Dalle lotte per i diritti civili agli impegni di grande responsabilità nell'Unione europea. Restando sempre se stessa.
L'EX RAGAZZA COI BUE JEANS NON SI ARRENDE
GRAZIA, n. 47, pag. 93/95
E' difficile pensarla dentro una vita di potere. E di poteri. Gli occhi azzurro cielo di Emma Bonino, il sorriso per tutti, i capelli da adolescente, ci portano alla sua vita di battaglie, di digiuni, di riscosse, di poveri, di piazze, di referendum, di urla, di carrelli, di gente. Di passione. Qualcuno ha scritto che la Bonino è sempre stata un ospite autorevole della politica ma che la politica non è mai riuscita a piegarla. A cariarla. Certo il suo ruolo e la sua "parte" in Europa sono grandi. Oggi è uno dei due commissari italiani dell'Unione europea. Un commissario è uguale a un ministro di un governo nazionale e lei di "ministeri" ne ha addirittura tre: gli aiuti umanitari, la pesca, i diritti dei consumatori. Inoltre ha fatto il suo mestiere con tanta passione e acutezza che i francesi, per l'esattezza il settimanale "L'Express", l'hanno messa con Rita Levi Montalcini e il magistrato antimafia Ilda Bocassini tra "le cento donne che mandano avanti il mondo". Ma è riuscito il commissario europeo Emma
Bonino a rimanere fedele a se stessa e alla sua storia? O il potere l'ha cambiata? l'ha allontanata? Indira Gandhi diceva: "Una donna di potere deve crescere senza cambiare, deve comandare senza ordinare, deve vivere senza approfittare". E lei cosa dice? Gli occhi color cielo di Emma Bonino rispondono.
Allora Emma, qualcuno dice che nei vestiti di potere lei è cambiata. Vero?
"Che continuino a dirlo gli altri! Non credo di essere cambiata o cariata dentro. Certo nella mia vita ho fatto molti salti. Dal carcere al Parlamento. Dal Parlamento italiano a quello europeo. Una volta ero una ragazza coi blue jeans piena di sogni infiammati. Oggi devo fare i conti col protocollo, coi pranzi ufficiali, con i vestiti di rappresentanza. Qualche volta fatico, non vado d'accordo coi tailleur. Ma tutto si impara".
Dunque Emma Bonino è diventata una donna di potere a tutti gli effetti?
"Non è esattamente così. Quest'incarico mi ha messo davanti a un cambiamento radicale della vita. Anche in Parlamento ho sempre fatto politica dalla parte della gente. Forse dalla parte dei disperati. Oggi ho gli strumenti e il potere, sì, per fare le cose dall'altra parte della barricata. Ma le cose rimangono le stesse: la gente, le ingiustizie, la guerra, gli aiuti, i diritti. Emma Bonino dovrà dimostrare che non è solo un oppositore. E' una sfida dura la so!".
Margaret Thatcher ha detto che "alla fine le donne sono sempre mangiate dall'Europa". Crede che sia vero?
"Intorno al tavolo della Commissione siamo in tutto cinque donne, ma non mi sento particolarmente a disagio. Certo, se tu vuoi uscire dai soliti ruoli femminili davanti ai maschi, devi alzare la voce. Il potere è come la libertà. Nessuno te la regala mai. Bisogna prendersela. Ma il problema delle donne in Europa è un altro".
Quale?
"Le istituzioni europee sono lo specchio della cultura nazionale, quindi è ovvio che i colleghi svedesi, che hanno un governo fatto a metà di donne, riflettano questa realtà. In Europa non ci sono leggi antifemminili ma in molti Paesi la donna si trova ad avere troppi ruoli. L'Italia è un esempio. Da noi è prevista l'aspettativa per la maternità anche per i padri. Ma chi la prende? Nessuno o quasi! Così le donne hanno mille incombenze che impediscono la loro crescita e gli incarichi più duraturi e più importanti".
Veniamo a lei. Uno dei suoi cavalli di battaglia è stata la Bosnia. Ci crede in questa nuova soluzione?
"Non sono convinta. La pace non è un trattato firmato su un pezzo di carta. E' un processo lungo, è una strada dura. E quella della Bosnia è così difficile che ci vogliono ancora 15 mila caschi blu per farla rispettare. Per ricordarla. Inoltre potrebbe essere una pace illusa. E' arrivata per esaurimento di forze e di energie. Potrebbe essere cancellata da un solo lapillo infuocato. E comunque, se durasse, quel popolo e quelle città dovranno lavorare molto per rinascere. Quei tre milioni e mezzo di deportati torneranno alle loro case, ma come? Avranno il coraggio di guardare e di affrontare le macerie, i ricordi e i fantasmi di quella orribile guerra? Sono stata a Tuzla. La gente deportata ha un'altra faccia. L'avrà per sempre. Centinaia, migliaia di donne e bambine, perchè i maschi sono scomparsi tutti, che chiedono solo di dimenticare. Non credo alla pace in Bosnia. La voglio".
