Rivoluzione e democrazia
di Wei Jingsheng
Edizioni Il Manifesto-Libri, roma, 1996
Abbiamo trascritto qui il contenuto di questo volumetto uscito in Italia molto di recente, e che contiene le due autodifese di Wei davanti al Tribunale della Repubblica Popolare Cinese.
Riportiamo qui tutto il volumetto, compresa la sua introduzione.
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INTRODUZIONE
Non è un caso che Wei Jingsheng sia spesso definito "il prigioniero speciale di Deng Xiaoping": la sua storia è emblematica delle caratteristiche e dei tabù dell'era di Deng, e il suo nome è divenuto un simbolo di quel Movimento per la Democrazia che il vecchio patriarca ha cercato in tutti i modi di soffocare, dato che mostrava troppo chiaramente i limiti, e gli errori, delle sue riforme. Wei Jingsheng, nato nel 1950, ha cominciato ad essere conosciuto durante la protesta del 1978, quella del "Muro della Democrazia", che deve il suo nome al muro situato nel quartiere di Xidan su cui venivano affissi manifesti di protesta e di discussione teorica, i famosi dazibao. Due anni dopo la morte di Mao Zedong, avvenuta il 9 settembre del '76, la successione al trono non era ancora cosa fatta, e la lotta si svolgeva fra la fazione del "doppio sostegno incondizionale" (dallo slogan "fermo sostegno per ogni decisione presa dal Presidente Mao, adesione incondizionata a ogni istruzione data dal Presidente Mao", di Hua Gu
ofang), e il gruppo riformista della "pratica", che si rifaceva allo slogan "la pratica è il solo criterio della verità", sostenuto da Hu Yaobang e a cui si richiamava Deng. Dall'esterno, il dipanarsi della lotta poteva essere solo intuito, seguito a grandi linee sugli editoriali del Quotidiano del Popolo, del Quotidiano dell'Esercito di Liberazione, di Bandiera Rossa, e sulla rivista Tendenze Ideologiche.
Mentre i dirigenti erano impegnati nel decidere come gestire il passaggio al post-maoismo, a Pechino si riversavano migliaia di "postulanti". Si trattava di persone che avevano subito gravi torti, particolarmente durante la Rivoluzione culturale, ma anche nel corso delle campagne politiche precedenti, e che ancora ne soffrivano le conseguenze. Il governo aveva ammesso che durante i "dieci anni di caos" erano stati commessi degli errori, ammissione che consentiva a Deng Xiaoping e ad altri quadri di partito di tornare alla ribalta pur essendo stati criticati in precedenza. Da tutto il paese si rivolgevano allora direttamente alle autorità centrali le vittime inascoltate degli abusi del passato. Gente che era stata spedita in campagna a farsi "rieducare" dal lavoro rurale e dai contadini, che non riusciva a ottenere il permesso di ritornare in città; persone alle quali erano state attaccate etichette infamanti, che impedivano di ottenere casa e lavoro; familiari di prigionieri accusati ingiustamente, ancora in
carcere, o semplicemente scomparsi nel sistema repressivo cinese senza lasciare tracce; parenti di chi era stato ucciso, o si era suicidato, che chiedevano una riabilitazione almeno postuma dei loro cari. I postulanti accampati nelle strade, vivendo per settimane in condizioni aberranti, cercavano di consegnare ai dirigenti lettere e suppliche, ed erano disposti ad aspettare anche mesi pur di avere la certezza che il loro caso venisse preso in considerazione: ma, malgrado tutte le promesse, nessuno riusciva a farsi ricevere, e nessun dirigente veniva a parlare con loro. La protesta si estendeva, cominciavano le manifestazioni nelle strade del centro, i dazibao si moltiplicavano. Una donna, Fu Yuehua, che dal '77 cercava di ottenere giustizia, venne ignorata anche quando rimase per ore in ginocchio davanti al comune. Fu Yuehua era stata violentata ripetutamente dal capo brigata sei anni prima, quando era operaia, ed ebbe il coraggio di portare il suo caso in tribunale. Contro ogni evidenza, la corte ribaltò
l'accusa, incolpando Fu di essere l'amante del capo, e la costrinse a tornare in brigata. Ridicolizzata così la sua richiesta di giustizia, fu abbandonata anche dal marito, che si era sentito oltraggiato dalla sentenza. Nessuna supplica riuscì a far riaprire il processo. Così, quando cominciò il movimento dei postulanti, Fu decise di dedicarvi tutte le sue energie, fiduciosa che un movimento di massa avrebbe avuto ascolto. Il suo impegno fu decisivo per la creazione del Comitato nazionale dei postulanti, del Consiglio dei cittadini postulanti, e delle prime manifestazioni organizzate. I dazibao si concentravano intorno al muro di Xidan, vicino alla Città Proibita: vi si potevano leggere vicende personali, opinioni e analisi storiche e politiche, poesie. Ben presto, studenti, operai e intellettuali si unirono coi propri manifesti e intorno al muro si creò un luogo pubblico di dibattito senza precedenti, centro di smistamento di riviste indipendenti filosofiche, politiche e letterarie. Wei Jingsheng fu fra i p
iù attivi partecipanti al movimento all'ombra del Muro, e i suoi scritti ebbero fin dall'inizio grande risonanza. Lanciò la rivista Esplorazioni, dopo che il suo testo, La Quinta Modernizzazione: la democrazia, affisso qualche giorno prima, aveva attirato molta attenzione, non sempre favorevole.
All'inizio, Deng Xiaoping trovò utilie appoggiarsi alla protesta per dimostrare che il "gruppo della pratica" godeva del sostegno popolare. Ruan Ming, un ex alto funzionario del Partito, ora rifugiato all'estero, ha descritto come i dirigenti seguissero attentamente quello che succedeva al muro di Xidan: "le rivendicazioni affisse sul Muro della Democrazia furono in gran parte trasmesse alla riunione preparatoria del terzo plenum del XI Congresso del Partito, e giocarono un ruolo motore nello svolgimento della riunione". Deng Xiaoping affermò perfino che era normale che il popolo affiggesse dei dazibao, e che nessuno aveva il diritto di criticare quel "fiorire della democrazia". Il terzo plenum, nel dicembre del 1978, segnò una svolta decisiva per il futuro del paese, con cui venne posta fine alla dominazione della corrente del "doppio sostegno incondizionato". L'era di Deng poteva dirsi cominciata.
Ma questo passaggio segno anche la fine dell'utilità politica che il movimento per la democrazia aveva avuto pel alcuni dirigenti, e la sua audacia non era più bene accetta. I testi di Wei Jingsheng emergevano, insiemie a pochi altri, perché non esprimevano generici rancori per gli eccessi del passato, ma analisi dirette, precise, e coraggiose: cioé, potenziali minacce per il potere. Quando Deng, nel corso del terzo plenum, affermò la necessità di lanciare le "quattro modernizzazioni" (agricoltura, industria, difesa, scienza e tecnologia), Wei rispose che senza l'introduzione della "quinta modernizzazione", la democrazia, le nuove parole d'ordine con cui il regime cercava di legittimarsi non erano altro che "un'ennesima menzogna": "Deng Xiaoping merita la fiducia del popolo ? Secondo il nostro parere, nessun dirigente politico, in quanto individuo, merita la fiducia incondizionata del popolo. Se segue una politica favorevole al popolo, e lo fa procedere sulla via della prosperità e della pace, allora possiam
o fidarci di lui, nei limiti di questa politica. Se invece segue una politica contraria agli interessi del popolo, sospingendolo sulla via del dispotismo, il popolo deve far fronte al problema. (...) In virtù dei principi democratici, nessuna autorità può porsi al di sopra dell'autorita popolare" 2.
