LETTERA AI SINDACI ITALIANI CHE HANNO ADERITO ALL'INIZIATIVA "UNA BANDIERA PER IL TIBET"
Bruxelles, 20 maggio 1996
Signor Sindaco/Presidente (di Provincia o regione)
sono ormai trascorsi due mesi dalla giornata del 10 marzo scorso, dal giorno in cui oltre 600 enti locali fecero sventolare la bandiera nazionale tibetana dai loro pennoni, nella data che ricorda la repressione che segui in Tibet la sollevazione popolare del 1959. Oltre 600 tra Comuni, Province e Regioni in 27 paesi soprattutto europei aderirono alla proposta in una mobilitazione che coinvolse però anche città statunitensi e canadesi, così come 9 stati Usa che proclamarono "Tibet Independence Day" il 10 marzo 1996.
Le scrivo per esprimere ancora a nome del Partito Radicale ed a nome delle organizzazioni che hanno sostenuto questa iniziativa il ringraziamento per avere voluto Lei essere tra gli aderenti a questa campagna di sostegno e di concreta e visibile solidarietà col popolo tibetano e la sua lotta per la libertà.
Va inoltre ricordato con grande apprezzamento quanto in Italia volle fare l'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia ed il suo Presidente Enzo Bianco, Sindaco di Catania, che patrocino' quell' iniziativa.
In quei giorni, come Lei si ricorderà, furono inoltre inviate da tre Prefetture note di natura "giuridica" ad alcuni sindaci aderenti alla campagna imponendogli di mutare la decisione di issare la bandiera tibetana ed obbligandoli, quindi, a ritirare la loro adesione. Mi sembra doveroso metterLa a conoscenza che, come sostenemmo all'epoca in una lettera di risposta al Ministro degli Interni, la ratio delle note delle tre Prefetture fu di natura intromissiva nelle facoltà decisionali del sindaco e che inoltre non furono e non sono attinenti a nessuna legge vigente dell'ordinamento italiano relativa a divieti od obblighi degli Enti locali nella materia in oggetto. In pratica possiamo sostenere che, anche dopo aver affidato uno studio preciso su questa materia ai legali del partito, le note politiche delle Prefetture furono rivolte ad imporre una limitazione alla libertà di espressione e di decisione dei Consigli Comunali. Come Segretario del Partito che promosse la campagna avevo il dovere di riferirle i risul
tati di tali studi anche in ragione della più completa censura di cui fummo oggetto in quei giorni da parte degli organi di informazione.
Mi permetto di formularLe a conclusione una proposta sempre in sintonia con la campagna per la libertà in Tibet. Stiamo in questi mesi raccogliendo adesioni di parlamentari, sindaci, personalità del mondo della cultura su di un appello internazionale diretto al Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros-Boutros Ghali perchè riceva con urgenza Sua Santità il Dalai Lama. Lo scopo di questa iniziativa è quello di far compiere il primo passo verso negoziati sino-tibetani sul futuro del Tibet sotto l'egida delle Nazioni Unite. Sarebbe per noi importante se Lei volesse aderire sottoscrivendo l'appello allegato alla presente.
Con la certezza di poter contare ancora sulla Sua solidarietà con il popolo tibetano e con le sue aspirazioni, mi permetta, Signor Sindaco, di inviare i miei migliori auguri di buon lavoro ad Essa ed a tutti i membri del Consiglio Comunale della Sua città,
Olivier Dupuis
Segretario del Partito Radicale
Deputato al Parlamento Europeo
In allegato:
- l'appello al segretario delle Nazioni Unite perché riceva al più presto il Dalai Lama;
- i primi firmatari dell'appello;
- foto di alcuni comuni che hanno fatto sventolare la bandiera tibetana il 10 marzo scorso;
- una cartolina indirizzata al presidente cinese ZEMIN perché venga rilasciato il giovane Panchen Lama;
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