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Partito Radicale Paolo - 8 luglio 1996
INTERVISTA A WEI SHAN SHAN - CON ANNUNCIO DI ISCRIZIONE AL PR

Trascrizione della intervista per Radio Radicale a Wei Shan Shan, sorella di Wei Jing Shen. In studio Paolo Pietrosanti con Ursula Kirchmayer, che ha consentito l'interpretazione dal Tedesco, e ha aiutato non poco nella formulazione delle domande sulle questioni relative alla Germania.

D.: Quella di Wei Shan Shan è una voce conosciuta dagli ascoltatori di Radio Radicale. Gia' abbiamo avuto il piacere di averla con noi in studio non molte settimane fa.

R.: Sono io che ringrazio, anche per la intervista precedente. E ringrazio Olivier Dupuis, che mi ha inviato il testo della Risoluzione approvata di recente dal Parlamento Europeo sulla vicenda di mio fratello Wei Jing Sheng.

D.: Vorremmo cominciare questo colloquio chiedendole una cosa. Lei è stata fermata dalla polizia alcuni giorni fa, in Norvegia: Che cosa è accaduto?

R.: Nonostante alcuni organi di informazione questo abbiano detto, in verità non sono stata arrestata o fermata. Ero lì con una collega, un'altra donna cinese. Ero lì per una manifestazione organizzata in Norvegia in occasione della visita del Presidente cinese Jang Zemin. Prima che raggiungessimo il luogo della manifestazione, con i nostri cartelli, la polizia ci ha bloccate, ci ha sequestrato i cartelli, e ci ha chiesto i documenti. Ma non ci hanno condotte negli uffici di polizia.

D.: Secondo lei questi comportamenti un po' duri delle polizie occidentali che valutazioni le fanno sorgere?

R.: Se in occasioni precedenti, per esempio in germania, la polizia non interveniva se i dimostranti rispettavano certe regole. Oggi vedo che la polizia si è fatta più nervosa, più dura. In questa manifestazione in Norvegia, vi erano dimostranti che recavano cartelli in Cinese, e altri con scritte in Cinese sulle mani - in Cinese, lingua non comprensibile dagli agenti norvegesi. E c'erano anche quelli che avevano semplicemente dipinto le loro mani di giallo, colore che voleva evocare la Cina. Anche coloro, dunque, che avevano null'altro che le mani dipinte di giallo venivano respinti dalla polizia. Mi sembra un comportamento decisamente più rigido di quelli del passato.

D.: Dall'altra parte però vediamo che alcuni parlamenti europei stanno prendendo a grande maggioranza delle posizioni molto nette e precise nei confronti della Cina e soprattutto sulla questione del Tibet.

R.: queste risoluzioni, soprattutto quelle approvate dal Parlamento Belga e da quello tedesco sono molto importanti. E' una cosa bellissima, fortissima. tanto che la reazione da parte di Pechino è stata anch'essa forte, con il rinvio del viaggio a Pechino del Ministro degli Esteri tedesco Kinkel inizialmente previsto.

La reazione così forte da parte della Cina di rimandare il viaggio del ministro degli esteri tedesco Kinkel, con altre cose, sono un segno chiaro che la Cina si sente sempre più forte, e non si comprende bene perché; si sentono più saldi al potere.

Se prima non avrebbero mai avuto il coraggio di agire in questa maniera, oggi lo hanno. Ciò è dovuto al supposto progresso economico cinese, che invece è tutta una truffa . Perché, ad esempio, lo stipendio medio non aumenta in Cina da 10 anni. E quindi tutto è soltanto il frutto di un'opera di propaganda da parte del governo cinese.

Questo in fin dei conti palesa una debolezza del Governo. Non è vero che in Cina manchino del tutto movimenti di riforma; non tutti sono conservatori.

Questa condotta del governo rafforza i conservatori, invece, e indebolisce le forze più aperte ad una riforma.

D.: Torniamo all'Europa, e alla Germania. Lei è stata invitata alle settimane culturali cinesi a Monaco di Baviera, che sono stato un altro motivo di polemiche diplomatiche.

