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Conferenza Partito radicale
Donvito Vincenzo - 24 agosto 1996
CONFERENZA BONINO

vi posto un mio intervento della conferenza Arpa (gruppo chiuso), che mi sembra interessante per stimoalre il dibattito.

Se si leggono i titoli dei giornali di oggi, e si ascoltano i notiziari radio e tv, certamente viene qualche dubbio. Ma se si legge attentamente quanto scritto dalla Bonino e poi rimarcato da Pannella nel suo fiume radiofonico, spero che non ci siano ombre.

Io leggo semplicemente un rimarcare quella che è la nostra politica di radicali. Schierati nè a destra nè a sinistra, secondo le accezioni abituali di questi schieramenti -soprattutto in Italia e in Europa- ma con una base ideale e politica che affonda nella cultura e nella pratica liberale di sinistra, azionista.

La conferenza della Bonino mi sembra che abbia solo ricordato questo aspetto della nostra politica. Non altro.

Se qualcuno pensava che ci eravamo "venduto il cervello" al Polo -e non si capisce poi cosa centri il PR in questo ....- vuol dire che non aveva capito niente di noi.

Comunque, è storia risaputa. Conosco una marea di compagni che hanno sublimato la loro incapacità (lo dico senza malizia) di articolare le battaglie radicali senza il babbo-leader di riferimento, che si sono buttati a corpo morto nel MCP e che hanno talmente snobbato le battaglie radicali che non sanno più neanche se il partito esiste o meno.

Altra riflessione, che ricade anche sul MCP, o meglio sulla sponda italiana. Ed è quello che in sostanza intuisce Alfredo Biondi nell'intervista all'Unità di oggi. Noi non siamo omologabili, abbiamo una nostra precisa identità e una battaglia politica da perseguire, con tanto di strategia che trova alleati in questo e in quel momento. La non considerazione di un nostro presunto babbo -di sinistra o destra che sia- non ci fa "perdere smalto" -come direbbe la propaganda di merda dei giornali di regime- ma fa registrare un'alleanza o meno su alcune battaglie .... come quelle sul fronte italiano.

Tutto qua. Dobbiamo solo continuare a spiegare chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare. L'importante è che lo facciamo a partire da quello che ognuno di noi è dentro, dalla ragione per cui ha deciso di aderire e di essere radicale. Se poi qualcuno dentro non ha nulla, o solo gregarietà, sono cavoli suoi, e non lo condanno. Io vado avanti ... e mi sembra di non essere solo.

 
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