A questo punto il gruppo al potere decise che le cose si erano spinte troppo oltre, che il movimento aveva servito il suo scopo e che bisognava liberarsene. Il primo segnale della repressione venne dato dall'arresto di Fu Yuehua, il 18 gennaio 1979 alle sei del mattino: senza mandato di cattura e senza che alla famiglia venisse detto di cosa era accusata, né dove sarebbe stata condotta. 3 Sulle prime, l'arresto di Fu rinvigorì la protesta. Sul muro, Wei scrisse: " La nostra prima domanda ai mandarini del governo che si accaniscono a ordinare arresti e dunque: è legale il potere che state esercitando? E chiediamo anche al presidente Hua 4 e al vice-presidente Deng: è legale che siate Primo ministro e Vice-primo ministro? E' legale che procediate a degli arresti non in nome del tribunale o di un organo eletto dal popolo, ma in nome del primo ministro e del vice primo ministro? Secondo quale legge cinese la qualifica 'cattivo elemento' costituirebbe un crimine? Secondo quale criterio e quale punto di vista qual
cuno puo essere qualificato come 'cattivo elemento'? Se queste poche domande, tutto sommato molto semplici, non trovano risposta chiara, non è possibile parlare di legalità in Cina"5. Il riferimento alla legalità suonava particolarmente bruciante per le autorità 'riformiste', dal momento che, insieme al concetto di 'modernizzazione', costituiva lo slogan-chiave con cui Deng Xiaoping intendeva legittimare il suo governo, il quale non tollerò di essere attaccato proprio sulla credibilità delle sue riforme. Ma la goccia che fece traboccare il vaso furono le critiche di Wei all'offensiva contro il Vietnam, chiamata ufficialmente "guerra di autodifesa e risposta", cominciata il 17 febbraio e durata meno di un mese. Era una guerra promosse da Deng agli Stati Uniti, nel corso della sua storica visita qualche settimana prima, parte di una strategia anti-sovietica indiretta, volta a colpire gli alleati dell'Urss. Fu una disfatta totale (il dissidente Su Shaozhi l'ha definita "la prima guerra educativa per l'Esercito
cinese"), particolarmente umiliante per Deng Xiaoping, persauso di essere uno stratega militare di genio. Secondo l'analisi di Ruan Ming, così come l'impatto della guerra di Corea cambiò per sempre la politica di Mao, inasprendone l'autoritarismo, Deng, fino ad allora sinceramente convinto della necessità di avviare riforme democratiche nel paese, cambiò completamente atteggiamento dopo la guerra col Vietnam. La repressione del movimento per la democrazia e del muro di Xidan si fece a questo punto decisa. Il 29 marzo 1979 Wei Jingsheng venne portato in prigione. Dopo sette mesi di detenzione senza accusa, fu processato, e condannato a quattordici anni di carcere. Liu Qing, attivo partecipante al movimento, e successivamente fondatore di Human Rights in China 6, sconterà sette anni di prigione per aver trascritto le udienze del processo del suo amico e averle affisse al Muro della Democrazia. Il muro stesso venne abbattuto. Per lungo tempo si persero notizie di Wei, che fu tenuto in isolamento per molti ann
i. Racconta Wei Shanshan, sorella minore di Wei Jingsheng: "aveva chiesto di essere messo ai lavori forzati, nella speranza di poter almeno vedere altri prigionieri, ma questo gli fu concesso solo per breve tempo: poi, lo misero a lavorare da solo, fabbricare nella sua cella sandali di plastica per bambini". Le prigioni cinesi sono note per la loro durezza. All'epoca della scarcerazione, nel 1994, Wei ha raccontato che le condizioni in carcere oscillavano secondo il mutare della situazione politica in Cina: quando la riforma e le liberalizzazioni prendevano piede nel paese, anche i carcerati tiravano un sospiro di sollievo, mentre nei momenti di repressione le difficoltà si facevano insopportabili. Dall'80 all'84 la salute di Wei fu compromessa gravemente. Dall'85 all'89 ci furono alcuni leggeri miglioramenti, ma dopo che i carri armati soffocarono nel sangue la protesta di Tienanmen il giro di vite, anche in carcere, fu severo. Durante la detenzione, a Wei fu fatto capire che, se voleva avere accesso alle c
ure mediche di cui aveva bisogno, avrebbe dovuto dare segni di pentimento, e scrivere autocritiche convincenti. Wei preferì restare coerente con se stesso: si fece sì consegnare carta e penna, ma per scrivere ai dirigenti cinesi, criticando le loro politiche, condannandone il dispotismo e la vanità, e ricordando loro che stavano venendo meno ai principi da loro stessi esposti, e alla Costituzione del paese. Dal 1979 a oggi, Wei ha trascorso solo sei mesi fuori di prigione. Malgrado le autorità cinesi si siano così impegnate nel toglierlo di torno, la lunga detenzione non ne diminuisce la fama, né in patria né all'estero, ma al contrario la sua influenza cresce, e il suo nome è sempre più conosciuto. Come è potuto diventare "prigioniero personale d Deng Xiaoping" un uomo educato fedelmente secondo i precetti del "marxismo-leninismo e del pensiero d Mao Zedong", fervente Guardia Rossa fin dai sedici anni, membro della Gioventù Comunista e privilegiato figlio di quadri di partito? La storia dello sviluppo intel
lettuale di Wei è rappresentativa, non solo del modo in cui all'interno di un regime totalitario resti possibile sviluppare un pensiero critico indipendente, ma anche di quello che fu veramente la Rivoluzione Culturale, e che tutt'ora, a trent'anni dal suo inizio, non siamo ancora in grado di conoscere né di capire in tutta la sua portata. Giovane di "buona famiglia", cioè di provenienza di classe impeccabile, a cui era stato insegnato a memorizzare lunghi brani dei testi del comunismo 'ortodosso' (sotto la minaccia di essere spedito a letto senza cena), la Rivoluzione Culturale lo mise davanti a talmente tanti casi di abusi, di violenze arbitrarie e di dispotismo, da farlo dubitare seriamente del fatto che il problema consistesse solo nell'esistenza di "cattivi consiglieri" intorno a Mao; piuttosto, vi era qualcosa di perverso inerente al sistema stesso, e alle scelte del presidente. Wei decise di non lasciarsi traumatizzare dalla durezza degli avvenimenti diventandone un testimone immobile: osservatore cri
tico e sensibile, utilizzò il suo senso organizzativo e la sua intransigenza morale per mettere davanti al regime non solo la protesta isolata di un idealista, ma iniziative concrete, come Guardia Rossa da adolescente, e come dissidente da adulto. A sedici anni, nel 1966, Wei aveva creato il Comitato di Azione Unita, il primo gruppo organizzato di Guardie Rosse, quando la sua fiducia nella validità dei principi comunisti e maoisti era ancora indiscussa. Come Guardia Rossa, percorse in lungo e in largo il paese, prima nelle regioni occidentali, poi nella campagna dell'Anhui; dovunque, quello che vedeva, e i racconti che gli venivano riferiti, lo costringevano a rimettere in discussione le idee che si era fatto sul successo del comunismo in Cina: Wei si rese conto dell'esistenza di un potere arbitrario, non sottoposto al controllo popolare, capace di distruggere chiunque vi si opponesse, o chiunque fosse solo sospettato di opporvisi. Da qui a definire un esempio lampante di dittatura fascista lo strapotere del
la Banda dei Quattro7, guidata da Jiang Qing, moglie di Mao, il passo fu doloroso, ma breve. Wei ha scritto che la Rivoluzione Culturale fu un periodo di grande formazione educativa, una palestra politica che gli consentì di crescere rapidamente, e in una maniera che sarebbe stata impossibile in condizioni ordinarie Senza sottovalutare gli orrori di cui fu testimone Wei resta fermamente convinto che la Rivoluzione Culturale partì come movimento spontaneo, strumentalizzato solo in seguito, e che, da allora, in Cina non è più stato possibile discutere dei grandi temi della politica con tale intensità. Ma fin dai primissimi anni del postmaoismo la tendenza generale è stata quella di attribuire alla Rivoluzione Culturale tutti i guasti della Cina moderna, incolpando il clima creato dalla Banda dei Quattro per negare ogni responsabilità personale, liquidando il movimento come una lotta politica esclusivamente voluta e manipolata dall'alto. Secondo Wei, invece, gli inizi di questo movimento furono davvero spontan
ei, certo ispirati a Mao, il quale pero sulle prime si limitò a incoraggiarlo, riconoscendo solo successivamente il potenziale rappresentato dalle Guardie Rosse nell'aiutarlo a consolidare il suo potere in un momento in cui si sentiva minacciato. Durante il breve periodo di libertà Wei ha mantenuto coerenza e indipendenza di pensiero, dimostrando che la detenzione non era riuscita a piegarlo. Amareggiato dai cambiamenti che aveva trovato intorno a sé, dalla corsa al denaro come forma di nichilismo politico, alla passività seguita al massacro di Tienanmen, Wei decise di impegnarsi per ricostruire il movimento della democrazia. Le dichiarazioni di Wei di questo periodo vanno, ancora una volta, decisamente controcorrente: fa appello agli imprenditori stranieri, affinché facciano pressione sulla Cina, e chiede esplicitamente agli Stati Uniti di non separare gli affari dai diritti umani, e di continuare sì a rinnovare la clausola di "Nazione Più Favorita" (MFN), ma senza renderla indipendente da un esame internaz
ionale della violazione dei diritti umani e dell'imperversare dell'illegalità. Per la seconda volta, le proteste di Wei sono andate a colpire proprio laddove le autorità cinesi giocano tutta la loro legittimità, cioè il pretestuoso baratto politico fra legalità e democrazia con la promessa di consentire e favorire l'arricchimento individuale. Nuovamente, Wei sparisce dalla circolazione, rapito dalla polizia, e viene detenuto illegalmente per più di un anno. Verrà processato nel novembre del 1995, accusato questa volta di sovversione antigovernativa. Dopo il suo arresto, il processo-farsa e l'incredibile condanna a quattordici anni di prigione, dall'estero sono giunte le solite, morbide condanne di circostanza, che si ripetono a ogni occasione, e che perdono sempre più di peso. Ormai, i dirigenti cinesi sanno che il miraggio del "miliardo e duecento milioni di consumatori", in tempi di recessione economica, continua ad abbagliare chiunque volga lo sguardo verso la Cina, e che le loro politiche autoritarie e r
epressive, una volta messi a tacere i dissidenti interni, possono continuare impunemente.
