Direttore di "Sette" - Settimanale del "Corriere della Sera" Gentile Direttore,
tra la marea di simboli di partiti italiani (da 41 a 126, a seconda dei punti di vista), il Suo settimanale, nell'ultimo numero, ha inserito - con bell'evidenza - il simbolo della "rosa nel pugno".
Ritengo importante informare Lei e i Suoi lettori che il Partito Radicale nel 1988 ha scelto un altro simbolo: il volto di Gandhi, creato dalla sigla "Partito Radicale" tradotta in decine di lingue. La scelta è stata operata per rendere evidente la volontà nostra di non essere più organizzazione politica nazionale, ma transnazionale e transpartita. Dal 1988, il Partito Radicale non è presente alle elezioni, nè in Italia nè altrove. Il Partito Radicale - al quale sono iscritti duecento parlamentari residenti in 40 paesi - è, dal luglio scorso, Organizzazione Non Governativa di 1· grado delle Nazioni Unite. E' il primo partito al mondo ad aver ottenuto questo riconoscimento, analogo a quello della Croce Rossa Internazionale e di grado superiore a quello attribuito dalle Nazioni Unite ad Amnesty International. Tra gli obiettivi del Partito Radicale non vi è quello della concorrenza elettorale, ma, ad esempio, l'abolizione universale della pena di morte entro l'anno duemila, l'antiproibizio
nismo in materia di droga, la creazione del Tribunale Penale Internazionale che giudichi, dovunque commessi, i crimini contro l'umanità.
I radicali, soprattutto i radicali italiani, sono molto legati a quel simbolo - la "rosa nel pugno" - che ha dato ai cittadini di questo paese la possibilità di conquistare le più grandi vittorie in tema di diritti civili, ma sono ora ancor più legati al simbolo che hanno scelto sette anni fa: contrapponendo alla violenza e all'intolleranza, che caratterizza questa fine secolo, il volto mite, sereno e nonviolento, del Mahatma.
Confidando nella Sua attenzione, Le invio i più cordiali saluti.
Danilo Quinto
Tesoriere del Partito Radicale