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Conferenza Partito radicale
Palma Carmelo - 20 aprile 1996
IL TIBET E RIFONDAZIONE COMUNISTA: UN'INTERPELLANZA ESEMPLARE ED UNA REPLICA RADICALE.

(Segnalazione fatta da Giulio Manfredi)

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

Gruppo consiliare-Comune di Settimo Torinese

INTERPELLANZA

Al signor Sindaco

Al Presidente del Consiglio Comunale

Adesione e finanziamento del Comune all'iniziativa del Partito Radicale sul Tibet.

I sottoscritti consiglieri comunali

venuti a conoscenza che il 6 marzo u.s. la Giunta Comunale ha deliberato di aderire alle manifestazioni "libertà per il Tibet" promosse dal Partito Radicale, decidendo di esporre la bandiera del Tibet e di versare al Partito Radicale la somma di lire 500.000

esprimono la più vibrata protesta per questa decisione "politica" assunta dalla Giunta a nome e per conto della Città che è rappresentata in Consiglio Comunale anche dai consiglieri di minoranza che non sono stati nemmeno consultati

condannano il comportamento anti-democratico della Giunta e si dissociano totalmente dalla sua decisione per i seguenti motivi

- da oltre un millennio il Tibet fa parte della Cina ed è stata la cina e non l'India, apparentemente più vicina, a far penetrare le prime influenze buddiste nel Tibet verso la metà dell' VIII sec. d.C.

- fino al 1951 il Tibet è stato governato da un regime teocratico, con a capo il Dalai Lama, composto da lama di alto rango e signorotti locali, unici proprietari con poteri assoluti dell'intero paese in cui praticavano la schiavitù e l'usura. Gli altri tibetani, circa 1.800.000, no godevano di alcuna libertà personale, venivano venduti con le terre che lavoravano, e fin dalla nascita i loro figli erano iscritti negli elenchi delle "bestie da soma parlanti" dei padroni,

- il 23 maggio 1951 questo regime, sopravvissuto alla fuga di Chiang-Kai-shek a Taiwan, firmò con la Cina Popolare "l'Accordo di Liberazione Pacifica" ma non si impegnò ad attuarlo anche per le influenze e pressioni dell'India e dei suoi principali alleati (Inghilterra e USA) e, dopo oscure peripezie, il 17 marzo 1959 denunciò l'Accordo, si ribellò al Governo Nazionale e il Dalai Lama si rifugiò in India

- sedata la sommossa, il Governo cinese trasferì i poteri al "Comitato preparatorio per la Regione Autonoma del Tibet" previsto dagli Accordi del 1951 che attuò subito le prime radicali riforme riassunte nella formula "Tre anti e due riduzioni". Gli obiettivi dei tre "Anti" erano : la ribellione , la schiavitù, la servitù della gleba; le due riduzioni riguardavano gli affitti delle terre e i tassi di interesse. Seguì la costituzione della Regione Autonoma del Tibet e ingenti investimenti infrastrutturali, industriali, culturali ivi compresa la completa e fedele ristrutturazione del Potala.

- la Costituzione cinese afferma l'uguaglianza di tutte le nazionalità della Cina (più di 40 oltre agli Han) e interdice "qualsiasi atto mirante ad ostacolare l'unione delle nazionalità " compresa quindi la SECESSIONE a cui mira l'attività politica del Dalai Lama per il Tibet e dell'erede di Chiang-Kai-Shek a Taiwan

- anche la costituzione italiana interdice la SECESSIONE e perciò furono perseguiti dalla legge i sui propugnatori in Sicilia e in Alto Adige

chiedono di sapere

se il Sindaco e la Giunta Comunale si rendono conto che il sostegno all'iniziativa del Partito Radicale è un oggettivo appoggio alla POLITICA SECESSIONISTA DEL DALAI LAMA contro l'unità nazionale cinese, riconquistata dopo una durissima lotta di liberazione dall'invasore giapponese alleato di Hitler e Mussolini

se si sono convertiti al SECESSIONISMO come strategia geo-politica generale o "in un solo paese", per capire se rimpiangono di aver mancato all'appuntamento con quello siciliano prima, alto-atesino poi, e se ora , dopo il Tibet, intendono aderire anche al SECESSIONISMO propugnato pere la PADANIA

se ritengono "progressista" la restaurazione in Tibet di un governo teocratico, che ancora nel 1956 legittimava e praticava la schiavitù e la servitù della gleba, e garantiva ai maschi della classe dirigente "diritti di libertà" in quanto esseri "sacri e perciò non punibili" al punto che , se violentavano una donna di classe inferiore, era la donna ad essere condannata ad una ammenda di tre quian (moneta tibetana). Se la violenza era solo tentata, la donna doveva pagare un quian.

