazioni dei paesi arabi. Questa la convinzione che viene dalla Conferenza dai maggiori esperti accorsi dai vari paesi che nella dottrina giuridica fanno riferimento al Corano.
L'adulterio, l'apostasia e il brigantaggio sono i casi in cui la dottrina prevederebbe esplicitamente la pena di morte. Ma non tutti hanno dato del Corano la medesima interpretazione.
I lavori della Conferenza hanno affrontato vari temi e da diverse angolazioni. Uno degli interventi più interessanti, forse, è stato quello di Said al Ashmawi, uno dei più noti giuristi del mondo arabo che ha al suo attivo decine di pubblicazioni ma saoprattutto la fama di essere un liberale; fama che gli è costata una "fatwa", ossia la richeistas di una sentenza religiosa per il reato di apostasia. Said l'eretico è stato accusato di aver stravolto il messaggio del Profeta solo per averne tentato un'interpretazione meno rigida, non solo rispetto a quella che del sacro libro fanno gli integralisti, ma anche a quella che, per tradizione, è diventata patrimonio della legislazione araba. Il suo intervento ha addirittura negato che nel Corano, Maometto abbia parlato di pena di morte. O meglio, il poeta ne parla ma il "Libro" indica chiaramente quali sono le condizioni in cui si deve trovare la società perchè chi ne viola le leggivenga condannato al patibolo. "Vi devono essere condizioni - spiega il giurista egizi
ano - di giustezza politica, socilae ed economica e garanzie di equità per tutti i cittadini". Una società perfetta da cui siamo ancora lontani e la cui assenza non giustifica, dunque, la pena capitale.
Ma il dramma della condanna a morte non è stato unicamenter al centro di un esercizio dialettico. L'ombra della giovane Sarah, la filippina che ha rischiato la morte negli Emirati Arabi per aver ucciso il suo datore di lavoro e violentatore, ha accompagnato i lavori della conferenza e i commenti di molti studiosi, avvocati, giuristi e storici intervenuti. Proprio nella giornata di chiusura è giunta la notiza della probabile grazia per Sarah. Ma non c'è stato solo il caso di Sarah a tener sveglie le coscienze. Nella vicinissima Algeria l'ennesima esecuzione a morte dei fondamentalisti ha impedito ad un avvocato di Algeri,Mohammed Allem, di partecipare alla Conferenza cui era stato invitato alcune settimane fa. Non solo gli Stati dunque al centro della polemica sull'abolizione della pena capitale. Ma se almeno gli Statifacessero propria questa battaglia, il pianeta farebbe un passo avanti nell'affermazione di un principio troppo spesso violato: e cioè che la vita umana non è a disposizione di nessuno, "nemmeno
dello Stato" come afferma Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino.