di Alexandr BURTIN"Moskovskije novosti", 10 - 17 marzo 1996, pagina 12
Conflitto
Dopo l'esplosione di sdegno provocata dal tiro di esercitazione dell'esercito cinese nei pressi di Taiwan, l'attenzione di tutto il mondo e' richiamata da un altro problema "interno" della Cina. Il 10 marzo nei 42 paesi i difensori dei diritti della popolazione del Tibet hanno picchettato le ambasciate cinesi. Le bandiere del Tibet sventolavano anche a Mosca.
La piu' grande manifestazione ha avuto luogo a Bruxelles: alcune migliaia di partecipanti, organizzati dal intergruppo dei deputati europei "Tibet", hanno camminato dall'Ambasciata Cinese alla sede del Parlamento Europeo.
L'occupazione
Com'e' noto, il Tibet fu occupato dall'esercito della Repubblica Popolare Cinese in autunno del 1950. Fino a quel momento il Tibet era uno stato teocratico lamaistico con un enorme territorio (cinque volte piu' grande della Francia), con la popolazione poco numerosa (6 milioni di abitanti), con le istituzioni medioevali e con un esiguo e poco addestrato esercito. Il paese fu governato dal reggente Rading Rinpoche, l'attuale, quattordicesimo, Dalai Lama Tenzin Gyatso aveva solo 15 anni.
Il corpo cinese che conteneva 80 mila persone facilmente supero' la resistenza dell'esercito tibetano e la delegazione da Lhasa diretta a Pechino fu costretta a firmare l'accordo sull'adesione del Tibet alla Repubblica Popolare Cinese. A Lhasa fu promessa la conservazione del sistema politico-religioso e una certa autonomia. Tenzin Gyatso che sali' sul trono in quel tempo, cerco' di richiamare l'attenzione dell'Occidente a questi tragici avvenimenti, ma siccome il Tibet non faceva parte dell'ONU, la questione non ebbe una vasta risonanza.
Nonostante che il governo cinese non facesse gran che per mantenere le sue promesse, nei primi tempi dopo l'occupazione le autorit tibetane facevano finta che tutto andasse bene. Il giovane Dalai Lama girava tra Pechino e Lhasa, pranzava con Mao Tse-tung e addirittura si iscrisse al Partito Comunista Cinese. Ma gia' un paio d'anni dopo in Tibet comincio' la collettivizzazione, migliaia di tibetani furono radunati nelle armate di lavoro per costruire la strada di Quinghai che doveva diventare viabile per la tecnica militare diretta a Lhasa. La collettivizzazione e il prelevamento di orzo, come si suole, causarono la fame per la quale morirono piu' di 343 mila tibetani. Nel corso dei primi dieci anni dell'occupazione le autorit cinesi repressero 996 rivolte.
Il genocidio
Il 10 marzo 1959 durante la festa buddista Monlam per Lhasa corsero le voci che il comando militare cinese aveva l'intenzione di arrestare il Dalai Lama. Migliaia di persone vennero al palazzo Norbulinka. Lo spontaneo comizio continuo' una settimana. Il 17 marzo i militari cinesi apersero il fuoco contro i manifestanti. A Lhasa comincio' la rivolta, spietatamente repressa dai cinesi. Secondo le fonti ufficiali cinesi, solo nella capitale furono uccise piu' di 87 mila persone. In tutto il paese cominciarono le repressioni, il Dalai Lama e i dirigenti lamaisti scapparono in India, in un paese nel Nord dello stato federale Himachal Pradesh. 120 mila profughi li seguirono a Dharamsala.
L'autonomia del Tibet fu annullata, due delle sue tre regioni - Amdo e Kham - diventarono parti delle provincie cinesi. Comincio' la distruzione e il saccheggio dei monasteri - solo 7 dei piu' di 6 mila monasteri riuscirono a sopravvivere. Decine di migliaia di monaci e monache furono mandati nei "campi di rieducazione" oppure fucilati. In tutto, secondo i dati della Commissione Internazionale dei Giuristi e dell'Amnesty International, in 20 anni che seguirono la rivolta di Lhasa furono uccisi piu' di 1.2 milioni di tibetani, 260 dei quali morti nei campi di rieducazione. Oltre a cio', i cinesi praticavano su larga scala le torture e la forzata sterilizzazione delle donne.