Note
1 RUAN Ming, Deng Xtaoping Chronique d' un empire: 1978- 1990 ed. Philippe Picquier, Parigi 1992, p. 60.
2 Citato in Un bol de nids d' hirondelles ne fait pas le printemps de Pekin, documenti raccolti e tradotti da Huang San, Angel Pino e Lionel Epstein, Christian Bourgeois, Parigi 1980, p. 219.
3 Fu Yehua fu condannata a due anni di lavori forzati, ma a tutt'oggi non si hanno notizie precise sul suo conto. E' opinione diffusa che sia stata rinchiusa in un manicomio a nord di Pechino. 4 Hua Guofeng, l'uomo designato da Mao per diventare suo successore.
5 Riportato in S. Huang, A. Pino, L. Epstein, op. ctt. p. 222.
6 Questa organizzazione per la tutela dei diritti umani in Cina è stata fondata a New York dopo il 1989, da dissidenti cinesi in esilio, con il patrocinio di Human Rights Watch. All'epoca del secondo arresto di Wei Jingsheng, nel 1994, l'Accusa giudicò criminoso che Wei avesse avuto conversazioni telefoniche e scambi epistolari con Liu Qing e altri amici in esilio, e che questo costituisse un "piano di azione, parte di una cospirazione per sovertire il governo".
7 Composta da Jiang Qing, l'ultima moglie di Mao, Wang Hongwen, di Shanghai, ex-operaio nominato nel Comitato Permanente del Politburo; Zhang Chunqiao, uno dei primi alleati di Jiang Quing, che aveva il controllo di molti giornali influenti ed era arrivato al potere dopo aver fatto ritornare al lavoro gli operai di Shanghai in sciopero, impedendo il rafforzarsi della solidarietà fra studenti e operai; Yao Wanyuan, che si occupava con zelo di dlstruggere tutti gli intellettuali considerati insufficientemente "proletari", per la loro provenienza di classe o per le loro tematiche. La Banda dei Quattro è comunemente ritenuta responsabile dei peggiori eccessi della Rivoluzione Culturale: ma è opportuno ricordare come, per molti anni, i cinesi parlassero della "banda del quattro" indicando con la mano il numero cinque: aggiungendo cioe Mao Zedong ai membri della Banda. I "Quattro" furono arrestati il 6 ottobre del '76, subito dopo la morte di Mao.
WEI JINGSHENG
Nota biografica
WeiJingsheng (il cui nome significa."nato nella capitale"), nasce a Pechino il 20 maggio 1950, da genitori dell'Anhui, nel sud-est della Cina. Quadri di partito di basso livello, compiono una notevole scalata nella gerarchia del Partito Comunista Cinese, verso cui nutrono completa fiducia, accompagnata ad una forte fede nei confronti della personalità di Mao. Come conseguenza dell'educazione familiare, Wei diventa un "fanatico maoista". secondo la sua stessa dcfinizione nell'autobiografia, "La mia formazione dai sedici ai ventinove anni". Nel '66 scoppia la Rivoluzione Culturale, e Wei, con alcuni compagni di liceo, con cui aveva formato un "gruppo di studio e discussione filosofica", si butta nel nuovo movimento. Nel '66, Wei è membro fondatore della prima organizzazione di Guardie Rosse: il Comitato d'Azione Unita, gruppo radicale, che si rifà alle teorie marxiste-leniniste originarie e che dirige le sue attenzioni contro Jiang Qing, accusata di manipolare il marito ignaro. Col tempo, la completa buona fed
e di Mao appare poco probabile, per quanto ammettere un pensiero del genere avesse una portata enorme. Per queste attività, Wei è arrestato una prima volta per tre mesi alla fine del '67, anche se, date le condizioni di illegalità e caos dell'epoca, Wei non considera come tale questa esperienza carceraria. In fuga per evitare arresti successivi, comincia coi suoi compagni un lungo peregrinare attraverso il paese che li porta a conoscere realtà inimmaginate: gli incontri coi mendicanti e gli affamati alle stazioni, con le vittime delle persecuzioni politiche confinate in regioni remote, e i laogai (i campi di lavoro) alimentano dubbi profondi sulla bontà del sistema abbracciato con fervore fino a quel momento. Ricercato, Wei è costretto ad evitare le grandi città, dove la polizia vuole sgomberare il campo dalle Guardie Rosse più agguerrite e contrarie alla Banda dei Quattro. Si rifugia in campagna nell'Anhui, da parenti. Lì, le macabre tracce della carestia dei "tre anni di catastrofi naturali" sono ancora ev
identi, e, parlando con i contadini, Wei si rende conto che in realtà il disastro fu causato da errori umani, e dalla folle politica economica e agricola del "Grande Balzo in Avanti" del 1958.
Quando diminuisce il rischio di arresto, Wei entra nell'esercito, grazie all'intercessione paterna, evitando di essere inviato in campagna come succedeva ai "giovani istruiti". Dal '69 al '73, da soldato, ha di nuovo la possibilità di viaggiare approfondendo ulteriormente la conoscenza delle realtà dei paese censurate dalla stampa, e di cui nessuno parla.
Il suo carattere indipendente lo rende sospetto agli occhi dei superiori: è ammesso alla Lega della Gioventù Comunista, ma non nel Partito, e cambia nuovamente strada. Nel '74 ritorna a Pechino, dove viene assunto come operaio elettricista allo zoo. Di qui la leggenda del "dissidente operaio": Wei in realtà accede a questa posizione grazie ai privilegi paterni, mentre i suoi coetanei sono per la maggior parte in campagna. Restano in città solo i figli di alcuni quadri altolocati.
In questi anni Wei si innamora di Ping Ni, una giovane tibetana, il cui padre è in prigione per "attività indipendentiste", e che lo fa riflettere sulla questione tibetana, e sulla discriminazione di cui sono vittime sia le "minoranze etniche" che gli stranieri (Ping Ni è indiana per parte di madre).
E' il '78, e Deng Xiaoping cerca di ottenere consensi dando il via alle "quattro modernizzazioni", inneggiando ad un nuovo periodo sotto il segno della legalità. Inizia la protesta del "Muro di Xidan". Il primo dazibao affisso da Wei è quello che lo ha reso famoso: "La Quinta Modernizzazione. La Democrazia". Firmandosi "Jing Shen", indica un indirizzo al quale essere contattato per continuare a discutere degli argomenti trattati. Con altre ex-Guardie Rosse conosciute al Muro crea la rivista "Tansuo" (Esplorazioni), di ricerca politica e sociale, distribuita a Xidan.
Nel 1979 Deng decide di reprimere il movimento per la democrazia, e Wei è fra i primi ad essere arrestati, per le sue critiche dirette contro i nuovi mandarini post-maoisti. Accusato di spionaggio per aver commentato la guerra sino-vietnamita con un giornalista inglese, dopo un processo-farsa viene condannato a quindici anni di prigione.
