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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Paolo - 19 dicembre 1995
Alla cortese urgente attenzione del CapOredattore

COMUNICATO STAMPA

ZINGARI IN ITALIA: PROTAGONISTI LA CECITA' E IL VOLO BASSO. LE OCCASIONI PERSE DAL SINDACO DI ROMA E LE GAZZARRE.

INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE ALLE NAZIONI UNITE DELLA UNIONE INTERNAZIONALE DEI ROM.

Roma, 19 dicembre 1995

Paolo Pietrosanti, Rappresentante presso l'ONU della IRU (Unione Internazionale dei Rom) interviene sulle vicende italiane di questi giorni in materia di Zingari:

E' debordante la cecità che si nota nella questione zingari a Roma; e me lo si lasci dire, ché di cecità mi intendo a fondo.

Quel che più palesemente emerge dalla querelle di questi giorni è la profonda ignoranza del problema Rom, che continua ad essere affrontato, in gran parte scompostamente, da una parte cercando di metter pezze a coprire pudenda, e dall'altra cercando di colpire insieme cerchio e botte.

Ma nessuno - pur investito di responsabilità amministrative o politiche gravose, che si ponga il problema piccolo piccolo di un popolo che conta nella sola Europa una decina di milioni di membri.

Nel mondo vivono 20 o 30 milioni di zingari. 8 o 10 milioni in Europa. Cercare di affrontarlo dal punto di vista dei campi sosta, della vicinanza di questi ai centri urbani, senza guardare ad altro è pura illusione. Peggio, denota una vistalunga quanto il proprio naso, naso di lunghezza variabile a seconda di quanto residua della legislatura, della consiliatura, della sindacatura...

In Italia i Rom sono un gruppetto di poco più di 100.000 persone. Che rivendicano poco o nulla per sé, ma sui quali, loro malgrado, si giocano partite ai Rom estranee. Pessimo spettacolo. Che è lo spettacolo della assenza della politica, della vista lunga, della amministrazione dalla cautela e intelligenza e prudenza degne del buon padre di famiglia.

E assistiamo alla incredibile vicenda per cui contestualmente la politica e l'amministrazione non sono in grado di gestire la presenza in Italia di poche decine di migliaia di persone, né di almeno riflettere e porsi il problema di un popolo che nella sola Europa è più numeroso di quello austriaco, o ungherese, o albanese, o ...

La situazione palesa la incapacità sempre più evidente delle strutture istituzionali tradizionali, locali e nazionali, a farsi carico dei problemi del mondo di oggi, che è cambiato e sta cambiando. E gli Zingari hanno il merito indubbio, oggi, di palesare - pur loro malgrado - questa inadeguatezza.

Ormai svariati mesi fa il Sindaco Rutelli mi chiese di appoggiare la sua proposta di munire i residenti nei campi nomadi della Capitale di un tesserino di riconoscimento, onde fugare le polemiche che in proposito si erano sollevate. Dissi a Rutelli che lo avrei fatto, che non ritenevo affatto di per sé discriminatoria la indicazione sui documenti della etnia di appartenenza di un individuo. Ma posi una condizione chiarissima: da Roma, dalla Amministrazione di Rutelli doveva partire una grande riflessione in tutto e per tutto politica sulla urgenza di spezzare la identità tra cittadinanza e nazionalità, tra i concetti stessi di nazionalità e cittadinanza. Una identità la cui scomparsa va gestita, se non vogliamo che un processo ineludibile nel mondo e che comunque avanza divenga portatore di tragedie ulteriori.

Da Roma poteva e doveva partire la sperimentazione di documenti di identità nuovi per tutti, su cui trovasse spazio la indicazione della cittadinanza del soggetto, insieme a quella, distinta, della sua nazionalità. E sulle carte di identità si sarebbe potuto leggere: Cittadinanza: ITALIANA, oppure CROATA; nazionalità: ROM.

Rutelli ne ebbe paura, credo. Temette di andare troppo avanti, e forse di essere troppo adeguato ai tempi, e alle loro necessità. Oggi si trova a dovere ricoprire il ruolo di metter toppe alle inefficienze, senza spinte. E a dovere rispondere a gazzarre demagogiche.

Forse un volo alto ogni tanto si ha il diritto di attenderlo. Ma se ne vedono pochi.

Per ogni informazione: 06/689791

 
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