Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 04 mar. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Partito radicale
Donvito Vincenzo - 21 giugno 1996
MESSAGGIO DEI RADICALI ANTIPROIBIZIONISTI AI PARTECIPANTI AL VERTICE DI FIRENZE DELL'UNIONE EUROPEA.

Firenze, 21 giugno 1996

E' TEMPO DI SMANTELLARE IL SISTEMA MONDIALE DEL PROIBIZIONISMO CON L'INTERVENTO DELLO STATO DI DIRITTO: LEGALIZZARE E REGOLAMENTARE LA PRODUZIONE, IL COMMERCIO E IL CONSUMO DELLE DROGHE PER CONTROLLARLE MEGLIO.

L'ex Procuratore della Repubblica del Tribunale di Grande Istanza di Valence (Drome-Francia), Georges APAP (oggi Procuratore a Lyon) nel gennaio del 1989, durante l'apertura dell'anno giudiziario, con una frase ebbe a sintetizzare tutto il problema: " LA DROGA NON E' VIETATA PERCHE' E' PERICOLOSA, MA E' PERICOLOSA PERCHE' E' VIETATA". Il denaro, profitto della droga, alimenta infatti la criminalita' e questa alimenta il mercato della droga stesso. Nel mondo occidentale, il traffico della droga viene indicato come l'origine della grande maggioranza dei reati penali (fino all'80% delle procedure aperte per furti, scippi, rapine e omicidi). Ogni anno sono milioni nel mondo le vittime di una violenza insensata, che non appartiene alla natura ne' della droga ne' dei drogati, ma ad una necessita' imperiosa di denaro richiesto dal commercio proibito della droga. Una somma oscillante fra i 300 e i 500 miliardi di dollari si riversa ogni anno nelle casse delle organizzazioni criminali internazionali che, a sua vo

lta, invade gli istituti della societa' civile, il mercato finanziario (attraverso le banche e la Borsa), le attivita' economiche legali divenendo cosi' ricatto per le istituzioni sociali, economiche e politiche dei Paesi fino ad averne anche la complicita', per corruzione o forzata.

Una valutazione onesta, che consideri obiettivamente i risultati della lotta al traffico degli stupefacenti non puo' portare che ad una conclusione : il proibizionismo e' un fallimento disastroso.

Le droghe, infatti, sono maggiormente diffuse per le strade e le prigioni vengono affollate di drogati inoffensivi ai quali la legge proibizionista e repressiva contribuisce enormemente a spezzare, distruggere, marchiare la vita futura. In effetti il mercato clandestino della droga cerca, riuscendovi, di controllare tutti i risultati del proibizionismo.

Le quantita' di droghe sequestrate dalle autorita' rappresentano al massimo il 20% del mercato di diffusione. Significa, quindi, che circa l'80% (se non di piu') del commercio degli stupefacenti e' totalmente libero con prezzi che superano di mille volte le somme versate ai coltivatori asiatici o dell'America Latina, come nel caso dell'eroina. In questo caso il proibizionismo verso il consumatore non impedisce ne' rallenta i grossi profitti delle organizzazioni mondiali criminali.

Applicata da 75 anni, la proibizione delle droghe leggere si e' rivelata incapace di raggiungere i suoi obbiettivi: sopprimere il traffico delle droghe e preservare la salute dei cittadini innanzi al flagello della tossicodipendenza. Proibendo il commercio delle droghe, lo Stato si e' introdotto in un vicolo cieco. Infatti il proibizionismo gli ha tolto, di fatto, le armi indispensabili al suo ruolo di mediatore, di controllore sociale e di garante delle leggi. Un ruolo che consisterebbe per l'occasione a ridurre l'attrattiva del guadagno nei produttori e nei distributori, a promuovere efficacemente la prevenzione dei rischi legati all'uso abusivo delle droghe, a migliorare la salute pubblica assicurando ai tossicomani il diritto alle cure. Infatti numerosi cittadini che lo Stato dovrebbe proteggere, soprattutto i piu' giovani od i piu' socialmente o psichicamente fragili sono invece le vittime predestinate dal proibizionismo e del proibizionismo stesso facendo si' che la guerra alla droga si sia invece tras

formata in guerra ai drogati.Eppure nessun governo ha avuto fino ad oggi il coraggio di modificare la politica di repressione penale del consumo e del commercio delle droghe, adottata con il massimo del rigore a partire dal 1961 - anno della convenzione ONU di New York. Ma questo e' logico , poiche' proseguire in una politica proibizionista oltre a giustificare il passato e quindi non ammettere un fallimento del proibizionismo stesso, consente anche di conservare gli eccezionali privilegi economici e di status che le organizzazioni sovranazionali ed i singoli Stati assegnano ai professionisti dell'antidroga, altra casta.