L'uranio per la dittatura del proletariato
La diminuzione della popolazione tibetana fu aggravata dalla politica della migrazione di massa dei cinesi in Tibet. Oggi sono piu' di 7 milioni - e la popolazione indigena e' diventata minoranza etnica. Le autorit prendono le misure per trasferire i tibetani da Lhasa nelle regioni agricole. Secondo il progetto della ricostruzione della capitale, vengono distrutti antichi palazzi. A Lhasa, nei ricostruiti monasteri Ganden, Dreipug e Sera e' instaurato il duro regime poliziesco di totale controllo e pedinamento: la pratica della Dharma e' sostituita da un formale rituale per divertire i turisti stranieri, per farsi monaco e' necessario ottenere il permesso del comitato regionale del Partito e degli organi della sicurezza statale.
Il piu' noto problema del Tibet e' il peggioramento catastrofico delle condizioni ambientali. Dalla meta' degli anni sessanta la Cina comincio' a valorizzare i giacimenti del litio (che costituiscono circa la meta' delle riserve mondiali). Per il 1990 sull'altipiano furono scoperti circa 200 giacimenti dell'uranio. Oltre alle fabbriche per la lavorazione e per il seppellimento dei rifiuti nucleari, la Cina trasferi' in Tibet anche le fabbriche per la produzione degli armamenti nucleari e gli stessi missili - circa 90 testate. Secondo i mass media del Hong Kong, sull'altipiano tibetano piu' di una volta si effetuarono le prove dell'arma chimica.
E' enorme il danno causato dall'incontrollato disboscamento. Per il 1985 il Tibet perse circa 40 per cento dei suoi boschi. Di conseguenza, abbassa il livello dell'acqua e diventano melmosi gli alti corsi dei fiumi Huang He, Brahmaputra, Yangtze e Indo, tre volte e' cresciuto il pericolo della siccit .
Piccolo Buddha
L'Occidente comincio' a dimostrare l'interesse per il Tibet solo negli anni sessanta: nel 1961 e 1965 l'ONU approvo' una serie di risoluzioni nelle quali il Tibet fu riconosciuto territorio occupato. Ma solo circa vent'anni dopo il Tibet divento' simbolo dell'originalit oppressa dalla "civilt repressiva". I primi gruppi di sostegno del Tibet furono organizzati in Europa nel 1982 dopo le notizie dell'esecuzione pubblica di alcuni dissidenti tibetani. Ma il vero boom comicio' dopo il choc provocato dalla tragedia di Tien An Men. Poco prima, nel marzo 1989, quando durante i disordini furono uccisi piu' del centinaio di tibetani, le autorit avevano introdotto a Lhasa la legge marziale. Numerose proteste diplomatiche furono espressi dagli Stati Uniti, dall'Italia, dall'Austria, dalla Svizzera, dall'Australia, dall'India. Tenzin Gyatso proclamo' la sua dedizione alla "satyagraha" - il concetto gandhista della lotta nonviolenta e fu nominato Premio Nobel per la pace.
Nel 1991 ci fu un grande scandalo quando il Greenpeace pubblico' il testo dell'accordo segreto sul trasporto in Tibet dei rifiuti tossici dagli Stati Uniti. L'estate scorsa il mondo apprese con sdegno la notizia della rapina dai servizi segreti cinesi di Gedun Chokji Nim - ragazzino tibetano di sei anni, riconosciuta reincarnazione del Panchen Lama, che divento' il piu' giovane detenuto politico del Celeste Impero. Panchen Lama e' il secondo grado nella gerarchia religiosa del Tibet, capo dei monaci e dei praticanti della Dharma. Il defunto Panchen Lama Gedun Scioghi Galzyn non emigro' nel 1959 insieme con Tenzin Gyatso, ma dopo alcuni anni di reclusione in carcere, rimase un "semidissidente" e continuo' a difendere la cultura tibetana - come il famoso accademico russo Likhachev.
