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Partito Radicale Paolo - 15 febbraio 1996
LA BANDIERA NAZIONALE TIBETANA

Questo testo illustra la storia e il significato della bandiera tibetana. E stato redatto dalla Dott. Laura Polichetti, tibetologa dell'ISMEO, Università di Roma, come contributo alla iniziativa del 10 marzo.

LA BANDIERA NAZIONALE TIBETANA

il Canto Silenzioso del Popolo del Tibet

Breve storia e significato del

Lung Ta nazionale tibetano,

che sventolerß in tutta Europa il 10 marzo 1996,

* * *

Nella lingua tibetana esiste un termine, Lung Ta, che letteralmente significa "Cavallo del Vento": dovunque nell'altopiano tibetano sventolavano i Cavalli del Vento, bandiere di ogni tipo, con impresse a volte formule sacre affidate all'aria e al vento affinch diffondessero silenziosamente il loro messaggio nel cielo. Sventolare la Bandiera Nazionale Tibetana in tutta l'Europa il 10 Marzo '96, significherß dare voce al canto muto del popolo del Tibet, cavalcando simbolicamente i venti per diffondere il messaggio della lotta non-violenta che i Tibetani combattono da anni, soli contro contro il massacro e l'oppressione del colonialismo cinese. Significherß rompere la barriera del silenzio nella speranza forte e concreta che la Bandiera Nazionale Tibetana torni al pi· presto a sventolare nei cieli del Tibet libero.

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La bandiera nazionale tibetana intimamente connessa alla storia del Tibet e dei suoi lignaggi regali, che risalgono a circa duemila anni fa. Nell'anno 820 del regno del Tibet, corrispondente al settimo secolo dell'Era Comune, al tempo del re Song tsen Gampo "il Grande", il vasto territorio del Tibet era diviso in distretti maggiori e minori, conosciuti come Go kyi tong de e Gung ghi mi de (1). Tanto dai distretti grandi che da quelli minori venne radunata un'armata di 2.860.000 uomini che, stazionando lungo i confini del Tibet, garantiva l'incolumitß della popolazione. Sono ben noti nella storia dell'Asia il coraggio e l'eroismo del popolo tibetano, che in quell'epoca conquist e domin perfino alcune aree del vicino impero cinese (2).

Si narra che, all'epoca del regno, il reggimento di Yo ru to aveva una bandiera militare con una coppia di leoni delle nevi affrontati, quello di Ya ru ma presentava un leone delle nevi contornato in alto da un bordo risplendente, quello di Tsang ru lao un leone delle nevi in posizione eretta nell'atto di balzare verso il cielo, la bandiera degli U ru to aveva una fiamma bianca che si stagliava contro uno sfondo rosso, e cosø via. In questo modo i reggimenti di ciascun distretto erano contraddistinti ognuno dal proprio stendardo. Continuando questa tradizione, agli inizi del ventesimo secolo ritroviamo i vari reggimenti all'interno dell'esercito tibetano dotati ognuno di vessilli militari adorni sia di un paio di leoni delle nevi che si fronteggiano, sia di un solo leone delle nevi balzante verso l'alto, eccetera. Durante l'ultima parte del suo regno, Sua Santitß il Grande Tredicesimo Dalai Lama (1876 - 1933), eminente guida spirituale e temporale del Tibet, decret molte riforme delle politiche amminis

trative, in conformitß agli usi internazionali moderni. Basandosi sui formati delle precedenti bandiere militari del Tibet, Sua Santitß le perfezion disegnando lo schema dell'attuale bandiera tibetana. Con un proclama ufficiale dichiar che questo sarebbe stato l'unico modello della bandiera-stendardo tibetana, da adottarsi da parte di tutto il personale effettivo della difesa militare. Sin dal tempo di quel proclama tutti i reggimenti tibetani hanno perci adottato questa bandiera come loro vessillo.

Lo schema cromatico e formale della bandiera nazionale tibetana fornisce una chiara indicazione su tutti gli aspetti del Tibet nella loro espressione simbolica, tali quali la configurazione geografica dell'innevato territorio spirituale del Tibet, le tradizioni, gli usi e i costumi della societß tibetana, l'amministrazione e la politica del governo, e cosø via.

La storia testimonia che il Tibet una delle pi· antiche nazioni del mondo. Quindi, in tutte e tre le regioni del Tibet (3), a prescindere dalla casta o dal credo religioso, questa bandiera nazionale ereditata da un glorioso passato, viene oggi incondizionatamente accettata come un tesoro comune ed impareggiabile, continuando ad essere tenuta nel massimo rispetto e stimata nell'esilio come nel passato.

Note:

(1) L'intero territorio tibetano si estende per circa 3.800.000 Kmq.

(2) Infatti nel 763 E.C. i Tibetani, dopo aver estromesso la Cina dal controllo degli scambi commerciali lungo la Via della Seta giß tra il 670 e il 678, sconfissero le armate della Cina imperiale in Asia centrale e conquistarono l'allora capitale della Cina, Changan.

(3) Le tre regioni principali del Tibet sono:

l'U Tsang, la regione centrale, attraversata dal fiume Tsang po, irrigua ed adatta all'agricoltura; il Kham e l'Amdo, rispettivamente la regione orientale e nord-orientale, entrambe boscose e parzialmente coperte da fertili praterie.

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Spiegazione del simbolismo della BANDIERA NAZIONALE TIBETANA

º Nel centro, la montagna innevata, gloriosa e naturalmente bella, simboleggia il contesto ambientale e territoriale della grande nazione tibetana, che celebrato come il Paese circondato dalle montagne nevose.

