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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Roma - 19 febbraio 1996
Tibet/Perugia/Rassegna Stampa

LA CITTA' DELLA PACE RIFIUTA UN GESTO SOLIDALE PER IL TIBET

IL GIORNO - pagina nazionale - 17.02.'96

PERUGIA - Non è solo la violenza con i luoghi di San Francesco, ma sembrerebbe proprio una convinzione radicale quelle di testimoniare la pace in tutte le occasione possibili, cercare motivi di richiamo, dichiararsi contro il nucleare e ogni forma di violenza. Ma se si tratta di denaro un contributo simbolo per il Tibet, allora Comune e Provincia si tirano indietro.

Semplicemente non ci stanno, rifiutano di intaccare le casse pubbliche, già dissestate e con bilanci rosso fuoco.Tutto è mito dalla richiesta di sensibilizzare la gente sul genocidio silenzioso che i cinesi stanno compiendo dal 1950, anno dell'occupazione del suolo tibetano, su una cultura millenaria che si tenta di cancellare con drastica continuità.

E allora ecco nascere una delle tante risposte sostenuta dal Partito Radicale transnazionale, benedetta dall'Unione europea e sposata in Italia anche dall'Anci, l'associazione dei Comuni, e della Lega internazionale dei diritti dei popoli. Insomma, una coalizione compatta senza crepe, che si muove in nome della solidarietà piena e ha già fissato al 10 marzo la data di una dimostrazione corale di unità.

Intanto i promotori si stanno muovendo in tutte le direzione; comprensione e un piccolo sostegno, un aiuto finanziario minimo. Si tratta - spiega Andrea Maori, responsabile del club Umbria libertaria - di acquistare una bandiera tibetana e di issarla per quel giorno sul pennone degli edifici. Un gesto che riveste un valore simbolico profondo. Si chiede poco, da 160 mila lire a un massimo di un milione e mezzo.Come uno si sente, per difendere un principio e la causa degli esseri tibetani sparsi un po' ovunque in esilio.

Da notare che anche in Umbria esistono un paio di comunità tibetane, gli anziani che raccontano alle nuove leve le bellezze rarefatte dei loro monti alti come cattedrali. In Europa già in molti hanno aderito formalmente. Per primo l'ex ministro francese della Cultura, Jack Lang, e poi a raggio in ogni Paese.

In Italia i consensi sono stati eccezionali: anche Terni ha dato con grande generosità, già, perché i contributi spesso hanno anche superato il tetto massimo. Ma a Perugia il divieto è stato categorico, niente da fare. "Peccato - osserva Maori -, e poi si vantano di essere città della pace e vogliono costituire il punto di partenza della marcia che arriva ad Assisi".

La risposta ci sarà, immediata. E non violenta, ci mancherebbe. Con una sfilata tutto-Tibet, oggi, vessilli al vento, il centro occupato da un corteo silenzioso. Ci saranno i rappresentanti tibetani in esilio. Tutti altri, sotto i palazzi che contano e hanno rifiutato il loro appoggio. Non si dirà una parola, non ci saranno striscioni o slogan. Solo bandiere. E tanti uomini a chiedere spiegazioni mute.

 
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