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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Roma - 14 marzo 1996
TIBET/STRIK LIEVERS SU PREFETTI

Lorenzo Strik Lievers e Paolo Vigevano presenteranno oggi la seguente interrogazione sul caso delle Prefetture italiane che hanno impedito ai Sindaci l'esposizione della bandiera tibetana il 10 Marzo.

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INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, AL MINISTRO DELL'INTERNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI.

Roma, 14 marzo 1996

premesso che:

- il Partito radicale transnazionale, insieme all'Intergruppo per il Tibet al Parlamento europeo, alle Comunità tibetane in esilio in Europa e ai Comitati europei di sostegno al Tibet hanno organizzato una campagna, "Libertà per il Tibet", che, fra le altre iniziative, prevedeva la richiesta agli enti locali in Europa di issare la bandiera tibetana sul pennone della casa comunale il 10 marzo, anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959 contro l'invasione cinese del suolo tibetano;

- anche attraverso il patrocinio dell' Associazione Nazionale Comuni Italiani, presieduta dal Sindaco di Catania Dott. Enzo Bianco, ben 300 enti locali italiani hanno aderito all'iniziativa "Una bandiera per il Tibet" portando ad oltre 600 i Sindaci di 22 Paesi europei ed americani che hanno deciso di far sventolare dal loro municipio la bandiera del Tibet;

- in data 3 febbraio 1996 la Presidenza del Consiglio dei ministri, con una valutazione esclusivamente politica, rispondeva alla richiesta di chiarimenti giuntagli da alcune prefetture in merito, affermando di non ritenere opportuna l'esposizione della bandiera tibetana;

- in data 5 marzo 1996 le Prefetture emanavano, su disposizione del Ministro degli Interni, un fonogramma ai Sindaci in cui si vietava l'esposizione della bandiera del Tibet, facendo appello alla legge ed in particolare al Regio Decreto 24/9/1923 convertito in legge 24/12/1925 n. 2264 e al Decreto Presidente Consiglio Ministri del 3/6/1986.

- in data 7 marzo 1996 il segretario del Partito radicale, Olivier Dupuis, indirizzava una lettera al Ministro degli Interni, in cui chiedeva di assumere d'urgenza una decisione correttiva dei fonogrammi prefettizi, sulla base del fatto che le due leggi citate nei fonogrammi riguardano esclusivamente le modalità di esposizione del tricolore nazionale. L'uso delle bandiere estere è invece disciplinato dalla legge 24/6/1929 (Mussolini-Rocco), che è stata ridisegnata da una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 189 del 21/5/1987, che annulla il potere autorizzativo (e quindi ostativo) dei Prefetti in materia, amplia l'ambito interpretativo e semiologico della bandiera portandolo fuori dalla ristretta referenzialità allo "Stato internazionalmente riconosciuto" e inserendolo tra i segni di espressione e comunicazione di un pensiero o di una idealità. La sentenza della Corte Costituzionale dichiara costituzionalmente illegittimi sia "il divieto di esposizione in pubblico di bandiere estere", che il regime aut

orizzativo da parte delle autorità locali con la connessa potestà di sanzione penale;

- in data 9 marzo 1996 il Ministro dell' Interno, Giovanni Coronas, rispondeva alle obiezioni del Segretario del Partito radicale, affermando di ritenere "che le argomentazioni da Ella svolte non siano tali da suffragare la modifica della posizione assunta, in punto di diritto, da questo dicastero e concretizzatasi nelle disposizioni - peraltro concordate con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - impartite, al riguardo, ai Prefetti della Repubblica", senza però dare una giustificazione della immodificabilità della posizione assunta ed una risposta alle argomentazioni giuridiche puntuali contenute nella lettera del Segretario del Partito radicale.

per conoscere:

- quali siano le argomentazioni, in punto di diritto, sulla base delle quali il Ministro ha dato questa risposta;

- per quali ragioni il Governo abbia ritenuto di operare una scelta che, stante quantomeno la opinabilità della interpretazione giuridica adottata, può apparire agli occhi dell'opinione pubblica italiana e di quella internazionale, nonché delle stesse autorità cinesi, come una "scelta di campo" nello scontro fra violenza totalitaria e diritto rivendicato con la nonviolenza o perlomeno come un cedimento alle pressioni del governo cinese manifestate anche pubblicamente dalla Repubblica Popolare di Cina tramite un'intervista all' ambasciatore cinese Wu Minglian che è andata in onda sabato 9 marzo su Rai Uno alle ore 23.

 
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