IL TIBET IN MUNICIPIO
La Gazzetta di Carpi (Modena)
Venerdì 08 03 1996
Domenica la bandiera sventola dal palazzo comunale. Come segno di adesione alla libertà della regione
La bandiera del Tibet sarà esposta sul municipio domenica come segno di adesione alla campagna internazionale per la libertà della regione che, dopo l'invasione degli anni 50,è occupato dalla Cina. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Consiglio comunale accogliendo all'unanimità l'invito del l'ANCI, l'Associazione nazionale dei Comuni, "a far sventolare la bandiera nazionale tibetana sul pennone della sede comunale". La data del 10 marzo ricorda l'anniversario della rivolta di Lhasa, capitale del Tibet, che nel 1959 venne soffocata nel sangue, mentre il Dalai Lama fuggiva in India. La resistenza all'occupazione cinese, mai venuta meno, si è riattivata nella seconda meta degli anni 80 con diverse manifestazioni indipendentiste represse militarmente. L'iniziativa, che coinvolge i sindaci di diversi Stati europei, è promossa dall'Associazione Italia-Tibet e dal Partito Radicale transnazionale e transpartito. L'acquisto della bandiera è stato finanziato con il gettone di presenza dei capigruppo in consiglio comunal
e. La bandiera nazionale tibetana è caratterizzata, su fondo rosso e blu, dalle immagini religiose della montagna sacra, del sole della sapienza, dei simboli dello Yin e dello Yang che rappresentano il dualismo della natura e le energie primarie opposte. Una cornice gialla delimita la bandiera su tre lati. Il quarto è "aperto" a simboleggiare che la vicenda del Tibet non è ancora conclusa.
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"TIBET, NIENTE BANDIERA"
La gazzetta di Carpi
sabato 09 03 1996
Il prefetto non consentirà al Comune di esporre il vessillo."La regione non riveste autonoma soggettività"
Domani non sarà esposta sul municipio di Carpi la bandiera del Tibet, come annunciato dopo la decisione del Consiglio comunale di aderire alla campagna internazionale per la libertà della regione asiatica, il prefetto di Modena, infatti, ha comunicato il suo parere negativo sulla base di una direttiva del ministero dell'interno.
Secondo il Viminale, il Tibet è una regione geografica che inglobata in diversi stati con i quali l'Italia intrattiene rapporti diplomatici, non riveste autonoma soggettività di diritto internazionale. Pertanto la bandiera del Tibet non rientra tra quelle che possono essere esposte negli edifici pubblici sulla base dell'attuale nominativa. La campagna internazionale "per far sventolare la bandiera nazionale tibetana sul pennone delle sede comunale"è promossa dall'Associazione Italia-Tibet e dal Partito Radicale transnazionale e transpartito. La data di domani ricorda l'anniversario della rivolta nella capitale Lhasa contro l'occupazione cinese avvenuta nel 1959 e soffocata nel sangue, mentre il Dalai Lama fuggiva in India.
Viene cosi bloccata un'iniziativa che aveva una chiara connotazione politica volta a sensibilizzare il pubblico sul caso del Tibet.
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NIENTE BANDIERA DEL TIBET IN COMUNE. SASSAROLI: "SINDACO, MI HAI DELUSO".
Corriere Adriatico (Ancona)
Lunedì 11 03 1996, pag. 7
"Per il sindaco Galeazzi il genocidio del popolo tibetano e la distruzione di un grande patrimonio storico, culturale e religioso da parte dell'esercito della Repubblica popolare cinese, più di 8 mila monasteri distrutti in 35 anni di occupazione non sono motivo sufficiente per opporsi ad una diffida della Prefettura alla esposizione della bandiera tibetana sulla facciata del palazzo comunale. Il sindaco avrebbe dovuto quanto meno alzare la voce e sostenere, come hanno fatto altri primi cittadini italiani, l'indirizzo della Giunta e del Consiglio comunale che avevano dato pieno appoggio a questa iniziativa in concomitanza con iniziative analoghe in tutto il mondo e con la manifestazione che si e tenuta a Bruxelles". A protestare contro la mancata esposizione della bandiera tibetana da parte del Comune e Corrado Sassaroli, presidente Club Pannella di Ancona, il quale sottolinea come "oggi non mi sento rappresentato da lei signor sindaco. Perché ha dato l'adesione se non è poi disposto ad esporsi a far valere
le sue prerogative di primo cittadino? Evidentemente, si è ritenuto più importante dell'autodeterminazione e del diritto alla sovranità di un popolo gli interessi commerciali del nostro Paese nei confronti della Cina. Qualche migliaia di frigoriferi o milioni di scarpe sono più importanti dei diritti di milioni di esseri umani".