Secondo i canoni del lamaismo, dopo la morte del Panchen Lama i capi spirituali, viste le immagini profetiche nel sacro lago Lhamoi Latso e nei loro sogni, partono in cerca del nuovo Panchen Lama - che potrebbe essere qualsiasi ragazzino proveniente dal mondo lamaistico. Questa volta fu scelto Gedun Chokji Nim, subito arrestato insieme con tutta la sua famiglia e coi monaci che l'avevano scelto. Un paio di mesi dopo, le autorit cinesi dichiararono che la candidatura alla carica del Panchen Lama doveva essere approvata dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e che il Partito aveva gia' trovato un altro bambino, Gyaltsin Nurbu, proveniente dalla famiglia dei maestri-comunisti da Lhasa...
Comunque sia, il desiderio di partecipare alla vita religiosa dei tibetani potrebbe costare caro alla Cina: poco dopo la rapina il Parlamento Europeo dichiaro' che la liberazione del Panchen Lama era condizione necessaria della continuazione del finanziamento da parte dell'Unione Europea del progetto PANAM (grande progetto di costruzione delle autostrade in Tibet).
Le bandiere alle finestre
Oggi la moda del Tibet ha raggiunto il massimo: in ogni citta' europea ci sono gruppi di solidarieta' col Tibet, negli Stati Uniti svolge notevole attivit l'Universit Berkeley che negli anni sessanta fu il centro del movimento contro la guerra in Vietnam. Bernardo Bertolucci giro' il film "Piccolo Buddha" con Keanu Reeves, famoso attore dell'"x-generation". Dopo David Bowie il famoso etnotransgruppo Banco de Gaya lancio' l'album "protibetano" "L'ultimo treno per Lhasa".
Particolare solidarieta' col Tibet esprimono separatisti di ogni genere: il quattordicesimo Dalai Lama trova appoggio del Parlamento Basco, dell'Unione degli ungheresi della Vojvodina, senza nominare le diaspore europee delle minoranze etniche della Cina provenienti dalla Mongolia Interna e dal Turchestan Orientale. Durante la manifestazione a Bruxelles si potevano vedere gli abiti tradizionali degli abcasiani, dei tatari della Crimea e dei curdi. Ma la popolarit di Tentzin Gyatso all'Occidente e', prima di tutto, suo merito. Pochi leaders dei movimenti di liberazione nazionale spendono tanta energia e tali somme per curare la propria immagine - viaggi in tutto il mondo, pubblicazione dei libri, creazione delle reti telematiche...
Benche' quest'anno non si celebri nessun anniversario, la campagna in difesa del Tibet continua. I sindaci di piu' di 500 citta' del mondo hanno messo le bandiere rosse-gialle-bianche alle finestre dei loro municipi - a Boston, Roma, Bruxelles, Strasburgo, Sarajevo, Liverool, Kharkov, Kisinev... Gli organizzatori della manifestazione chiedono a Boutros Ghali di riconoscere il governo del Dalai Lama l'unico legittimo rappresentante degli interessi dei tibetani - un tempo tale statuto aveva l'OLP, che le garantiva il diritto di voto alle sedute dell'ONU.
Tre citta' russe hanno partecipato a questa manifestazione - Elista, Vladimir, Izevsk. A Mosca i militanti del Partito Radicale Transnazionale hanno picchettato l'Ambasciata Cinese e hanno organizzato la raccolta delle firme "pro Tibet". I passanti mettevano le loro firme. Comunque, la maggior parte pensava che si trattasse del famoso gruppo dei truffatori finanziari (*)...
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Nota:
(*) L'autore intende la societa' anonima "Tibet", pero' durante la manifestazione del 10 marzo davanti all'Ambasciata Cinese non c'e' stata nessuna raccolta firme "pro Tibet" tra i passanti.