Per molti anni, non si hanno più notizie: corre voce che sia morto sotto tortura, che sia impazzito, che sia gravemente malato. Prigionieri rilasciati dichiarano di averlo incontrato in alcuni campi di lavoro, ma per la maggior parte del tempo e tenuto nel massimo isolamento.
Nel '94, a sei mesi dallo scadere della pena, le autorità cinesi lo liberano sperando di ottenere i giochi olimpici del 2000, che invece vanno a Sydney. Rimane in libertà per sei mesi. Fin dall'inizio si impegna a ridare impeto al Movimento per la Democrazia, cercando anche di organizzare una rete di assistenza per i feriti e i familiari delle vittime del massacro di Tienanmen. Pubblica diversi articoli sulla stampa internazionale, e concede interviste a giornalisti e autorità straniere. Dopo esser stato visitato da John Shattuck, segretario di stato per i diritti umani statunitense, viene prelevato dalla polizia. L'arresto è formalizzato solo più di un anno dopo. Accusato di essere un sovversivo anti-governativo, è processato in cinque ore, e condannato a quattordici anni. Ricorre in appello, ma la condanna è confermata, dopo un processo ancora più breve.
E' candidato al Premio Nobel per la Pace 1996.
Note
1 la mia autobiografia, (Wode zizhuan), del 1979, ripubblicato ad Hong Kong, in "Wei Jingsheng, Jiefang Yilai Yanlunji", Minzhudaxue Chubanshe, 1996, pp. 165 - 182
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AUTODIFESA AL PRIMO PROCESSO
Ritengo che le accuse formulate contro di me dal Pubblico Ministero del Tribunale Intermedio del Popolo di Pechino siano prive di fondamento. (che io abbia pubblicato delle riviste e dei dazibao è del tutto conforme all'Articolo 45 della Costituzione, che sancisce: "i cittadini godono della libertà di parola, di corrispondenza, di stampa, di riunione, di associazione, di manifestazione, di dimostrazione e di sciopero; inoltre hanno il diritto di esprimere liberamente le loro opinioni, anche sotto forma di dibattiti e di dazibao". Il nostro scopo, con queste pubblicazioni, era quello di riflettere sui problemi della Cina, e di permettere al paese di incamminarsi sulla strada della forza e della prosperità. Solo una libera ricerca, priva di ostacoli e basata sullo studio dei fatti può realizzare questi obiettivi. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e il Tribunale Intermedio del Popolo di Pechino hanno descritto le nostre attività, condotte in conformità ai principi sopradescritti, come controrivoluzionarie e
questo è inacccttabile. Le mie obiezioni nei confronti delle imputazioni che mi vengono mosse sono le seguenti. Primo. L'Accusa sostiene che io abbia divulgato segreti militari riguardanti il nostro paese a un cittadino straniero, e che questo fatto costituisce un crimine controrivoluzionario. Per quanto ricordo, sia il nuovo che il
vecchio Codice Penale, nella sezione riguardante le pene
da infliggere ai controrivoluzionari (interruzione del giudice: Wei Jing Sheng, parla più lentamente!) sanciscono:
fornire informazioni al nemico costituisce tradimento di
stato. La Pubblica Accusa reputa che nel corso delle mie
conversazioni con giornalisti inglesi e francesi io abbia
tradito il mio paese: significa questo che i giornalisti bri-
tannici e francesi sono il nemico? Vorrei ricordare
all'Accusa che quando Hua Guofeng concesse interviste
a giornalisti provenienti da quattro paesi dell'Europa
Occidentale, questi furono apertamente accolti come
amici. La Costituzione sancisce che i cittadini hanno il
dovere di proteggere i Segreti di Stato, eppure l'Accusa
ha sostituito quest'espressione inequivocabile con quella, molto meno chiara, di "informazioni militari". Come
tutti sanno, al giorno d'oggi la maggior parte delle informazioni militari è ottenuta, in ogni Paese, tramite i mezzi
di informazione pubblici, come la radio e i giornali.
Secondo l'Accusa, dunque, anche la radio e i giornali
sono colpevoli di aver tradito dei Segreti di Stato? E'
ovvio che l'espressione "informazioni militari" è troppo
vaga. Se è un dovere dei cittadini mantenere i segreti di
Stato, è necessario che ai cittadini venga indicato con
chiarezza che cosa costituisce un Segreto di Stato. Inoltre bisogna indicare loro con chiarezza che cosa costituisce Segreto di Stato e cosa Segreto Militare. Dall'inizio della guerra sino-vietnamita, non ho mai ricevuto informazioni classificate come "Segrete". Pertanto, è del tutto impossibile che io abbia divulgato a chicchessia informazioni legalmente definibili come "Segreto". Le conversazioni che ho avuto con giornalisti e diplomatici provenienti da Paesi amici non possono aver avuto niente a che fare con questo tipo di problemi (uno dei giurati l'interrompe: "Wei Jingsheng parla più lentamente.")
Sono dell'opinione che i contatti con i giornalisti e i diplomatici non possano altro che rafforzare la comprensione e
l'amicizia reciproche fra i popoli delle varie nazioni, e
anche la solidarietà fra i lavoratori delle diverse nazioni.
Una volta scoppiata, la guerra sino-vietnamita è diventata un problema importante sia per i cittadini cinesi che
per il mondo intero. Per questo era inevitabile che nel
corso delle discussioni che ho avuto con giornalisti e
diplomatici stranieri questa questione fosse affrontata (il giudice: Wei, più lentamente!). Come potevo sapere che
il nostro tema di conversazione contenesse informazioni
che il governo non voleva che io rivelassi. Non sono
altro che un semplice cittadino. Le mie fonti di informazione sono solo per sentito dire, e non documenti ufficiali di Governo. Dal momento che non ho mai visto documenti segreti, non ho modo di sapere se parte delle informazioni in mio possesso coincidano con documenti considerati segreti ma, secondo le valutazioni che ho fatto prima di parlare, le informazioni sulle quali ho discusso non potevano in alcun modo avere un effetto deleterio sulla situazione al fronte. Per esempio, ho menzionato il nome del comandante in servizio al fronte. Ma si è mai sentito dire che una guerra sia stata vinta perché il nome del comandate in carica era stato mantenuto segreto? O si è mai sentito dire che una guerra sia stata persa perché il nemico era a conoscenza del nome del comandante in carica? No, mai. In che modo l'aver rivelato il nome del comandante in carica potrebbe danneggiare la situazione generale al fronte? Dall'antichità ai
giorni nostri, nessuno ha mai sentito dire che il nome di
un comandante in carica fosse uno dei fattori determinanti nell'esito di una guerra. Dunque, l'accusa che mi è
rivolta non sta in piedi. Certo, la Pubblica Accusa può
dire che, secondo "l'usanza cinese", questo è reputato
un Segreto Militare. Nel periodo della Banda dei Quattro, c'era "d'usanza" di tenere il Paese nel più stretto isolamento, le relazioni con l'estero erano interrotte e anche
solo poche parole scambiate con stranieri potevano essere considerate come "relazioni illecite con Potenze Straniere". L'Accusa preferisce che i cittadini obbediscano
alla Legge e o alle "usanze della Banda dei Quattro? Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha già comunicato
che avrei dovuto rispettare il regolamento sulla protezione dei Segreti, ma questo regolamento non mi è mai stato reso noto. Per quanto ne so, evidentemente anche il
regolamento deve essere un Segreto. Non si tratta di una
legge promulgata pubblicamente e che i cittadini son
tenuti a rispettare, è solo un regolamento interno. E' un
dovere dei cittadini rispettare la Costituzione e le leggi,
ma non è loro dovere rispettare dei regolamenti interni
di cui non sono stati messi a conoscenza. Ricapitolando:
