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Partito Radicale Silvja - 25 ottobre 1995
CORTE PENALE PERMANENTE

"UN TRIBUNALE CON LA BANDIERA ONU"

LA AGNELLI CHIEDE UNA CORTE CRIMINALE INTERNAZIONALE

DISCORSO PER L'ANNIVERSARIO: BISOGNA TROVARE NUOVI STRUMENTI PER LE CRISI UMANITARIE

La Stampa, mercoledì 25 ottobre 1995

di Paolo Passarini

New York - Due sono stati i punti particolarmente sottolineati ieri di fronte all'Assemblea Generale dell'Onu dal ministro degli Esteri italiano, Susanna Agnelli: l'opportunità di istituire a breve termine una Corte Criminale Internazionale e la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, tenendo conto della proposta in merito presentata da tempo dall'Italia. La signora Agnelli ha inquadrato le sue proposte in un'analisi generale dei mutamenti intervenuti nel mondo nel corso degli ultimi 50 anni. "Il mondo è cambiato in questi 50 anni - ha detto il ministro - e le Nazioni Unite devono cambiare con esso". "I conflitti internazionali - ha continuato - sono stati sostituiti da conflitti interni caratterizzati da tensioni politiche, economiche, etniche e religiose, che spesso comportano gravi crisi umanitarie e violazioni dei diritti umani. Dobbiamo cercare nuove formule e strumenti per fare fronte alle nuove crisi".

L'intervento della signora Agnelli, che ha parlato in sostituzione del presidente Oscar Luigi Scalfaro, era stato inizialmente collocato tra quelli conclusivi dell'Assemblea del Cinquantenario, nella tarda serata di ieri. Successivamente è stato anticipato alla mattinata anche per consentire una migliore copertura da parte dei media italiani. Questa manifestazione di rispetto nei confronti dell'Italia e del suo ministro ha peraltro complicato l'agenda della signora Agnelli, che era particolarmente fitta di impegni. Solo nella giornata di ieri il ministro degli Esteri italiano ha incontrato sia l'israeliano Yitzhak Rabin sia il palestinese Yasser Arafat, ricevendo da entrambi un profondo ringraziamento per il ruolo efficace e discreto giocato dall'Italia nell'ospitare gli ultimi colloqui di pace tra le due parti, quelli che hanno preceduto l'ultima intesa di Washington.

La questione della Bosnia è stata al centro di un incontro tra la signora Agnelli e il primo ministro del Marocco Filali, che hanno discusso della partecipazione dei Paesi islamici al processo di pace, un problema la cui soluzione è stata in gran parte affidata alla diplomazia italiana. Un incontro con i rappresentanti delle democrazie centro-americane ha rivelato un aspetto forse poco noto, vale a dire l'impegno particolare che l'Italia sta dedicando a quell'area, come unica finanziatrice, per il momento, di un programma di ricostruzione chiamato "Prodere".

L'Italia si batte da tempo in prima fila per la costituzione di una Corte Criminale Internazionale, non giudicando sedi sufficientemente solide i tribunali speciali che sono stati recentemente istituiti per i crimini in Bosnia e Ruanda. "La legge internazionale - ha detto la signora Agnelli - deve essere adattata a nuove situazioni come nel caso dei tribunali internazionali per la ex Yugoslavia e il Ruanda. Tuttavia la soluzione ad hoc non sono abbastanza: un passo nella giusta direzione sarebbe l'istituzione della Corte Criminale Internazionale che l'Italia si augura possa presto diventare una realtà".

Per quanto riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza, di cui tutti parlano senza che si trovi una minima piattaforma comune di intesa, il ministro Agnelli ha ricordato che l'Italia "ha presentato una proposta originale che andrebbe a vantaggio dell'organizzazione nel suo complesso e di tutti i suoi Stati membri, rendendo il Consiglio più democratico, più rappresentativo, più trasparente e più responsabile di fronte all'Assemblea Generale".

Nell'ultima giornata del dibattito, ha preso la parola anche il presidente cinese Jiang Zemin, che più tardi avrebbe avuto un difficile incontro a due con Bill Clinton. Anche Zemin, quasi a voler sottolineare lo stato di nervosismo che ha pervaso l'Assemblea del Cinquantenario, ha introdotto un elemento di polemica, dopo gli attacchi di Boris Eltsin alla Nato e a quelli di Chirac a Major e agli Stati Uniti perché non pagano le quote. Zemin ha sostenuto che "certi Paesi, coprendosi dietro la difesa della libertà, della democrazia e dei diritti umani, interferiscono negli affari interni di altri Paesi".

 
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