Ma l'incoerenza piu' importante delle leggi proibizioniste si afferma laddove si effettua il paragone tra la legalita' del tabacco e dell'alcool, responsabili ogni anno di centinaia di migliaia di morti, ed il divieto assoluto della marijuana e dell'hashish, certamente meno tossici.

Il ricorso a sostanze euforizzanti e' storia di tutti i paesi e di tutti i tempi. Ed e' anche storia giuridica che tutte le societa' hanno fatto delle leggi per gestire quest'uso e limitarne i suoi inconvenienti. In Nord Africa ed in Medio Oriente viene fumata la cannabis, nelle Ande i contadini masticano coca, gli yemeniti prendono il khat, alcune tribu' d'America utilizzano la mescalina nelle loro cerimonie e spesso dimentichiamo che le autorita' francesi avevano creato in Indocina il "Monopolio dell'oppio". Ovunque un equilibrio si era stabilito tra il costume, le leggi ed il consumo.

Nel mondo di oggi si cerca, vanamente, di raggiungere questo equilibrio almeno per le sostanze etichettate come droghe.

L'uso spontaneo dell'oppio, della coca, della cannabis o dei loro derivati puo' essere creativo oppure palliativo per cercare di rispondere a problemi personali. La sua repressione non ne ha bloccato il consumo. Anzi ne ha dato un nuovo impulso e lo ha reso piu' pericoloso. La chiusura delle fumerie di oppio in Asia ha senz'altro preparato l'esplosione del traffico di eroina. Mentre in Europa non si masticano foglie di coca ma si sniffa la cocaina.

La legalizzazione della produzione, commercio e vendita delle droghe oggi proibite, dalla marijuana all'eroina alla cocaina, avra' l'effetto di equiparare queste sostanze a droghe gia' legalizzate - almeno in molti paesi - come l'alcool (dal vino ai superalcolici) ed il tabacco. Il loro prezzo diminuira' del 99% e sara' compito dello Stato fissare delle tasse adeguate per scoraggiarne il consumo e garantirne al tempo stesso la qualita', in modo da ridurne al minimo gli effetti dannosi, compresa l'infezione da Aids o altre malattie. Ed in questo modo anche le organizzazioni mondiali criminali subiranno una sconfitta, perdendo d'un tratto la fonte essenziale della loro ricchezza e la causa della loro invincibilita'.

Nello stesso tempo la legalizzazione cancellera' immediatamente la ragion di essere di milioni di atti di violenza compiuti ai danni di persone, per lo piu' deboli e indifese. Liberera' le forze dell'ordine e la magistratura dal peso di questi reati dando automaticamente ad esse efficienza e capacita' di intervento e tutela della sicurezza della cittadinanza. Rendera' anche disponibili somme enormi, attualmente spese in un inutile "caccia ai drogati", per campagne di informazione, dissuasione e per il recupero dei tossicomani.

Ma il proibizionismo non minaccia solamente la salute e la sicurezza pubblica. Gli enormi profitti che ne traggono le organizzazioni criminali fanno si' che queste, attraverso la corruzione e le minacce, mettano in gioco il processo democratico, l'integrita' dei responsabili e la dignita' delle istituzioni. Non e' quindi azzardato dire che e' tempo di smantellare il sistema mondiale della proibizione per salvare la democrazia mondiale stessa, poiche' e' nella proibizione che l'organizzazione criminale trova i suoi profitti ed e' con questi che essa riesce a trovare complici negli apparati dello Stato per proteggersi.

E' tempo di rilanciare quindi, e questo vertice e' luogo adatto, il dibattito sulla proibizione delle droghe in generale. Questi problemi riguardano tutti i Paesi Europei, come tutti i Paesi Occidentali e no. Riguardano l'insieme dei cittadini di tutto il Mondo.

Richiedendo quindi una revisione della legge del 1921 sul traffico degli stupefacenti, come richiedendo un contesto legale dei circuiti di distribuzione delle droghe , quale potrebbe essere la costituzione di un "Monopolio di Stato" che arrivi a controllarne anche un approvigionamento, e' il mezzo migliore per combattere una criminalita' sempre piu' ricca, piu' potente, piu' violenta che si nutre di sostanze i cui prezzi sono gonfiati dalle leggi della proibizione. Le droghe illegali hanno creato, attraverso l'illegalita' che le regolamenta, dei danni considerevoli per lo Stato, per gli Stati, per la societa' e per i cittadini. La dimostrazione della giustezza di queste affermazioni e' purtroppo chiara e lampante: la droga che circola liberamente nelle strade del mondo, la droga del denaro sporco e delle organizzazioni criminali, le rapine i furti e gli scippi, la droga della morte per overdose o di Aids. Questa e' la droga vietata!