I consiglieri comunali di Rifondazione Comunista

Luigi Camedda Giovanni Perri Mariangela Rosolen

Settimo Torinese, 2 aprile 1996

COMUNICATO STAMPA

A SETTIMO TORINESE, RIFONDAZIONE COMUNISTA PROTESTA CONTRO L'ADESIONE DEL COMUNE ALL'INIZIATIVA DEL PARTITO RADICALE SUL TIBET.

DICHIARAZIONE DI GIANFRANCO GALLO, RESPONSABILE REGIONALE DELLA MOBILITAZIONE "LIBERTA' PER IL TIBET".

Il Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista del Comune di Settimo Torinese (di cui fa parte, fra gli altri, l'ex-deputata Mariangela Rosolen) ha espresso, in un'interpellanza, "la più vibrata protesta" per la decisione della Giunta Comunale di aderire all'iniziativa del 10 marzo scorso "Una bandiera per il Tibet", organizzata dal Partito Radicale e dall'Associazione Italia-Tibet.

I consiglieri comunisti chiedono di sapere "se il Sindaco e la Giunta Comunale si rendono conto che il sostegno all'iniziativa del Partito Radicale è un oggettivo appoggio alla politica secessionista del Dalai Lama contro l'unità nazionale cinese...se ritengono progressista la restaurazione in Tibet di un governo teocratico, che ancora nel 1956 legittimava e praticava la schiavitù e la servitù della gleba...".

Gianfranco Gallo, responsabile regionale per il Partito Radicale della mobilitazione per il Tibet, ha dichiarato:

"Riconosco ai consiglieri di Rifondazione una coerenza degna di miglior causa: quando il Partito Radicale era a fianco della Croazia invasa dall'esercito nazional-comunista di Milosevic, ci accusavano di voler ripristinare il regime fascista degli ustascia di cinquant'anni prima (e con un'interpellanza alcuni deputati di Rifondazione chiesero perchè il governo italiano si era occupato di far venire in Italia il sindaco di Sarajevo); quando il Partito Radicale lotta per la democrazia a Cuba (migliaia di dissidenti in carcere, fra cui quindici nostri compagni di partito), ci accusano di voler ripristinare la dittatura filo-yankee di Batista di trent'anni fa; è naturale che, rispetto al Tibet, si rispolveri lo spauracchio del regime teocratico- feudale, adottando tutte le falsità della propaganda del governo di Pechino.

Il Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace nel 1989, ha recentemente dichiarato: "Io credo ancora nell'idea di trasformare il Tibet in una zona smilitarizzata, dotata di autonomia interna, la cui politica estera sia affidata alla Cina...una corretta e precisa informazione diventa di capitale importanza: se tutti i cinesi sapessero qual è veramente la situazione nel mio paese, molte cose sicuramente sarebbero diverse. Non abbiamo nulla contro il popolo cinese. Anzi, ne condividiamo le sofferenze perché in realtà anche loro subiscono una dura repressione".

Le parole del Dalai Lama, ma anche la stessa presa di posizione dei comunisti di Settimo, mi confermano la necessità e l'urgenza dell'iniziativa che alcuni intellettuali stanno incardinando a Mosca: l'istituzione di un Tribunale che accerti i crimini perpetrati dal totalitarismo comunista. Solo una "Norimberga rossa" potrà impedire la rimozione, comoda o interessata, dei delitti compiuti e le assoluzioni collettive per cui "Tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole"; solo la rottura e lo scandalo di un processo potranno impedire che tutto ricominci come prima.

Il Partito Radicale transnazionale e transpartito avrà la forza per occuparsi anche di questo, dopo averla avuta per dare vita al Tribunale dell'Aja per i crimini commessi nell'ex-Jugoslavia?"

Torino, 18 aprile 1996

 
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