"TIBET LIBERO": BOTTA E RISPOSTA TRA OPPOSIZIONI E IL SINDACO.
"Non abbiamo partecipato alla giornata della solidarietà con il Tibet perché per ottenere la bandiera da esporre il Comune avrebbe dovuto versare un contributo al Partito Radicale Transnazionale".
Così il sindaco Claudio Vanni risponde alle accuse lanciate dal Giampaolo Secenti di Forza Italia e da Antonio Paltrinieri di Alleanza Nazionale.
Secondo Vanni la polemica di Forza Italia e AN è "stata sterile e la loro solidarietà al Tibet strumentale".Di parere opposto gli esponenti del Polo che avevano accusato l'amministrazione comunale di scarsa sensibilità nei confronti di un popolo in lotta contro il regime autoritario dei comunisti cinesi.
Il Sindaco conclude comunque la sua replica spiegando che l'amministrazione comunale sta cercando di organizzare un incontro con il Dalai Lama in occasione della visita prevista a Pomaia per esprimere la solidarietà di Cecina.
"LA NAZIONE"
Mercoledì 13-3-1996
-----------------------------------------------------------
ALLA BANDIERA DEL TIBET UNA PREFETTURA DICE "NO."
Brutte notizie per i cremonesi che, aderendo all'appello lanciato dall'Associazione Nazionale Italia-Tibet e dal Partito Radicale, stanno raccogliendo in città le firme per far issare sul pennone della sede comunale la bandiera tibetana in occasione del 10 marzo, anniversario dell'insurrezione non violenta del 1959. La prefettura di Venezia infatti ieri ha reso nota che, secondo il parere del Ministro dell'Interno, l'invito ad esporre la bandiera tibetana non può essere accolto "in quanto il Tibet è una regione geografica inglobata in diversi Stati con i quali l'Italia intrattiene rapporti diplomatici e non riveste autonoma soggettività di diritto internazionale". In parole povere il Tibet non è una nazione mondiale riconosciuta.
"LA PROVINCIA" 6-3-1996
----------------------------------------------------------
LIBERTA' PER IL TIBET: ESPOSTA IN MOLTE VIE LA BANDIERA.
Sono già 500 le adesioni di sindaci di comuni europei che il 10 marzo isseranno la bandiera tibetana sul proprio pennone comunale in segno di concreta solidarietà con la lotta non violenta del popolo tibetano e del suo legittimo governo in esilio.
Anche Cremona è con il popolo tibetano e il sindaco Bodini con il Presidente della Provincia Corada hanno dato la loro adesione. Molti cittadini europei hanno deciso di sventolare la bella e colorata bandiera tibetana, che esporranno domenica prossima dal balcone o dalla finestra. Numerosi sono i cremonesi che hanno seguito il loro esempio.
"LA PROVINCIA" 5-3-1996
-----------------------------------------------------------
SINDACI E PRESIDENTI SOLIDALI COL TIBET.
MA LA BANDIERA POTRA'ESSERE ISSATA ?
E' ancora incerta l'esposizione della bandiera tibetana dall'arengario di piazza del Comune. Il ministro degli Interni attraverso una circolare emessa dalle prefetture, ha infatti posto il veto di issare il vessillo sui pennoni poiché il Tibet non è una nazione riconosciuta a livello mondiale. Il partito Radicale promotore dell'iniziativa ha richiesto lo scioglimento del divieto dal momento che la disposizione in questione è stata dichiararta illegittima dalla Corte Costituzionale nel 1987. A domani dunque la sentenza.
Dell'anniversario dell'insurrezione tibetana del 10 marzo 1959 si è parlato durante una conferenza presso l'amministrazione provinciale alla presenza del Presidente Giancarlo Corada e dell'assessore Claudio Silla. Sergio Ravelli del Partito Radicale si è mostrato soddisfatto per i risultati raggiunti. "Sono 600"-ha detto-i municipi italiani e stranieri che hanno aderito all'iniziativa numero a cui si aggiungono anche tredici Province. A livello locale hanno accettato il Sindaco Bodini e il primo cittadino di Sestio, Rossetti. A Castelvetro in terra piacentina, ha aderito il Sindaco Patrizia Barbieri. Anche il Presidente Giancarlo Corada è d'accordo. "Ritengo giusto il motivo -ha detto- di una battaglia per la rivendicazione del Tibet. Non mi tirerò indietro anche a favore di altre popolazioni oppresse".
Nel 1949 il Tibet fu invaso dalle forze armate ddella Repubblica Popolare cinese. L'occupazione portò massacri, torture e imprigionamenti di massa. Dieci anni dopo, il 10 marzo, i tibetani insorsero pacificamente contro le forze cinesi. Oggi in tutto il mondo si vuole ricordare questa data con una significativa manifestazione che sfocierà a Bruxelles in una grande marcia dall'ambasciata cinese al Parlamento Europeo.
"LA PROVINCIA" 9-3-1996
-------------------------------------------------------------
LIBERTA' PER IL TIBET.
Il 10 marzo si è ricordato l'anniversario dell'insurrezione di Lhasa.
Il 10 marzo si sono viste sventolare, anche nelle nostre città e nei nostri Paesi, delle strane bandiere, apparse alle finestre di alcuni privati cittadini. Tutte queste persone aderivano ad una grande campagna promossa dal Partito Radicale Transnazionale in collaborazione con i comitati e le associazioni vicine al Tibet "Libertà per il Tibet". Anche alcuni comuni, tra i quali Sondrio e Morbegno hanno aderito all'iniziativa. Scopo di questa campagna, che prevede numerose forme di lotta non violenta, è attirare l'attenzione sul Tibet e creare le premesse affinché questa nazione posssa ritornare libera e venga assicurata la sopravvivenza del suo popolo, ma si vuole anche chiedere a gran voce la promozione dei diritti umani e civili in Cina. La data del 10 marzo non è stata scelta a caso, ma è il giorno in cui, 37 anni fa, avveniva l'insurrezione non violenta di Lhasa, che fu repressa nel sangue. Dal 1949 il popolo tibetano subisce l'occupazione del proprio territorio da parte della Cina. Successivamente, in co
nseguenza della crescita di una aperta resistenza all'occupazione soprattutto nel Tibet orientale, ci fu un fortissimo aumento della repressione cinese, che comprendeva la distruzione di edifici religiosi e l'arresto dei monaci, capi spirituali di quel popolo. Nel 1959 i moti popolari culminarono in dimostrazioni di massa a Lhasa. All'epoca la Cina schiacciò la rivolta. Nella sola regione di Lhasa furono uccise 87000 tibetani e il Dalai Lama fuggì in India, dove tuttora risiede il Governo tibetano in esilio. Da dieci anni il Governo cinese sta mettendo in atto una vera e propria "pulizia etnica", termine ormai tristemente conosciuto, con i trasferimenti massicci, pianificati e forzati di popolazione cinese verso il Tibet. Il popolo tibetano rischia letteralmente di scomparire: l'obiettivo da parte della potenza occupante è di avere 40 milioni di cinesi in Tibet nel 2020.
L'eco delle grida disperate di questa popolazione lontana si è già sentito nelle nostre valli quest'autunno quando sono stati ospitati in Sondrio dei monaci Tibetani che hanno proposto i loro canti e balli sacri. IL 10 marzo a Bruxelles ha avuto luogo anche una grande manifestazione internazionale a cui hanno partecipato anche persone della nostra provincia.
(settimanale) "ECO DELLE VALLI"12-3-1996