INTERVENTO DEL SEGRETARIO DEL PARTITO RADICALE OLIVIER DUPUIS AL PRIMO CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE RADICALE ANTIMILITARISTA
Mosca, 29-30 giugno 1996
Cari amici, credo che questo sia un momento molto importante, non solo per la lotta antimilitarista, ma anche per quanto riguarda la battaglia per l'istituzione di un servizio civile alternativo, per l'attuazione di riforme capaci di rendere il servizio militare più umano ed infine per la modernizzazione della sempre necessaria politica di difesa e di sicurezza. Momento anche importante, quindi, sia per il rafforzamento dello stato di diritto che per lo sviluppo della democrazia in Russia.
L'ARA, nel suo piccolo e nel suo grande, costituisce di già oggi, assieme al movimento delle madri dei soldati, uno dei rari movimenti della società civile, che vive senza l'apporto finanziario diretto o indiretto dello stato. E se l'ARA deve ancora molto al Partito Radicale transnazionale, che gli assicura la sede, i servizi (telefoni, fotocopie, fax...) e che ha, in parte, finanziato questo congresso, esso è un movimento di cittadini autonomo e autofinanziato che vive cioè grazie al lavoro e ai contributi dei suoi militanti.
Come forse alcuni di voi sanno anch'io sono stato un obbiettore/affermatore di coscienza nel mio paese: il Belgio. Era il 1985, undici anni fa. Allora ho rifiutato sia il servizio militare che il servizio civile, perché non ero d'accordo con la politica di difesa del mio paese e dell'Europa. Dicevo, dicevamo allora, che la principale minaccia alla nostra sicurezza non erano tanto i missili sovietici ma piuttosto l'assenza di democrazia nel vostro Paese. La non possibilità per i cittadini di scegliere la loro politica e di esercitare su di essa un controllo. Dicevo, dicevamo anche, che la nostra sicurezza era ancor più minacciata dalle tragedie dovute alla fame, alla morte nei paesi del terzo mondo. Per tutto questo un tribunale militare mi ha condannato e ho passato un anno in prigione.
Perché vi sto raccontando tutto ciò, che può sembrare così lontano dalla vostra concreta battaglia per una legge sul servizio civile, per una buona legge al più presto possibile? Perché credo sia molto importante avere sempre presente e chiaro nello spirito quali sono le reali minacce alla sicurezza nel proprio Paese. E, se cerco di ragionare come un Russo, come uno di voi, ne vedo, al momento, due.
La prima, la più immediata, la più pressante è quella del consolidamento della democrazia e dello stato diritto nel vostro Paese. Sapete, sappiamo, quanto sia già costata la deriva militaristica (non dico militare), antidemocratica della guerra in Cecenia. Migliaia, decine di migliaia di morti Ceceni e Russi, enormi distruzioni. Sappiamo, ma non abbiamo ancora tratto le necessarie conclusioni in termini di lotta e di azione politica, del potere enorme e tuttora crescente delle mafie. Un potere che costituisce probabilmente la più grande minaccia al consolidamento della democrazia in Russia. Un potere che si fonda sul doppio pilastro del traffico delle armi e delle droghe. Credo, anzi sono convinto, che non ci possa essere oggi nel vostro Paese lotta antimilitarista che non affronti con grande urgenza e determinazione questo doppio flagello, che non diventi quindi anche lotta antiproibizionista alle droghe, per la legalizzazione, la regolamentazione delle drogue e lotta per la regolamentazione e il controllo
degli armamenti.
La seconda mi riporta in qualche modo 10 anni indietro, quando dicevamo che la principale minaccia non erano i missili sovietici ma l'assenza di democrazia nel vostro paese. Oggi il mondo, gli Stati Uniti, l'Unione Europea ma oggi anche la Russia, hanno, rispetto all'ultimo impero totalitario - quello cinese - lo stesso atteggiamento di sostanziale complicità e di rinuncia che gli Stati Uniti, i paesi dell'Unione Europea, il cosiddetto mondo libero, avevano nei confronti del vostro Paese fino all'avvento della democrazia. Come per voi allora, si fa finta di credere che l'ordine, la pace e lo sviluppo possono essere oggi meglio garantiti in Cina, con il totalitarismo, con l'autoritarismo, facendo l'economia della democrazia e dei diritti fondamentali per un miliardo e duecento milioni di persone, Cinesi, Uguri, Tibetani, Manciù, Mongoli.
Credo, sono convinto, che per queste ragioni, una lotta antimilitarista oggi non può non essere lotta per la democrazia in Cina e lotta per la libertà del Tibet, un Paese invaso nel 1949 dalle forze militari della Repubblica Popolare di Cina, e da allora occupato, distrutto, progressivamente colonizzato al punto che oggi i Cinesi, non presenti in Tibet nel 1949, costituiscono più del 50% della popolazione. Abbiamo anche, in questa battaglia, la fortuna di avere un leader, Sua Santità il Dalai Lama, che ha scelto di condurre questa battaglia di libertà e di liberazione con la forza della nonviolenza. Se con il Dalai Lama, con i nostri amici Tibetani saremo in grado di vincere con la nonviolenza tale battaglia contro il totalitarismo e l'imperialismo, potremmo - 40 anni dopo la vittoria di Gandhi contro l'imperialismo britannico - dare a tutti i popoli oppressi della terra, la speranza concreta di potersi liberare dalle più feroci oppressioni con lo strumento della nonviolenza.
Care amiche e cari amici, sembrerò forse allontanarmi ancora dalla ragione per la quale siamo oggi riuniti qui. Non credo. Anzi credo proprio il contrario. Credo sia importante tornare a rafforzare le nostre radici di antimilitaristi, di nonviolenti internazionalisti e transnazionali. A cinque anni dalle prime elezioni democratiche nel vostro Paese, a cinque anni da un momento in cui così forte era il sentimento della stragrande maggioranza di voi, dei Russi, di tornare a fare parte - naturalmente, direi - del mondo, oggi assistiamo ad un ritorno a delle posizioni di chiusura, di cosiddetta specificità russa. Io ho sempre creduto che se le culture, le loro diversità, sono importanti, sono una ricchezza, quello che è più importante, è la nostra comune appartenenza all'umanità, che siamo Cinesi, Americani, Russi, Francesi o Tibetani.
Dobbiamo quindi certamente con i nostri amici parlamentari, con le nostre iniziative nelle strade, nelle caserme, intensificare i nostri sforzi per l'approvazione al più presto possibile di una legge, di una buona legge per l'istituzione del servizio civile in Russia. Ma dovremo anche lottare per chi, come il capitano Nikitin, crede che la sicurezza, la difesa di un paese non si può fare sulla testa delle generazioni future.
Sarà necessario allargare i nostri orizzonti, lottando a fianco ai nostri amici Tibetani e ai democratici cinesi per la libertà del Tibet e la democrazia in Cina. Dovremmo, qui in Russia, smascherare chi nasconde dietro idee di grandezza, di potenza da ricostruire, interessi, connessioni con il grande business illegale del traffico degli armamenti e delle droghe.
Vi auguro buon lavoro e spero che molti di voi daranno forza, con la loro iscrizione, al Partito Radicale per portare avanti queste battaglie. Grazie.