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Partito Radicale Centro Radicale - 1 novembre 1995
Tibet: mozione parlamentare

Mozione parlamentare sulla situazione in Tibet depositata alla Camera dei Deputati dagli On. Lorenzo STRIK LIEVERS, Aldo TRIONE ed altri

La Camera dei Deputati,

considerando

- che in tutta la sua storia il Tibet è riuscito a conservare un'identità nazionale, culturale e religiosa distinta da quella della Cina fino a che tale identità non ha cominciato a essere erosa a seguito dall'invasione cinese;

- che, prima dell'invasione cinese del 1949, il Tibet era riconosciuto de facto da numerosi Stati e che esso costituisce un territorio occupato ai sensi dei principi stabiliti dal diritto internazionale e dalle risoluzioni delle Nazioni Unite;

- che per cio' l'invasione e l'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese sono da considerarsi illegali;

- che pertanto il Dalai Lama e il governo tibetano in esilio appaiono in sostanza i leggitimi rappresentanti del popolo tibetano;

- che, in seguito ai massicci trasferimenti di popolazione di etnia cinese in Tibet, i Tibetani sono ormai minoranza nel proprio Paese;

- che l'incremento di tali trasferimenti di popolazioni attuato in questi ultimi mesi rischia di provocare a breve scadenza la pura e semplice scomparsa del popolo tibetano;

- che la Republica Popolare Cinese ha messo in atto un regime di polizia e di controllo e attua una politica di sistematiche violazioni dei diritti fondamentali della persona (attraverso, tra l'altro, aborti obbligati, sterilizzazioni forzate e di massa delle donne, torture, rapimenti, scomparsa di persone, ecc.);

- che il popolo tibetano presenta peculiarità uniche di cultura, lingua e religione;

- vista la risoluzione sull'invasione e l'occupazione del Tibet e la repressione della sua popolazione da parte delle autorità cinesi, approvata dal Parlamento europeo il 13 luglio 1995 (B4-0963), convergente con quella approvata dal Congresso americano il 28 ottobre 1991 (H.R. 1415);

- vista la risoluzione adottata dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati il 12 aprile 1989 "per una soluzione pacifica della questione tibetana";

- ritenendo opportuno che il Parlamento italiano operi perché il Parlamento tibetano in esilio venga ammesso all'Unione Parlamentare Internazionale;

impegna il governo a:

1. chiedere al Governo della Repubblica Popolare Cinese di interrompere immediatamente i trasferimenti, da esso incoraggiati ed organizzati, di popolazioni cinesi in Tibet e di iniziare il processo di decolonizzazione del Tibet restituendo ai tibetani le terre, le colture, le case espropriate durante i 40 anni di occupazione;

2. proporre che il mandato del Comitato sulla Decolonizzazione delle Nazioni Unite sia esteso alla questione della decolonizzazione in Tibet;

3. assumere le iniziative necessarie per ottenere che al governo tibetano in esilio venga attribuito presso le Nazioni Unite il medesimo status che a suo tempo fu riconosciuto all'Organizzazione di Liberazione della Palestina in rappresentanza del popolo palestinese;

4. chiedere al governo cinese di porre fine alle violazioni dei diritti della persona e di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei popoli e degli individui nel Tibet;

5. favorire ogni iniziativa intesa a risolvere il problema sino-tibetano mediante il dialogo politico;

6. chiedere al governo della Repubblica Popolare Cinese e al governo tibetano in esilio di avviare negoziati in tal senso;

7. manifestare in tale contesto il sostegno dell'Italia agli sforzi esplicati dal Dalai Lama per ripristinare pacificamente le libertà culturale e religiosa del popolo tibetano, nonché il suo diritto alla autodeterminazione;

8. operare affinché la questione tibetana venga iscritta all'ordine del giorno dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e venga presa in esame dalla Commissione sui Diritti dell'Uomo;

9. assumere in tutte le sedi internazionali pertinenti iniziative coerenti con gli obiettivi definiti dalla presente mozione;

10. di trasmettere la presente mozione al governo cinese, al Dalai Lama, al governo e al Parlamento tibetano in esilio e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

 
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