Cetinje, 9 e 10 dicembre 1995Intervento del Segretario del Partito Radicale
Bruxelles, 5 dicembre 1995
Care amiche e amici dell'Alleanza Liberale del Montenegro,
vi ringrazio davvero per questo spazio di intervento che mi offrite oggi. Purtroppo non posso partecipare ai vostri lavori essendo contemporanemente impegnato nella preparazione di un nostro convegno che si svolge proprio in questi giorni a Strasburgo. Ad ogni modo non vorrei con questa lettera portare solamente un saluto formale e rituale ai vostri lavori quanto piuttosto contribuirvi, a nome del mio partito, con un intervento positivo e propositivo.
Come forse sapete, ormai sette anni fa, la nostra organizzazione politica, un partito italiano di lunga tradizione liberale e di impostazione non-tradizionale, decise di dare vita ad un partito non-nazionale e non-elettorale. Decidemmo di organizzare cittadini e parlamentari da tutto il mondo in un partito, come diciamo noi, transnazionale e transpartitico. Eravamo consapevoli di agire nell'epoca della "società delle nazioni" ovvero in un mondo di interessi parziali, locali e percio' stesso sempre conflittuali, contradditori ed in ultimo affidati alla legge del più forte. A partire da questa consapevolezza e da quella tradizione liberale che fa del diritto la pietra su cui posare l'edificio di ogni umana socialità, a partire da cio' abbiamo voluto organizzarci politicamente per conquistare, nella jungla degli interessi nazionali, un nuovo diritto e leggi internazionali.
Dobbiamo percio' rilevare che le scelte internazionali e locali in merito ai piani di pace firmati a Dayton, vanno in direzione completamente contraria a quella che, come Partito Radicale, abbiamo indicato e proposto in questi quattro anni di guerra. Violenza, pulizia etnica e spartizione della Bosnia-Erzegovina sono state, di fatto, ratificate. Perfino il lavoro del Tribunale dell'Aja, alla cui creazione abbiamo contribuito in modo decisivo, è stato seriamente compromesso. Praticamente da solo, quale forza politica organizzata e indipendente dai vari interessi nazionali, il Partito Radicale transnazionale, ha sostenuto in questi anni di guerra la necessità del rispetto del diritto internazionale: sul riconscimento della indipendenza degli stati democratici, sulle delibere delle Nazioni Unite; praticamente da solo, il Partito Radicale ha insistito sulla distinzione tra aggressori ed aggrediti, sulle responsabiltà dell'Unione europea verso i paesi della ex/Jugoslavia e sulla necessità del loro ingresso imme
diato in questa Unione ai fini della pace.
Anche nell'ultimo mese, in una mozione al Parlamento europeo, abbiamo chiesto che a Dayton fossero trattati questi temi e quegli argomenti che ne sono stati esclusi, come, tra gli altri, la questione dello status democratico del Montenegro, della sua immotivata esclusione dal tavolo delle trattative e delle sue aspirazioni ad una legittima indipendenza nazionale, o quella dello status del Kosovo e la questione della minoranza ungherese di Vojvodina.
Per tutti questi obiettivi, da nonviolenti e democratici, abbiamo digiunato, raccolto firme per petizioni, appelli, mozioni parlamentari, abbiamo manifestato nelle piazze, davanti alle ambasciate come anche sui fronti della guerra, abbiamo fatto congressi e incontri a tutti i livelli politici. Tutto questo è stato, di fatto, ignorato da un classe politica e diplomatica, quanto giornalistica, asservite a interessi ancora una volta esclusivamente nazionali e provinciali.
Questa sconfitta temporanea, che registriamo e denunciamo, non indebolisce le nostre motivazioni. Infatti, proprio in questi giorni abbiamo posto una nuova questione, la questione del Tibet, della sua indipendenza e del rispetto dei diritti umani in questo paese. Nella sua esemplarità di portata mondiale ci appare questo un nuovo terreno di scontro per tutti coloro che intendono affermare le legittime aspirazioni dei popoli al rispetto dei diritti dell'uomo e della democrazia, attraverso nuovi strumenti di diritto mondiale e l'impelente necessità di perseguire queste leggitime aspirazioni con i mezzi della nonviolenza e della democrazia.
Si tratta infine, care amiche ed amici liberali, di avviare, attraverso tante precise campagne come questa e le altre che abbiamo condotto in questi anni, una riforma delle istituzioni mondiali, delle Nazioni Unite e dell'Unione europea, in primo luogo. In questa direzione siamo certi di potere continuare e approfondire con voi e con il presidente Perovic, una collaborazione che ci è, reciprocamente, indispensabile.
un caro saluto e tanti auguri di buon lavoro,
Olivier DUPUIS