1. Non ho mai avuto intenzione di tradire il mio Paese; 2.
Non ho divulgato niente al nemico; 3. Le conversazioni
che ho avuto con amici non hanno mai riguardato né
Segreti di Stato ne Segreti Militari. L'imputazione di tradimento di Stato, rivolta contro di me dalla Pubblica
Accusa, è priva di fondamento. Se l'Accusa ritiene che ciò di cui ho discusso con degli stranieri riguarda argomenti che il governo non desiderava che io affrontassi, e che per questa ragione ho commesso un errore, sono disposto ad accettare interamente questa critica. E se le richieste del governo sono ragionevoli, in futuro sarò del tutto disposto a proteggere informazioni reputate segrete che dovessero venire in mio possesso, perché questo è il dovere di ogni cittadino. Ma in ogni caso, mi auguro che il governo vorrà definire con maggiore chiarezza i limiti entro i quali i cittadini devono proteggere i Segreti di Stato, invece che lasciarli nell'ignoranza di quali siano i loro doveri. Appare evidente che le "usanze" in vigore sotto la Banda dei Quattro non sono più applicabili oggi. Se continueremo invece a conformarci alle norme istituite dalla Banda dei Quattro ciò significherà soltanto che i cittadini non avranno idea di quello che ci si aspetta da loro, e ciò non fara altro che nuocere alle relazion
i di amicizia fra il popolo cinese e gli altri Paesi, e porterà al caos giudiziario. Di questo non può beneficiare in alcun modo né il Popolo, né il Paese. Secondo. La Pubblica Accusa sostiene che io abbia distribuito propaganda contro-rivoluzionaria. I miei articoli, come ""La Quinta Modernizzazione: la democrazia, e altri, sono stati definiti articoli reazionari, e anche la mia rivista - Esplorazioni- è stata chiamata reazionaria. In queste circostanze, si dovrebbe prima di tutto chiarire che cosa sia considerato rivoluzionario e che cosa, invece, controrivoluzionario. A causa dei lunghi anni dominati dal dispotismo culturale della Banda dei
Quattro, alcune persone la vedono così: agire in accordo col volere dei dirigenti attuali è rivoluzionario, opporsi al volere dei dirigenti attuali è controrivoluzionario. Non posso accettare una concezione così volgare della Rivoluzione. La Rivoluzione è un'azione che segue il senso della storia, che si colloca all'avanguardia contro tutto ciò che è antico e conservatore e in opposizione al cammino della storia. La rivoluzione è una lotta fra il nuovo e il vecchio. Coloro che etichettano costantemente come "rivoluzionaria" la volontà della gente al potere non fanno altro che annientare le ideologie diverse dalla propria. Coloro che credono nello slogan "il potere è la verità", accettano semplicemente la concezione volgare della Rivoluzione adottata dalla Banda dei Quattro, e da altri prima di loro, e che è stata una delle armi più potenti per reprimere il Popolo e i rivoluzionari per più di venti anni. Ma, per il momento, voglio soffermarmi su un secondo problema, e cioè fino a che punto sia lecito utilizza
re il termine "controrivoluzionario". Nel senso stretto, il termine definisce un concetto politico che permette di osservare i problemi da un punto di vista storico. In politica, non esistono concetti invariabili. Le correnti rivoluzionarie cambiano a seconda delle diverse epoche. Se assumiamo come criteri attuali concetti appartenenti a un'altra epoca, compiamo un'identificazione erronea. Nel corso di un periodo rivoluzionario, i diversi livelli di coscienza del popolo modificano la comprensione del concetto di controrivoluzionario. Utilizzare un concetto politico in perenne mutamento come criterio per determinare la colpevolezza di qualcuno è come utilizzare una manica a vento per determinare l'altezza: sarebbe impossibile ottenere una misura precisa. Questo è il motivo per cui negli ultimi trent'anni abbiamo avuto un così alto numero di processi che si sono conclusi con ingiustizie, sentenze sbagliate e accuse infondate. Questa è anche una delle ragioni per cui la Banda dei Quattro è potuta salire al pote
re malgrado l'opposizione del Popolo. Assumere come criterio della legalità un concetto fluttuante, quale un'idea politica del momento, porta necessariamente all'adozione di punti di vista controrivoluzionari, esponendo all'errore., Dunque, si pone un ultimo problema, e cioè quello della relazione fra i miei articoli e la corrente controrivoluzionaria. Oggi, la corrente rivoluzionaria è quella della democrazia, una corrente che si oppone al feudalesimo, al fascismo, al totalitarismo e alla dittatura. Lo sviluppo raggiunto dalla società cinese fino a questo momento ci pone il seguente problema: se non si vuole trasformare il sistema sociale, se non si vogliono eliminare le radici sociali del dispotismo, del fascismo e della dittatura, e se non garantiamo i diritti democratici del popolo, la società cinese non può progredire, e non sarà possibile realizzare in Cina la modernizzazione del socialismo. E' per questo motivo che la corrente per la democrazia è la corrente rivoluzionaria attuale. Chi si oppone alla
democrazia, è alla corrente in favore della democrazia, rappresentando le tendenze conservatrici dispotiche, deve essere definito controrivoluzionario dei giorni nostri. Il tema principale dei miei articoli come per esempio "La quinta
Modernizzazione: la democrazia, è il seguente: senza
democrazia, le quattro modernizzazioni non sono realizzabili. Se la quinta modernizzazione - la democrazia - non sarà realizzata, tutte le altre modernizzazioni non saranno altro che una nuova menzogna. Come può questo principio essere considerato controrivoluzionario. Piuttosto, quelli che vi si oppongono devono essere considerati controrivoluzionari. Ovviamente, ne i miei argomenti ne l'insieme delle mie tesi sono automaticamente
corretti, ed è necessario sottoporli alla prova del tempo e
alle critiche, da qualunque parte esse provengano. Solo
in questo modo si può sperare di raggiungere una maggiore precisione. Ma anche se le mie basi argomentative,
o i miei stessi argomenti, fossero in parte scorretti, la
natura rivoluzionaria della mia tesi centrale rimarrebbe
intatta.
Terzo. L'Accusa mi imputa di aver calunniato il
marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Zedong dal
momento che ho affermato, a questo proposito, che "differivano a malapena da rimedi da ciarlatani". La calunnia, secondo il mio giudizio, e un'accusa priva di fondamento. Non mi risulta che parlare di "rimedio" sia lanciare un'accusa! L'Accusa ha deformato le mie affermazioni isolandole dal loro contesto. Questo non può
essere utilizzato per accusarmi di calunnia. Se attacco il
marxismo nei miei articoli, non si tratta del marxismo
espresso più di un secolo fa, ma di quello di uomini politici bugiardi come Lin Biao e la Banda dei Quattro. Non credo che esistano al mondo delle teorie completamente giuste. Nessuna teoria e isolabile dalle condizioni storiche che l'hanno creata. Tutte le teorie trattano di una realtà relativa, e tutte sono relativamente assurde. Una teoria può essere relativamente giusta in un certo momento e luogo, e diventare assurda in un altro
momento e in un altro luogo. Una teoria può essere giusta sotto certi aspetti, e sbagliata sotto altri. Tutte le teorie possono essere vere e assurde allo stesso tempo. Il marxismo non sfugge a questa regola. In più di un secolo di storia, il marxismo ha creato numerose scuole: il kautskismo, il leninismo, il trotskismo, lo stalinismo, il maoismo, l'eurocomunismo, eccetera. Tutte queste scuole seguono, almeno in parte,,i principi fondamentali del marxismo, pur avendo tutte apportato revisioni o modifiche all'applicazione del modello marxista. Quindi, possono tutte essere considerate marxiste, per quanto nessuna di esse rappresenti il marxismo originario. Una parte importante del marxismo originario si occupa di descrivere un'ipotetica società ideale; ma questo concetto di un mondo ideale non è esclusivamente marxista. Si trattava, all'origine, di un desiderio comune alla classe lavoratrice e agli intellettuali europei, che aspiravano
all'uguaglianza, alla collettività dei beni, e alla Giustizia sociale. Per raggiungere questo ideale, il marxismo pro
pone di combinare la democrazia universale con la dittatura di un potere centralizzato. Questa è la caratteristica
più evidente del marxismo. Un secolo di esperienza ha
dimostrato che tutti i governi che si basano sulla dittatura- di un potere centralizzato - l'Unione Sovietica, il Vietnam, la Cina prima dell'arresto della Banda dei Quattro - sono, senza eccezioni, degenerati, diventando dei governi fascisti in cui una minoranza della classe dirigente esercita la dittatura sulle masse lavoratrici. Inoltre, i despoti fascisti al potere in questi regimi hanno smesso rapidamente di utilizzare la dittatura del proletariato come strumento per la realizzazione dell'ideale comunista. Al contrario: senza eccezioni, hanno tramutato l'ideale comunista in uno strumento per rafforzare la dittatura di un manipolo di dominatori, che pero insistono col chiamare "dittatura del proletariato". Il destino del
marxismo somiglia a quello subito nel corso della storia
da innumerevoli religioni: dopo due o tre generazioni,
ha perso la sua essenza rivoluzionaria. Il suo ideale non è più che un pretesto per mantenere il popolo in schiavitù,
un semplice strumento di oscurantismo. La sua natura è cambiata radicalmente. Il suo ideale si è mutato in un
"ismo", pretesto per un sistema schiavista e strumento
di oscurantismo. Noi, lo definiamo "idealismo". Altri, lo
chiamano "fideismo". La dittatura dispotica, fascista,
feudale della Banda dei Quattro segna l'apogeo del suo
sviluppo. Un bell'ideale viene utilizzato per nutrire le
credenze e le superstizioni moderne. Fascismo che
inganna il popolo e lo precipita nell'oscurantismo! Non è forse questo un inganno moderno? Non si tratta forse di un rimedio di poco superiore a quello dei ciarlatani? Le conclusioni che ho raggiunto sullo sviluppo storico del marxismo possono essere tanto giuste quanto sbagliate. Per saperlo, è necessario condurre ricerche. Tutte le critiche saranno bene accette. Ma indipendentemente dalla natura delle mie conclusioni, in virtù del principio di libertà di espressione e di stampa, le ricerche teoriche e gli scambi di idee non possono e non devono essere
considerati dei delitti. Ogni impianto ideologico, antico
o moderno, deve essere affrontato con spirito critico.
