L'Opinione - 4 aprile 1996 - prima pagina Cultura
di Paolo Pietrosanti*
"Ho fatto un sogno, e ho visto che un giorno questa nazione si leverà per adempiere la verità della sua fede. Ho sognato che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e quelli dei vecchi padroni andranno a sedersi insieme alla tavola della fratellanza". Martin Luther King pronunciava queste parole il 28 agosto 1963, al termine della Marcia dei 250.000 su Washington.
Martin Luther King fu assassinato 28 anni fa, il 4 aprile 1968, a Memphis, Tennessee.
Martin Luther King, l'apostolo della nonviolenza cristiana; l'apostolo della nonvioolenza; grande uomo politico nonviolento.
Era un pastore battista - tale venne ordinato nel 1947, a 18 anni. Conseguì la laurea ad Harvard, dopo essersi diplomato in teologia.
Era nato ad Atlanta, in Georgia, il 20 gennaio 1929.
Fu nel 1955 che King decise di dedicarsi in pieno alla causa della libertà e della parità dei diritti. Quell'anno, il 1. dicembre, Rosa Parks, una sarta, disobbedì a Montgomery alle norme che vietavano ai negri di prendere posto sugli autobus, se non in fondo ad essi, ben separati dai bianchi. Rosa Parks rifiutò di cedere il posto che aveva occupato, e per questo fu arrestata, e processata. Il suo gesto lanciò una mobilitazione nonviolenta che portò alla abolizione della cosiddetta Legislazione Plessis che sanciva la discriminazione razziale sui mezzi di trasporto pubblico. Plessis, nel 1896, si era rifiutato di prendere posto su un vagone ferroviario riservato ai negri, ed era stato condannato.
Martin Luther King organizzò subito il boicottaggio della compagnia concessionaria del servizio pubblico. Per undici mesi il boicottaggio fu rispettato da tutti, e King venne arrestato con l'accusa di avere organizzato il trasporto di persone da parte di privati non autorizzati. La compagnia di trasporti, gravemente danneggiata dal boicottaggio, chiese un indennizzo di 15.000 dollari. Poco prima che King venisse condannato, il 13 novembre 1956, la Corte Suprema dell'Alabama dichiarava unanimemente la incostituzionalità della segregazione razziale sui mezzi pubblici dello Stato.
Fu la prima vittoria della nonviolenza di King e del suo movimento. La prima di una lunga serie, fino al sogno dell'agosto '63.
Nel 1962, dopo nove anni di servizio nell'aviazione, il giovane negro James Meredith si vedeva respinta la domanda di iscrizione alla Università di Oxford, Mississippi. Addirittura il Governatore dello Stato gli si parò d'avanti per impedirgli di entrare e Meredith dovette essere scortato dalla polizia. Anche in seguito a questo episodio il Presidente Kennedy presentò al Congresso la Legge per i Diritti Civili.
Al paese Kennedy la presentò con un famoso discorso televisivo. Disse: "Abbiamo detto al mondo, e a noi stessi, che il nostro paese è un paese libero. Volevamo forse dire che è libero per tutti fuorché per i negri? che da noi non vi sono cittadini di seconda classe salvo i negri? che non abbiamo divisioni di classe o di casta, non abbiamo ghetti né razze privilegiate, eccetto per quanto riguarda i negri?"
Martin Luther King, a sostegno della proposta di legge presentata dal presidente il 19 giugno, organizzò per il 28 agosto 1963 la grande Marcia della Libertà, a Washington. Raccontò il suo sogno, che fece il giro del mondo.
Tre mesi dopo, a Dallas, Kennedy sarebbe stato assassinato. Nel gennaio 1964 il Congresso degli Stati Uniti avrebbe approvato la legge. In ottobre Martin Luther King avrebbe ricevuto il Premio Nobel.
Nel pomeriggio di giovedì 4 aprile 1968 Martin Luther King veniva assassinato a Memphis, all'età di 39 anni.
Nella sua opera, nella sua azione, nelle sue parole, la nonviolenza, la politica, il diritto. La nonviolenza pragmatica, "la più grande e antica forza del mondo" che Gandhi aveva sperimentato in Sudafrica e in India.
King scrisse: "Sarei il primo a chiedere l'obbedienza alle leggi giuste. Si ha non solo il dovere legale, ma il dovere morale di obbedire alle leggi giuste. Ma si ha il dovere morale di disobbedire alle leggi ingiuste. Una legge ingiusta è una non-legge. Chi infrange una legge ingiusta deve farlo apertamente, con amore. E con la volontà di accettare la punizione. Chi infrange una legge che la sua coscienza gli dice essere ingiusta, e volentieri accetta di subire la pena, per affermare alla coscienza della comunità la ingiustizia di quella legge, questa è in realtà la espressione del massimo rispetto per la legge."
*Consigliere Generale del Partito Radicale