Lei ha praticamente tre ministeri da comandare e da guardare. Gira da una parte all'altra del mondo. Qual è l'avventura che di più l'ha trascinata?
"Quella degli aiuti umanitari, perché assomiglia di più alla mia storia di sempre. Ma aiutare la gente non è solo dargli da mangiare. E' capire. E' parlare. E' incontrare. Pensiamo alla Bosnia: le donne che rimangono e le loro figlie sono stracciate nell'anima e nel corpo. Sono state abbandonate, violentate e torturate. Non hanno bisogno di farina ma di conforto. Del resto come si può pensare di ricostruire un intero Paese saltando due intere generazioni femminili?".
Emma Bonino non dimentica le donne?
"Certo che no. E sono riuscita a non farlo soprattutto in Ruanda, dove dimenticare le donne è molto facile. Lì il problema più immediato è proprio cercare di dare il potere alle madri di famiglia. Nei campi-rifugiati di trecento o quattrocentomila persone il cibo andava sempre ai capatàz, i capetti dittatori e ciolenti del posto. Così farina e acqua non arrivavano a chi si voleva. Oggi abbiamo affidato le riserve alle donne, che con una radio da campo informano e creano i collegamenti. E tutto va meglio. Ma in Burundi abbiamo osato di più".
In che senso?
"Siccome aiuto vuol dire anche informazione, notizie e scambi ho pensato di finanziare una radio libera perché la gente potesse parlare, scoprire i propri bisogni e incontrarsi".
In questo suo nuovo lavoro avrà incontrato molte persone e personaggi grandi. Chi l'ha toccata di più?
"Mitterand. L'ho incontrato in uno degli ultimi momenti della sua vita politica. Sapevo e so per esperienza che i grandi vecchi come lui, quelli che hanno saputo volare come Pertini e come Nenni, arrivano comunque alla fine corazzati e aiutati da una buona dose di mestiere. Churchill diceva che nel tramonto di un grande leader anche la sua tosse è recitata. Mitterand ha dimostrato che si sbagliava. Eravamo seduti insieme a un pranzo ufficiale quando lui ha cominciato a raccontare una storia. Nel Medioevo due pellegrini incontrano una persona che lavora a una costruzione mettendo pietra su pietra. Che fai gli chiedono i pellegrini? Costruisco una cattedrale, risponde l'altro. Finita la sua storia Mitterand mi ha detto: "A volte anche io nella vita mi sono illuso di costruire una cattedrale, invece mettevo solo pietra su pietra". Questo mi ha fatto capire che dentro di lui non c'è stata, come per troppi politici, solo la ripetitività del mestiere, ma soprattutto il sogno vero di un progetto di vita. In quel
momento ho capito quanto quell'uomo si sentisse vecchio e solo".
E lei, abituata alla mischia italiana, alla battaglia delle piazze, agli scontri... non si sente un po' sola?
"Qualche volta. Ma mi sento sola soprattutto quando capisco come sono lontani gli italiani dall'Europa e da me. Ho incontrato giornalisti giapponesi, australiani, africani ma sento che il mio paese è distratto. Per loro quando la Bonino è a Bruxelles è come se fosse in vacanza a Papete o nelle Antille. Gli italiani tifano per la parrocchia, perchè quello che succede fuori è superfluo".
Ma adesso che siamo arrivati alla vigilia del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea che cosa si aspetta dall'Italia?
"Poco. Ormai credo che sia tardi. Sul piano politico era bene che questo semestre arrivasse con una maggioranza politca compatta. Un governo tecnico non sarà mai in grado di fare una finanziaria rigorosa che ci avvicini a Maastricht. Nessun governo ha voglia di pagare questo prezzo. Allora mi auguro che venga fatta il meno peggio possibile. Purtroppo so anche che il nostro Paese sarà distratto da una campagna politica furiosa dove Di Pietro finirà col sembrare l'unico salvatore della patria...".
Signora Bonino, del suo "salvatore" preferito, cioè di Pannella, condivide ancora tutto?
"Più di tutto. Pannella può scivolare, ma alla fine non sbaglia mai. Ultimamente, avrei voluto fare con lui quattro giorni di digiuno... ma avevo dei pranzi ufficiali, degli incontri.