R.: Nell'ambito di questa iniziativa culturale era programmato un dibattito pubblico, cui avrebbero dovuto partecipare una ventina di relatori. La Cina ha protestato duramente perché tra i relatori era previsto vi fossero cinque persone non gradite, come il famoso Harry Wu, un giornalista molti anni fa espulso dalla Cina e che ora scrive per un giornale tedesco, e me stessa. Queste persone non erano gradite alla Cina, e l'Ambasciata in Germania ha chiesto che questi cinque nomi venissero espunti dalla lista dei partecipanti al dibattito. Gli organizzatori della manifestazione culturale di Monaco e del dibattito hanno respinto le pressioni cinesi, e la Cina ha minacciato di chiudere l'Istituto culturale tedesco Goethe a Pekino. Il Goethe ha reagito poi ritirandosi dal gruppo degli organizzatori della manifestazione di Monaco, pensava di risolvere la situazione così, invece la Cina ha insistito che queste 5 persone non potevano comunque parlare in pubblico in Germania. A questo punto gli organizzatori non hann

o più mollato. La Cina ha ritirato tutti i visti per tutti i circa cento giovani artisti che dovevano venire dalla Cina, e quindi queste settimane culturali sembrava non si sarebbero più tenute.

Infine, però, le settimane si sono tenute. Il programma culturale era stato cancellato ufficialmente, e veniva detto su tutti i giornali che l'iniziativa non si sarebbe tenuta. Invece, e senza una inaugurazione ufficiale, le Settimane si sono svolte ugualmente, senza annunci sulla stampa, per cui hanno visitato la iniziativa un decimo delle persone previste inizialmente. Poi, tutti gli artisti cinesi sono venuti, nonostante sui giornali fosse stato detto che non sarebbero potuti venire. E il dibattito si è tenuto anche esso. Con la partecipazione dei dissidenti, fortunatamente; perché gli esponenti cinesi ufficiali erano lì a parlare della Cina come un paese che noi non possiamo valutare secondo i parametri europei di democrazia, perché la gente è diversa, si tratta di una etnia diversa che ha bisogno di altre cose... e che gli occidentali non possono permettersi di dare un giudizio.

Gli organizzatori delle Settimane di Monaco si sono comportati bene, perché non hanno mostrato debolezza. Dimostrando che non si deve avere paura del governo cinese. Alla fine, i giovani artisti cinesi hanno potuto esporre le loro opere; è soltanto il Governo cinese che ha perso, ha perso la faccia davanti al mondo.

Poi, a proposito del dibattito con la partecipazione di noi dissidenti, se ne è parlato molto, e ciò ha sortito l'effetto contrario a quello voluto.

Lo stesso può dirsi se parliamo di economia. Non bisogna avere o mostrare paura nei confronti dei Cinesi, del Governo cinese, perché a Pechino sono comunque interessati a mantenere i rapporti economici.

D.: Infatti noi abbiamo notato che dopo il voto sulla risoluzione al Bundestag, gli industriali tedeschi dicevano: non è un nostro problema, per ora, perché la Cina esporta in Germania molto più di quanto la Germania esporti in Cina.

R.: Un'altra volta il governo cinese si è mostrato debole , Quindi ormai il mondo avrà capito che mentre le minacce sono piuttosto violente alla fine le conseguenze non sono così dure.

D.: Signora, non so quante notizie lei abbia su suo fratello. Che cosa ci può dire, come sta Wei Jing Shen?

R.: Le novità e le notizie sono preoccupanti. Mia sorella che abita in cina è andata a trovarlo l'8 giugno, e lo ha trovato sprovvisto di medicinali. Mio fratello soffre di una malattia cardiaca cronica, e deve assumere delle medicine tutti i giorni. Quando mia sorella era andata a trovarlo in gennaio ha visto che Wei non aveva le medicine, e ha protestato. Poi, a marzo, quando mia sorella è di nuovo andata a trovare nostro fratello, tutto semvrava essere a posto, i medicinali erano lì. Probabilmente era una conseguenza del fatto che era in corso la sessione della Commissione diritti Umani dell'ONU, e la Cina si sentiva in qualche modo sotto pressione. Ma non appena mio fratello ha cominciato a rimettersi, hanno smesso di nuovo di dargli i medicinali necessari, dicendo che in Cina è assai difficile trovarli, e che non era quindi colpa loro.