Questo è, fra l'altro, l'atteggiamento marxista. Perché
non potremmo adottarlo nei confronti del marxismo
stesso? Chi non ci consente di criticare il marxismo lo
considera dunque una religione! Chiunque ha il diritto
di credere nella teoria che reputa corretta, e di seguirla,
ma nessuno ha il diritto di promulgare leggi che obblighino gli altri a seguire la teoria da lui prediletta. Altrimenti, si tratta di una violazione della libertà altrui.
Quarto. L'Accusa sostiene che io abbia sventolato la
bandiera della cosiddetta libertà di parola, della democrazia e dei diritti umani, con l'intento di incitare al sovvertimento della dittatura del proletariato e del sistema socialista. Prima di tutto, vorrei segnalare che la libertà di parola non può essere definita 'cosiddetta'. E un diritto stabilito con chiarezza dalla Costituzione, la quale stabilisce che ogni cittadino ha il diritto di goderne pienamente. Che l'Accusa utilizzi questo tono per fare riferimento ai diritti garantiti dalla Costituzione indica non
solo che l'Accusa non è esente da pregiudizi, ma anche
che ha dimenticato il suo dovere di difendere i diritti
democratici dei cittadini. Ai suoi occhi, dunque, questi
diritti non sono altro che oggetto di scherno. L'Accusa
ha modificato le mie frasi a suo piacimento per determinare il mio delitto, e credo che sia inutile controbattere punto per punto. Mi basta segnalare la negligenza dell'Accusa. In particolare, ha utilizzato la meta di una frase: "da monarchia feudale si è fatta bella con un mantello socialista". La dittatura fascista della Banda dei Quattro non sarebbe dunque una monarchia feudale ricoperta da un mantello socialista? Altra mezza frase: "che non
divenga uno strumento moderno utilizzato da governanti dispotici per alimentare le loro ambizioni". L'altra metà della frase, ricordo, era: "vogliamo che la vita del
popolo sia modernizzata". La Pubblica Accusa vorrebbe dunque diventare uno strumento moderno utilizzato
da governanti dispotici per perseguire le loro ambizioni
o rifiutando che la vita del popolo clivenga più moderna? Non lo credo. E non posso credere che l'Accusa mi impedisca di criticare il fascismo feudale della Banda dei Quattro. A cosa servono tutte queste citazioni? Preferisco non fare commenti presuntuosi, ma so con certezza che non è possibile dimostrare tramite le mie frasi che io stessi cercando di rovesciare il potere politico del sistema socialista, ne che io stessi danneggiando la causa
democratica popolare. Redigendo la nostra rivista - Esplorazioni - non abbiamo mai partecipato a nessuna cospirazione, né ad azioni violente. Esplorazioni era una rivista di ricerca teorica, venduta alla luce del sole. Non ha mai avuto per obiettivo il rovesciamento del governo, ma si considera un elemento della ricerca popolare della democratizzazione. In che modo avremmo potuto voler sabotare questa stessa causa?Ogni volta che ci è stato proposto di partecipare alla lotta armata, o di prendere parte ad azioni volte a rovesciare il governo, abbiamo sempre risposto in maniera inequivocabile. Non penso che la lotta armata sia un mezzo indispensabile per instaurare una politica democratica. Sono del parere che la propaganda legale e i movimenti per la democrazia siano i mezzi fondamentali e indispensabili per instaurare una politica democratica. Rovesciare il potere non implica necessariamente l'istituzione di una politica democratica. Un sistema politico democratico può essere implementato solo gradualmente
, man mano che la maggioranza della popolazione lo approva, e una volta che il vecchio sistema politico sia stato riformato. Questo punto di vista è uno dei principi fondamentali della nostra rivista. Yang Guang, Lu Lin, Chao Nan, Liu Qing e gli altri possono testimoniare in questo senso, dal momento che mi hanno sentito ripeterlo più volte. L'Accusa mi addebita di aver cercato di rovesciare il sistema socialista, ma questo non trova alcuna conferma nei fatti. L'Accusa sostiene di aver esaminato i miei articoli: se è cosi, allora dovrebbe aver notato che in "La Quinta Modernizzazione: la democrazia", c'è un capitolo su Socialismo e democrazia che espone il mio punto di vista sul socialismo. Nel corso delle numerose discussini che ho sostenuto con l'Accusa, ho ripetutamente affrontato questo argomento, e dunque l'Accusa non può affermare di non esserne stata al corrente. E' vero, l'interpretazione del sistema socialista dell'Accusa è molto diversa dalla mia, ma secondo me il sistema socialista è multiplo e n
on monolitico.
Quinto. Non credo che sia necessario confutare punto per punto le imputazioni che l'Accusa ha formulato contro di me isolando le mie frasi dal contesto, e desidero solamente sottolineare due cose: primo, che il motivo per cui la Costituzione garantisce ai cittadini il potere di criticare i governanti è perché questi ultimi sono comuni esseri umani; potranno commettere meno errori
solamente venendo sottoposti al controllo critico del
Popolo, evitando di diventare dei sovrani che opprimono la loro gente, e solo così potranno veramente conquistare la fiducia del Popolo. La seconda, che se vogliamo applicare le riforme nel sistema socialista cinese, dobbiamo affidarci all'intera nazione per scoprire quali sono i difetti del sistema attuale, attraverso critiche aperte e discussioni. In caso contrario, le riforme non potranno avere successo. Per questo motivo, criticare cose e persone irragionevoli costituisce un diritto e un dovere inalienabile di ogni cittadino; è un diritto sovrano nel quale
nessuna persona, e nessun organo di governo, ha il diritto di interferire. Le critiche non saranno piacevoli da ascoltare, e forse non saranno nemmeno del tutto corrette. Ma se pretendiamo l'impossibile dalle critiche, e cioé che siano sempre infallibili sotto pena di punizioni severe, tutto quello a cui arriveremo e una messa al bando di ogni critica, che equivale ad una messa al bando di ogni riforma, che equivale a conferire ai dirigenti il ruolo di divinità in terra.
Di certo non vogliamo seguire le orme della Banda
dei Quattro e scadere in pratiche di superstizione
moderna. Ovviamente le critiche devono essere basate
sui fatti, e gli attacchi personali, così come le ingiurie,
non devono essere permessi - questo è il principio di
base della nostra pubblicazione, e la dichiarazione di
intenti fatta il giorno della presentazione della rivista
Esplorazioni ne è la prova. Se la Pubblica Accusa trovasse che io sia stato inadempiente a questo riguardo, sono disposto ad accettare critiche dalla Pubblica Accusa, come da chiunque altro.
Quanto sopra, costituisce la mia difesa.
