Ecco la trascrizione integrale di una intervbista con Tempa Tsering, Raccolta a Strasburgo da Paolo Pietrosanti e Olga Cechurova, entrambi membri del Consiglio Generale del Partito Radicale. L'intervista è stata trasmessa dalla rete nazionale di Radio Radicale e sarà pubblicata da uno dei più diffusi settimanali della Repubblica ceca.
DOMANDA: Siamo qui con Tempa Tsering, uno dei leader tibetani più importanti. E' membro del Governo tibetano in esilio, è Segretario per l'Informazione e le Relazioni Internazionali. Come prima domanda le chiederemmo una opinione generale sulla riunione, sul Seminario di Strasburgo, che ha visto insieme riunirsi gli esponenti delle comunità tibetane in esilio, quelli dei Tibet support Group e quelli del Partito Radicale; oltre che la presenza di esponenti governativi come Lei.
RISPOSTA: Credo si sia trattato di un incontro molto costruttivo, che ha discusso molti temi di grande importanza per i Tibetani, discussi molto a fondo. Siamo convinti che i nostri amici siano molto sinceramente impegnati; Siamo loro grati e siamo incoraggiati.
D: Il popolo tibetano mostra di essere assolutamente fermo sulla sua scelta della nonviolenza e della politica nonviolenta.Crede che un tale approccio porra essere messo in pericolo dal fatto che non ottiene risultati?
R: La nonviolenza è in primo luogo un aparte dello stesso modo di essere dei Tibetani, e deriva dal fatto che i Tibetani sono in gran parte buddhisti, e che la filosofia buddista ci insegna che deve essersi compassionevoli, nonviolenti, e pacifici, e che non si deve danneggiare non soltanto gli esseri umani, ma tutti gli esseri senzienti. Questa è una parte molto importante della nostra stessa vita.Eppoi noi crediamo che la soluzione di ogni conflitto con la violenza o lo spargimento di samgue, non porterebbe ad alcuna soluzione duratura. Potrebbe recare a qualche soluzione temporanea. Talvolta si compiono azioni violente per ottenere pubblicità, pubblicità immediata, ma non durano. E questa è una ragione.
Poi, nel caso del Tibet, ... i Tibetani sono appena 6 milioni di persone, sono innocenti e disarmati, sono vissuti in pace per secoli, e questo è il solo modo di vivere che essi conoscano. Sono disarmati, e contro 1,2 miliardi di Cinesi, contro un esercito estremamente forte, uno dei più possenti del mondo, governato da un sistema molto brutale, ... non c'è sfida. E quindi anche la violenza non darebbe alcun risultato. Ma vista la tendenza nel mondo di dare precedenza alla violenza, c'è tra i nostri giovani qualche tendenza a dire che la violenza è il solo linguaggio che il mondo comprenda; e si chiedono quindi perché non dovremmo anche noi usarla. C'è chi dice che i Tibetani sono in ogni caso destinati a morire: fare qualcosa per il Tibet e morire reca almeno qualche soddisfazione rispetto al non fare nulla e essere comunque destinati a morire. La pensano così. E questo rappresenta una grande preoccupazione per Sua Santità, e per il Governo tibetano, sia in tibet che in esilio: e una tale preoccupazione ri
guarda il mondo intero se questa tendenza andrà crescendo.
Per questo Sua Santità richiama tutti dicendo che se i Tibetani si batteranno con la violenza per la loro causa egli abdicherà la sua leadership sul popolo tibetano, e così dicendo cerca di scoraggiare tali tendenze. Questa è oggi una fonte di preoccupazione.
D: La nostra sensazione, dopo questi due giorni di lavoro a Strasburgo, è che si sia aperta una nuova fase.E vorremmo sottoporle questa sensazione...
R: La causa tibetana è fondata sulla giustizia e sulla verità; e sulla pace. Quanto più saremo in grado di rendere noto il problema tibetano ad un pubblico sempre più ampio, a livello di governi, di persone, di organizzazioni, tanto più potremo ricevere sostegno. Ho una certa fiducia che potremo incrementare la simpatia che ci circonda, e anche tra i Cinesi. I Cinesi sono stati indottrinati dalla linea del Partito che diceva il Tibet essere il più arretrato e non civilizzato paese del mondo; e che per questo avevano mandato l'esercito di liberazione per liberarci di quella arretratezza. Ma quando apprendono la realtà, la realtà è che i Tibetani non sono arretrati e incivili come i Cinesi vogliono affermare E che il Tibet non è mai stato parte della Cina. Quando vengono a sapere, a conoscere queste realtà, cambiano idea, e comprendono che quel che dice il partito e la realtà sono due cose diverse. E comprendono infine che il Tibet non è la Cina, e che i Tibetani non sono Cinesi; che hanno diverse e distinte
identità. E che abbiamo il diritto di chiedere il rispetto dei nostri diritti.
Dunque, tanto più renderemo noto il nostro caso, tanto più potremo ottenere.
Ci siamo qui incontrati per due giorni, e abbiamo fatto insieme brain-storming. La gente sa che c'è una causa che merita di essere sostenuta, che merita simpatia, e che devono fare qualcosa per questa. Soprattutto ora, che attraversiamo una fase molto critica,in cui è minacciata l'esistenza stessa del Tibet.
In primo luogo, dunque, la gente sente di dovere fare qualcosa per la causa, e che c'è un obbligo morale per il mondo di evitare che un altro popolo scompaia.
questo seminario è una parte di questo processo, e da questo siamo incoraggiati.
D: Cosa prevede per il prossimo futuro?
R: Dopo 46 anni di invasione cinese di occupazione e di distruzione sistematica della cultura tibetana e di distruzione anche fisica - negli ultimi decenni circa il 18 o 20 per cento dei tibetanisono morti a causa della invasione cinese - hanno distrutto tutto quanto rappresenti la cultura tibetana e la sua identità, ma nonostante questa distruzione fisica, i Cinesi non sono stati capaci di distruggere lo spirito dei Tibetani, che sono ancora determinati e decisi a salvaguardare la loro nazione. E anche i più giovani, che pure i Cinesi hanno portato in Cina, e li hanno tenuti per 15 o 20 anni senza alcun contatto con i loro genitori sperando di potere indottrinarli e rispedirli indietro per controllare attraverso loro e governare il Tibet, ebbene anche queste persone oggi tengono alla causa tibetana. E questo è un altro segno incoraggiante.
Poi, in Cina, nonostante le apparenze di una situazione pacifica, di prosperità, c'è invece molta insoddisfazione, disparità economiche, ... Crediamo quindi che vi sarà un cambiamento anche in Cina.
Siamo dunque ottimisti che le cose cambieranno molto per il Tibet, e presto.
D: Cosa chiede agli ascoltatori e ai lettori di fare?
R: Di promuovere la causa tibetana, e di dire alle persone, agli amici, ai parenti la verità sul Tibet.Più sapranno sulla verità, migliore sarà il sostegno che ci giungerà.
D: E per concludere: cosa chiede al Partito Radicale?
R: Siamo in contatto circa da un anno con il Partito Radicale, e per tutto un anno lo abiamo mantenuto. Ci ha sostenuto molto con molta sincerità e impegno. Chiediamo loro di continuare con lo stesso spirito. Chiedo al Partito Radicale null'altro che continuare a fare quel che ha fatto finora.
D: Grazie, e non soltanto pèer questa intervista.
R: Grazie.