º I sei raggi di luce purpurea che si diffondono nel cielo rappresentano i sei popoli originari del Tibet: Se, Mu, Dong, Tong, Dru e Ra, conosciuti anche come le sei trib·.

º L'alternarsi del colore rosso delle genti e del colore blu scuro del cielo simboleggia le "incessanti realizzazioni" della condotta virtuosa che custodisce e protegge la regola spirituale e secolare emanate dalle due divinitß protettrici, una rossa l'altra scura, che l'hanno salvaguardata fin dall'antichitß.

º I raggi risplendenti di luce che si emanano in ogni direzione dello spazio dal sole sorgente sul picco della montagna innevata simboleggiano la gioia, che uguale per tutto il popolo del Tibet, nel godere della luce della libertß, della felicitß spirituale e della prosperitß materiale.

º La fiera posa della coppia di intrepidi leoni delle nevi, candidi e luminosi, simboleggia le vittoriose attivitß del governo, che efficacemente agisce attraverso la sapiente combinazione delle regole spirituali e secolari.

º Il gioiello dei tre colori, irradiante una luce portentosa e sorretto verso l'alto dai due leoni, indica la continua venerazione da parte del popolo tibetano nei confronti delle Tre Gemme Preziose ovvero gli Oggetti di Rifugio (*).

º Il gioiello del vortice di beatitudine, bicolore e sostenuto in basso dai due leoni, simboleggia l'osservanza dei precetti etici in accordo con la osservanza delle dieci azioni virtuose, sublime fondamento delle regole morali.

º La decorazione costituita dal bordo giallo simboleggia il fiorire e l'accrescersi degli insegnamenti del Buddha che, simili a oro puro e raffinato, si espandono senza limiti attraverso tutte le direzioni e tutte le epoche.

(*) Gli Oggetti del Rifugio sono costituiti dal Buddha, il Maestro Spirituale; il Dharma, la Legge o Dottrina esposta dal Buddha; il Sangha, la Comunitß dei praticanti la Legge.

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Oggi la bandiera nazionale tibetana proibita in Tibet. Nel tentativo di cancellare ogni forma di identitß nazionale, il regime imperialista e totalitarista della Repubblica Popolare Cinese, che illegalmente da oltre quattro decenni occupa con la forza delle armi il suolo tibetano, ha accompagnato una politica repressiva di agghiacciante e spietata "pulizia etnica" ad un altrettanto violento genocidio culturale. Nell'ambito dell'annientamento delle radici storiche e culturali del popolo tibetano rientra questo estremo atto di censura:

fino al '92 venivano inflitti dai tre ai cinque anni di prigione, a seconda se la bandiera fosse stata trovata in una perquisizione domiciliare o fosse stata sventolata in pubblico, durante una delle centoquaranta manifestazioni non-violente tenutesi in Tibet, in nome dell'indipendenza e del rispetto dei diritti umani, dal 1987 al 1992. L'arresto, al quale con pressoch totale regolaritß fa da atroce corollario la tortura, motivato, secondo quell'ipocrisia del linguaggio che ha da sempre caratterizzato la leadership cinese, dall'aver svolto attivitß di "separatismo dalla madrepatria"! Inoltre, chi sventola la bandiera in un corteo pu essere arbitrariamente accusato di rivestire il ruolo di "ring-leader", ovvero di capo di quella catena intessuta di coraggio e determinazione che lotta fino alla morte per l'indipendenza del Tibet, ma che non disposta a uccidere; in questo caso la pena minima di nove anni di detenzione nelle carceri di massima sicurezza o nei campi di concentramento di cui il governo cin

ese ha disseminato il territorio tibetano. Dal 1994, nel Tibet occupato, tutte le pene per i reati d'opinione sono aumentate tra i quattro e i cinque anni. In realtß, il periodo di reclusione pu addirittura oscillare tra i dodici e i venti anni se la bandiera risultasse non prodotta in Tibet, ma in India, il paese ospitale dove vive la maggior parte della comunitß dei tibetani in esilio politico dal 1959. Se la bandiera proviene da Dharamsala, in India, dove ha appunto sede il Governo Tibetano in esilio democraticamente eletto dai pi· di centomila tibetani fuggiti dal Tibet a seguito delle gravissime persecuzioni che portarono alla morte di circa un milione e duecentomila tibetani, e dove vive il XIV Dalai Lama del Tibet, Premio Nobel per la Pace 1989, ebbene in questo caso l'accusa, che suona come l'estremo rantolo della tigre imperialista cinese, di "spionaggio per conto del Dalai Lama".

Le precedenti brevi righe non intendono certo esaurire la complessa drammaticitß della situazione tibetana, una tragedia dalle incalcolabili conseguenze antropologiche, storiche e culturali che stata troppo spesso censurata dalla connivenza e dal provincialismo culturale di grossa parte dei "mass media", ma vogliono comunque evidenziare l'alta portata politica della campagna internazionale per la libertß del Tibet, nel cui contesto si inserisce, come simbolo caratterizzante il Tibet libero, la bandiera nazionale.

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Il 10 Marzo 1996, anniversario della sollevazione popolare di Lhasa del 1959, dovunque sventolerß la Bandiera Nazionale del Tibet, dai pennoni dei municipi o dalle finestre e dalle terrazze dei cittadini, lø significherß che ha prevalso la coscienza civile, il rispetto dei valori e dei diritti umani sulle avvilenti logiche dei mercati e degli interessi economici.

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Fonti:

Library of Tibetan Works and Archives (LTWA)

Tibet Information Network (TIN)

Amnesty International

Asia Watch

 
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