16 ottobre 1979
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AUTODIFESA AL SECONDO PROCESSO
Onorevoli Giudici e Giurati;
Le accuse mosse contro di me sono, secondo la mia opinione, pure montature fabbricate interamente tramite un'interpretazione distorta dei fatti, citazioni prese dai miei articoli e dalle mie lettere estrapolandole dal contesto originale, esagerazioni consapevoli e gratuite, nonché un'applicazione arbitraria di etichette politiche incriminanti. L'accusa di cospirazione per sovvertire il governo non può in nessun modo essere sostenuta. Quanto segue è la mia difesa.
1. L'Accusa sostiene che la breve lettera da me scritta ad amici all'estero nella quale spiegavo quale assistenza fosse necessaria costituiva un "piano di azione facente parte di una cospirazione per sovvertire il governo". Questa è una grossolana distorsione dei fatti del tutto priva di fondamento, e che confonde due cose assolutamente distinte. Prima di tutto, la mia lettera e il cosiddetto "piano di azione" sono di natura del tutto diversa, e non c'è motivo per collegarle. Punto due, secondo un principio che ho sempre ribadito, nel ricercare e nell'accettare assistenza estera è necessario assicurarsi che non vi siano condizioni di alcun tipo, e in particolare di carattere politico. Qualsiasi genere di assistenza ricercata o accettata seguendo questo principio non è in alcun modo condizionabile dagli individui o dalle organizzazioni che la offrono. Il fatto di accettare assistenza non può essere quindi utilizzato per provare l'esistenza di una sottomissione a un piano di azione offerto allo stesso tempo. S
e chi mi offre assistenza è in possesso di un piano di azione o meno, non è cosa che mi riguardi, e non esiste alcuna prova che dimostri che io lo abbia mai accettato. Che sia possibile muovere contro di me un'accusa talmente infondata mi sembra dawero sorprendente.
2. L'Accusa elenca attività puramente economiche, sindacali, umanitarie e perfino attività artistiche e culturali, come istanze di "cospirazione antigovernativa". Qucsto è un esempio, peggiore del precedente, di fabbricazione di prove false ai miei danni, e di deliberata menzogna. E' un'imputazione che fa pensare alle distorsioni consapevoli, alle esagerazioni e alle false accuse che dilagavano durante i caotici anni della Rivoluzione Culturale. E' risaputo che la nefasta influenza di queste mistificazioni ha causato la rovina di molti individui e della società in generale. Che queste influenze esistano tutt'ora è un fatto grave, che dovrebbe richiamare l'attenzione di ciascuno, comprese le persone ora al potere e i membri dell'Accusa, dato che anche loro ebbero a soffrirne. La Mostra di arte moderna cinese, coreana e giapponese, per esempio, doveva essere un'occasione artistica. Era stato dichiarato con chiarezza che la mostra costituiva un evento indirizzato solo agli artisti e agli appassionati di arte, u
n'occasione volta a promuovere gli scambi fra artisti contemporanei dell'Asia orientale, per contribuire allo sviluppo dell'arte moderna, e che il suo fine ultimo era formare una scuola di arte moderna che avesse delle specifiche caratteristiche estremo-orientali. Eppure un simile progetto, di natura puramente artistica, senza nessuna traccia di ideologia politica, viene ora etichettato come parte di una cospirazione antigovernativa. Questa è davvero un'accusa ingiustificabile, e una riedizione dei metodi impiegati negli anni della Rivoluzione Culturale, quando la pratica di muovere accuse tendenziose ed esagerazioni gratuite era diffusa. Questa non è altro che una burla ai danni della democrazia, del governo e della legge. Fu precisamente tramite l'adozione su vasta scala di queste pratiche che la Rivoluzione Culturale finì con l'imporre una dittatura fascista e feudale praticamente su tutte le attività artistiche e culturali e sugli artisti stessi, provocando danni irreparabili alla cultura cinese. Eppure,
ancor oggi, c'è gente che adotta i vecchi trucchi della Banda dei Quattro colpendo per prime proprio le arti. La società tutta dovrebbe stare in guardia contro le conseguenze potenziali di questo.
3. Dire che partecipare alle attività di protesta dei lavoratori e dei contadini e aiutarli in tali attività costituisce una "cospirazione antigovernativa" e riformulare la stessa accusa che fu lanciata più di settanta anni fa dai governi dei signori della guerra, basati su leggi reazionarie; un'accusa che fu confutata molto tempo fa da Shi Yang, noto avvocato dell'epoca, e che fu confutata anche dal Partito Comunista Cinese, nonché dall'opinione pubblica. Chi avrebbe mai pensato che, più di settant'anni dopo, una volta che il Partito Comunista Cinese, leader della maggior parte dei movimenti dei lavoratori e dei contadini, fosse rimasto al potere per più di mezzo secolo, le attività sindacali sarebbero nuovamente state etichettate come "cospirazione antigovernativa"! Bella presa in giro del Partito al potere! Come può un governo che che sostiene di operare sotto la direzione dell'avanguardia operaia e contadina, un governo che appartiene "alle classi lavoratrici proletarie" essere rovesciato da attività sin
dacali? Questa è davvero una sfida alla ragione, e il linguaggio impiegato non è certo logico.
4. Compilare liste di vittime politiche, sollecitare donazioni per offrire aiuto e assistenza a individui bisognosi, sono atti di pura carità, e sono considerati tali da tutti i governi, antichi e moderni, cinesi e stranieri, che tutti hanno sostenuto simili attività o, se non altro, evitato di ostacolarle. E' dunque possibile che nella Cina socialista le attività umanitarie siano etichettate come cospirazione antigovernativa e considerate crimini "talmente gravi" che chi li compie, stando all'Accusa, non merita altro che la pena di morte? Questo è davvero spaventoso. Lasciatemi sottolineare che offrire aiuto alle vittime politiche non significa necessariamente impegnarsi in attività politiche, o perseguire disegni politici di alcun genere. Ma il fatto rimane, gli inabili e i bisognosi ricevono assistenza dal governo, e anche dalle organizzazioni caritatevoli, ma le persone che si ritrovano inabili o hanno perso il loro lavoro in conseguenza delle persecuzioni politiche delle quali sono state vittime, o per
altre ragioni di carattere politico, non ricevono aiuto dalle organizzazioni caritatevoli ufficiali, che operano secondo alleanze politiche più che evidenti. Vorremmo stabilire che le difficoltà e le sofferenze di queste persone non meritano la
nostra compassione? Meritano forse di essere condannati a una vita di stenti, senza nemmeno una casa nella quale abitare, solo perché le loro opinioni politiche differiscono da quelle ufficiali? Probabilmente esistono delle persone che sono in grado di provare compassione solo per chi ha visioni politiche simili alle proprie, ed è in questo modo che le organizzazioni caritatevoli ufficiali
seguono determinati criteri politici per offrire la loro
assistenza. Io non faccio parte di esse. I miei amici ed io
ci rifiutiamo di seguire qualsivoglia criterio politico nel
selezionare i beneficiari dell'aiuto che possiamo offrire, e
a questo fine evitiamo di fare domande sulle convinzioni
politiche delle persone. La nostra unica preoccupazione
è sapere se queste persone abbiano bisogno di aiuto o meno, e se siano incapaci di ottenerlo da altre fonti. E profondamente triste che le persone che appartengono a questa categoria siano per la maggior parte "vittime politiche". E questa è l'origine dell'appellativo. Il tipo di lavoro che abbiamo svolto è paragonabile a quello della Croce Rossa. Non c'era nulla di politico nelle nostre attività, così come non può essere considerato un atto di guerra l'assistenza alle vittime di guerra. La professoressa Ding Zilin e il professor Jiang Peikun, che erano
impegnati in questo tipo di lavoro, possono confermare la fondatezza delle mie parole. C'è motivo di dubitare della condizione psicologica di coloro che etichettano attività puramente caritatevoli come cospirazione antigovernativa. E' esattamente questo tipo di ideologia che portò alle persecuzioni e al diffondersi di fanatici persecutori durante la Rivoluzione Culturale e durante le campagne politiche successive. Questa è la fonte di tutte le infelicità che si sono abbattute su decine di migliaia di persone. I cittadini cinesi, e i partiti politici, dovrebbero trarre insegnamento dalle tragedie del passato, per riuscire a non ripetere gli stessi errori.