Ora spero, dopo la Risoluzione del Parlamento Europeo, che mio fratello possa tornare a ricevere quei medicinali che gli sono indispensabili: l'ultima visita di mia sorella risale all'8 giugno, quando ancora non si parlava della Risoluzione del PE.

In quella occasione mio fratello si era talmente emozionato, anche perché mia sorella era naturalmente agitata, che ha avuto un attacco di 50 minuti. Spero che presto mio fratello possa alfine essere ricoverato in ospedale per essere curato.

D.: Signora, il Partito Radicale, con la Federazione per la Democrazia in Cina, e con Human Rights in China, sta cercando di sostenere la candidatura di Wei a premio Nobel per la Pace 1997. Come possiamo essere più forti in questa iniziativa?

R.: Le firme sono ormai 900, che sono più numerose di quante mai ve ne siano state a sostenere una candidatura a Premio Nobel. Già questo è un segno molto forte. Soprattutto, la qualità delle firme è molto alta, tra intellettuali e politici occidentali. E poi, anche se mio fratello non sarà insignito del Nobel, già questo del sostegno alla sua candidatura è un segnale fortissimo e bellissimo in favore del movimento per i diritti umani in Cina.

D.: Radio Radicale è ascoltata con molta attenzione dalla Ambasciata cinese in italia. Tutto viene trascritto e mandato a Pechino - ne siamo certi. Vuole inviare un messaggio a Pechino?

R.: Rivolgo un appello al Governo cinese, affincheé liberi mio fratello, perché egli è inocente, e lo sa il mondo intero. Il Governo cinese può soltanto perdere la faccia di fronte al mondo. Per salvare la propria reputazione dovrebbe liberarlo. I politici occidentali, reagendo positivamente alla liberazione di mio fratello, potrebbero aprirsi ulteriormente, e quindi ciò costituirebbe un passo avanti anche per il Governo cinese. Si aprirebbero anche porte che oggi sono chiuse.

E Wei è comunque innocente.

Se consideriamo che la cultura cinese ha più di 5000 anni, è incredibile che in soli 40 anni un governo sia riuscito a distruggere un paese, una cultura così alta come è quella cinese.

La vicenda di mio fratello costituisce una grande contraddizione: da un lato la voglia del Governo cinese di progresso tecnologico, economico... e dall'altro il comportamento così restrittivo, conservatore, illiberale, quale quello di arrestare e tenere in carcere un innocente. Queste due cose non possono marciare insieme.

D.: Le ultime due domande, Signora Wei. una già gliela proposi l'ultima volta che ci incontrammo. Che cosa chiede agli ascoltatori italiani?

R.: Mi auguro che tutti noi che viviamo in paesi democratici ci si impegni di più. Gli ascoltatori possono fare una cosa molto concreta, cioè scrivere delle lettere al Governo italiano per convincerlo a firmare la stessa risoluzione che è stata già firmata in Belgio e Germania sul Tibet. E che approvino anche una risoluzione come quella del Parlamento Europeo sul caso di mio fratello.

D.: E infine, ultima domanda, secondo lei noi del Partito Radicale come ci stiamo comportando?

R.: Ringrazio moltissimo il Partito Radicale, perché conduce un lavoro straordinariamente importante ed efficace. E non posso che ringraziare di cuore per questo. Anche, o proprio perché, la Cina è molto lontana, tanto più è valido il lavoro che state conducendo. Invito tutti i cittadini cinesi (alcuni cinesi, sappiamo, ci stanno ascoltando...) a ringraziare il Partito Radicale per questo lavoro.

D.: Grazie a lei, Signora Wei.

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In privato, poi, abbiamo chiesto alla Signora Wei se non volesse iscriversi al Partito Radicale. La risposta della Signora è stata che lo farà, molto volentieri, e che aspetta il modulo di iscrizione.

La Signora ha detto di essere molto felice di iscriversi al PR.

E ci siamo salutati inviandoci un abbraccio.

 
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