Non si tratta piu' quindi di discutere circa l'efficacia del proibizionismo: abbiamo gia' visto i suoi effetti reali e pericolosi. Ne' si tratta di discutere sulla legittimita' del proibizionismo stesso: riguardo ai valori che fondano lo Stato democratico, esso non ne dispone di alcuna. Neanche si tratta d'accettare ne ancor meno di promuovere le droghe ma di dotare, invece, lo Stato democratico dei mezzi di governare un fenomeno sociale di una grandezza e di una gravita' sempre piu' crescenti. Non possiamo piu' accettare leggi che condannino i nostri concittadini, soprattutto i piu' giovani, a diventare dei criminali quando acquistano delle droghe, obbligandoli ad indirizzarsi a spacciatori che li sfrutteranno senza alcuno scrupolo. Il proibizionismo e le sue leggi sono criminali, criminalizzatrici e criminogene! Affidare allo Stato il controllo e la regolamentazione della vendita e dei prezzi, della qualita' e delle rivendite delle droghe e' uscire , di fatto, dal traffico della clandestinita' della vendit

a libera delle droghe. E' solamente a questo punto che si potra' raggiungere facilmente i consumatori abituali od occasionali, restaurare i loro diritti individuali, il loro accesso alle cure ed il reinserimento sociale. La legalizzazione controllata mettera' immediatamente fine al proselitismo economico degli utilizzatori, principale fattore dell'aumento del consumo, soprattutto fra i giovani; ugualmente i pericoli intrinsechi delle droghe saranno molto inferiori se non annullati a confronto di quelli che provengono dalla distribuzione e vendita libera illegale ed ancora con la legalizzazione si permettera' ai consumatori abituali delle droghe (oggi in clandestinita') di uscire alla luce separandoli cosi', di fatto, dal mondo della criminalita' e potra' esser tenuto loro un discorso preventivo efficace, credibile ed indirizzato sui rischi e gli inconvenienti delle droghe, offrendo loro l'aiuto di cui hanno bisogno, grazie a delle strutture adeguate ed aperte a tutti.

In conclusione e riferendosi appunto a Paesi che gia' da anni hanno adottato una attitudine tollerante (come l'Olanda, dove lo Stato - da tempo - ha organizzato lo sviluppo di filiali di distribuzione controllate di cannabis attraverso i "coffee shops" - senza suscitare un aumento del consumo delle droghe e limitando i disturbi sanitari che vi sono associati - ed oggi ha chiesto all'ufficio narcotici dell'O.N.U. di prendere in carico la distribuzione dell'eroina, volendosi cosi' attaccare al problema della tossicomanie degli eroinomani per meglio controllare il suo effetto e limitarne le consequenze nefaste - principalmente la criminalita' nella quale cadono i tossicomani per procurarsi la dose, la turbativa dell'ordine pubblico ed un controllo sanitario piu' sistematico; in Svizzera a Zurigo - progetto in fase di richiesta d'autorizzazione - ed in Inghilterra a Liverpool dove la distribuzione dell'eroina e' legalizzata - permettendo cosi' un controllo e cure mediche per i tossicomani dipendenti), il proibiz

ionismo si fonda su convenzioni internazionali che devono essere denunciate al fine di arrivare al raggiungimento di due obiettivi primari:

1. la depenalizzazione della semplice detenzione e consumazione delle droghe;

2. l'organizzazione legale di un circuito di distribuzione delle droghe controllato dallo Stato.

" Il costo della guerra alla droga e' di gran lunga piu' pesante, nelle sue diverse manifestazioni, di quello di una liberalizzazione delle droghe che fosse associata ad una seria politica educativa. Negli ultimi trent'anni abbiamo assistito ad una riduzione sostanziale del consumo di tabacco: e questo non perche' il tabacco sia diventato illegale, ma perche' una comunita' cosciente ha cominciato a rendersi conto, in massa, delle conseguenze dannose del tabacco sulla salute"

William F. Buckley jr.

" Solamente un cambiamento radicale di strategia togliera' alle droghe vietate ila loro valore economico artificialmente esorbitante, apportera' un colpo fatale alla criminalita' organizzata e permettera' di effettuare una politica efficace di prevenzione della tossicomania. "

Marco Pannella

PARTITO RADICALE - ARPA, associazione radicale pensiero e azione.

50129 Firenze, via Cavour 68, tel.055/2302266-290606, fax 2302452

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail