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Fischetti John - 9 marzo 1996
Pozzolone

tratto da "Il Gazzettino" del 9 marzo 1996, pagina 8, su tre colonne, con foto e didascalia: "Una manifestazione di protesta anti-cinese a Lhasa".

Pozzolone sfida il ministro, esporrà la bandiera del Tibet

Il 10 marzo ricorre la strage di Lhasa ma...

La burocrazia ha detto no a 300 Comuni

Il 10 marzo ricorre uno degli anniversari di più alto valore simbolico per la nonviolenza: quello della pacifica, disarmata insurrezione di popolo nella capitale del Tibet, Lhasa. Era il 1959: le truppe d'occupazione cinesi, che nove anni prima avevano invaso il Tibet indipendente, schiacciavano la folla che marciava salmodiando le antiche e proibite preghiere nazionali.

L'Onu e il Parlamento europeo hanno votato numerose solenni condanne all'occupazione cinese nel Tibet, proclamando il suo carattere di violazione dei diritti internazionali e di quelli fondamentali dell'uomo.

Le associazioni nonviolente che si battono in esilio per testimoniare la verità sul Tibet occupato, ci chiedevano quest'anno un segno. Chiedevano che il 10 marzo, dalle finestre di tutti i municipi d'Europa, sventolasse per un giorno la bandiera del Tibet. In Italia, auspice l'Anci, trecento comuni avevano aderito.

Ma il 4 marzo avviene l'incredibile. Dalle Prefetture di tutta Italia viene spedita in fax ai Comuni una circolare del Ministero degli Interni, nella quale si fa presente "l'inopportunità di esporre" la bandiera tibetana.

Il Ministero cita due Regi Decreti del 1923 e del 1925 che disciplinano l'esposizione della bandiera nazionale e non proibiscono, ma nemmeno "prevedono" l'esposizione di altre bandiere. E per il Ministero, naturalmente, ciò che non è esplicitamente concesso deve intendersi vietato.

"Il Tibet - rende noto il Ministero - è una regione geografica inglobata in diversi Stati". Nel suo delirio centralista, la burocrazia ministeriale rinnega le condanne Onu e Cee all'aggressione cinese, si allea istintivamente con tutti i centralismi di ogni parte del mondo, perfino con quelli macchiati di sangue, fino a difendere addirittura come sacra e inviolabile l'unità della Cina popolare, pur di non ammettere il pericoloso precedente di qualcuno o qualcosa che osi pensare all'indipendenza.

E anche stavolta - ne siamo fieri - la ribellione al sopruso viene dal Nordest. "Ho aderito all'iniziativa convinto di non compiere alcun atto rivoluzionario o trasgressivo. Prendo atto che il Ministro dell'Interno è contrario, ma la bandiera del Tibet verrà da me esposta come rappresentante del Comune". Così scrive al Prefetto un tale Roberto Battaglini, sindaco del comune di Pozzolone, provincia di Vicenza.

Chissà dove vivono al Ministero degli Interni. Come il satellite italiano, il sottile filo che li teneva legati al Paese si dev'essere spezzato. La protesta contro la stupidità della burocrazia centrale dilaga tra la gente, siamo al limite della sopportazione di un'autorità centrale ormai riconosciuta come handicap nazionale, ma al Ministero perduto nello spazio non se ne sono accorti. Lassù ricopiano ancora i loro Regi Decreti, emanano le loro Circolari, Regolamenti ed Ordinanze, interpretano dispongono dettano vietano, come ai tempi dell'Impero.

Il 10 marzo tutta l'Italia è Pozzolone, provincia di Vicenza. Per un giorno la bandiera del Tibet, vietata dal regime maoista e dal Ministero nazionale, è la bandiera del Paese reale, dell'unica Italia possibile, quella delle autonomie, dei sindaci che sanno la grazia della disobbedienza.

Alvise Fontanella

--- MMMR v4.56 beta * Gutta cavat lapidem

 
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