Tutte le obiezioni di Marina sono condivisibili, tranne per il fatto che non sono obiezioni all'esperanto.Infatti si dice che:
1) L'E. è lingua che pretende di essere "lingua perfetta", non dunque intaccata dall'uso. Al contrario: l'E. funziona proprio perchè non è questo: è lingua viva, usata quotidianamente, e proprio in quanto tale si è modificata nel tempo adattandosi ad esprimere tutto l'esprimibile in altre lingue.
2) Perchè l'esperanto e non il latino? (chiede Marina).
Prova a dire "televisore" in latino! (dice Davide)
Non puoi, in latino (perchè è, questa sì, lingua morta, ed il "latino sine flexione" di Peano è lingua stramorta), esprimere tutto ciò che è esprimibile in altre lingue. Per non parlare del fatto che l' E. possiede un vocabolario di termini tecnici che investe quasi ogni attività lavorativa. Anche il latino? Comunque i bambini giapponesi ti ringrazierebbero appassionatamente del fatto che vuoi far loro imparare il latino!
E' semmai vero che se noi dessimo all'Europa UNA lingua semplicissima e nonetnica, questo sarebbe anche il mezzo non solo per accedere ad un plurilinguismo serio, ma eziandio allo studio di latino, greco antico, sanscrito, e quant'altro è oggi schiacciato dal tacco inglese.
3) Marina: "è una lingua bruttina"... argomento nè vero nè falso, semplicemente insensato.
4) Marina: "gli accenti la rendono inadatta alla telematica". L'E. è accettata come "lingua chiara" nei telegrammi, in quanto i segni diacritici (infatti non si tratta di accenti) possono esser convertiti in una "x" che segue la lettera dell'alfabeto interessata. Vale lo stesso per la telematica, in cui dunque, evidentemente, l'E. è più chiaro del "tarzan english".
Con ciò sia cosa che, citando Meillet, "non c'è niente da fare: l'E. funziona!"