5. Per consentire una migliore gestione economica delle attività legali menzionate sopra, ho ritenuto opportuno cercare di affidare i fondi ottenuti a una banca, e, dal momento che le banche di Stato generalmente rifiutano denaro destinato ad attività prive di approvazione ufficiale, avevo in mente di recarmi al Credito municipale di Xibianmen (mio fratello possiede un ottavo delle azioni del Credito), una banca cooperativa non governativa che avrebbe potuto accettare di amministrare i fondi per le attività legali non ufficiali sopra descritte. Ma dal momento che sono stato arrestato, questa è rimasta un'intenzione che non ho potuto mettere in pratica. Né la Banca ne mio fratello hanno dunque niente a che vedere con questo caso, e non devono essere implicati in nessuna maniera. Anche nel caso in cui io avessi acquistato parte delle azioni della banca e avessi messo sotto la sua amministrazione i fondi per le attività che ho appena descritto, si tratterebbe ugualmente di un'istituzione finanziaria legale, da
non ritenersi colpevole di nessun crimine, malgrado il fatto che sia stata etichettata come "Banca del Movimento della democrazia". La sua legalità non deve essere compromessa a causa delle azioni legali nelle quali è stata coinvolta.
6. La Pubblica Accusa cerca di etichettare queste attività legali come "cospirazione antigovernativa", legandole ripetutamente al "Movimento per la Democrazia". L'accusa, in realtà, è più contro l'ideologia che contro l'azione, ma le leggi attualmente in vigore non riconoscono la possibilità di sporgere denuncia per motivi puramente ideologici, e non esistono parametri giudiziari che stabiliscano che tipo di ideologia violi la legge. La definizione di Movimento per la democrazia varia da paese a paese. Partiti politici diametralmente opposti dal punto di vista ideologico si sono tutti fatti belli della parola democrazia e hanno fondato, o partecipato a, Movimenti per la Democrazia. Questo vale anche per i partiti comunisti. Lo stesso Partito comunista cinese è l'organizzazione "democratica" meglio strutturata in Cina, un'organizzazione che non ha mai risparmiato richiami al Popolo affinché la democrazia e il governo della legge venissero perfezionati. Dovremmo dunque ritenere che anche il Partito comunista c
inese debba essere accusato di "cospirazione antigovernativa"? Appare dunque chiaro che l'assimilazione del "Movimento per la democrazia" a una "cospirazione
antigovernativa" non ha senso. Piuttosto, quello che salta agli occhi è che Movimento per la democrazia è un termine vasto e ambiguo, che può essere applicato a tutti i gruppi che lottano per la democrazia. Accusare di cospirazione antigovernativa è dunque un'estensione eccessiva dei crimini così definiti, dal momento che quasi tutte le attività politiche e culturali potrebbero esservi
automaticamente incluse, compresi la Costituzione cinese e il Partito comunista cinese. Un atteggiamento simile non differisce in nulla da quello della Banda dei Quattro, e dalla sua pratica di "incolpare con la stessa accusa qualsiasi persona". E' nostro dovere mantenerci all'erta contro le pravi conseguenze a cui può portare un'applicazione così vasta di una simile accusa.
La realtà è che si possono dare molte interpretazioni
diverse del Movimento per la democrazia. Stando alla
teoria ufficiale del Partito comunista cinese, la democrazia è una dittatura democratica, da ottenersi tramite una presa di potere violenta. Questo è il motivo per cui il partito crede erroneamente che un movimento per la democrazia sia un movimento violento, dal momento che "il potere nasce dalla canna di un fucile" : La mia interpretazione di "Movimento per la democrazia" è che la democrazia non è un dono che un qualche salvatore possa elargire al popolo: la democrazia appartiene al popolo tutto, lavoratori e contadini inclusi. Per questo motivo, reputo necessario dare inizio a una campagna di largo respiro e lunga durata affinché il popolo possa educare se stesso e autoliberarsi, per aumentare gradualmente la consapevolezzamente dei proprl diritti, e rafforzare la propria capacità di difendere questi diritti e la portata dell'autogestione. E' necessario creare un'atmosfera di
tolleranza e fiducia reciproca, perché solo così potranno
venire espressi, discussi e risolti in modo legale problemi
e conflitti di ogni tipo. Così, tutti i cittadini cinesi, con
interessi diversi, diverse opinioni, diverse origini etniche
e provenienti da diverse regioni saranno capaci di mantenere le loro posizioni coesistendo pacificamente, risolvendo via via gli eventuali problemi con procedure trasparenti e legali. Questa è l'interpretazione che do al concetto di "Movimento per la democrazia". Non ha niente a che vedere con la cospirazione antigovernativa. Un governo può e deve essere modificato. I processi tramite i quali questi cambiamenti possono avere luogo
sono scritti nella Costituzione e nei Codici legali del paese. Solo i tentativi di cambiare un governo con mezzi illegali costituiscono una cospirazione contro il governo. Il nostro movimento per la democrazia non ha impiegato nesun mezo illegale, né abbiamo intenzione di sovvertire il governo con mezzi illeciti. Ci siamo limitati ad attività culturali e artistiche. Nulla potrebbe essere più lontano da una cospirazione antigovernativa.
7. L'Accusa mi imputa anche di aver segretamente contattato Liu Quing , che vive all'estero, e Wang Dan, che è stato imprigionato per "propaganda controrivoluzionaria", con lo scopo di mettere a punto delle cosiddette "strategie di lotta". Questa è un'accusa del tutto infondata. La legge non proibisce i contatti tra le persone indipendentemente dal fatto che queste persone abbiano scontato delle pene detentive o siano residenti all'estero. Solo durante la Rivoluzione Culturale si utilizzavano accuse di questo tipo. A quell'epoca, chi aveva contatti con persone residenti all'estero veniva accusato del crimine di "mantenere relazioni illecite con paesi stranieri" e gli individui che venivano rilasciati dopo aver scontato pene detentive continuavano a essere etichettati come ex-prigionieri riformati col lavoro, categorie inavvicinabili. L'insostenibilità dell'imputazione rivoltami fa sorgere un dubbio: la Rivoluzione Culturale è davvero finita, o è ancora viva e vegeta? Inoltre, l'accusa che io "mi sia unito ag
li appelli rivolti agli Stati Uniti affinché continuino la loro pressione sulla Cina" non è nemmeno vicina alla verità. Dico questo perché fino ad ora non mi sono mai unito ad appelli su nulla, e non ho fatto nessun appello agli Stati Uniti affinché revocassero la Clausola di Nazione Più Favorita (MFN). Utilizzare la clausola MFN come strumento per esercitare pressione è stata una decisione presa dal Governo e dal Congresso americani. E tutto ciò avvenne molto tempo prima della mia scarcerazione. Come potrebbe tutta questa faccenda avere qualcosa a che vedere con un cittadino cinese come me? Punto due. La Costituzione e la legge cinesi conferiscono ai cittadini il diritto di esprimere le loro opinioni. Questo diritto è garantito dalla libertà di parola, di stampa, di assemblea, di associazione, di critica contro il Governo, e include anche il diritto di fare appelli e perfino di esercitare pressione diretta sul Governo. Questi sono diritti inalienabili che appartengono al Popolo, che è sovrano nel paese. Ne
consegue che "fare appello a una certa controparte affinché continui la sua pressione sul governo cinese" non viola nessuna legge, ma è al contrario un diritto legittimo, che ogni cittadino ha la libertà di esercitare. Le false accuse fabbricate ai miei danni hanno lo scopo di dimostrare che non è colpa del Governo se le relazioni estere della Cina si trovano in pessimo stato, ma che la colpa dovrebbe essere attribuita a certi membri del Movimento per la democrazia che chiedono al governo di rispettare i diritti umani, dal momento che i loro appelli hanno portato alla pressione esercitata sulla Cina dall'opinione pubblica internazionale. Questa non costituisce tanto un'accusa legale, quanto un tentativo da parte del Governo cinese di utilizzare il suo potere per creare capri espiatori per la sua incompetenza. Per questo motivo, si rende necessario che io riassuma ciò che è veramente accaduto, e che ne spieghi le ragioni. Prima di tutto, sostengo apertamente le giuste richieste dell'opinione pubblica mondiale
, inclusa quella degli Stati Uniti, ovvero che il Governo cinese migliori la tutela dei diritti umani all'interno del paese. Nella situazione attuale, in cui il Governo cinese utilizza l'esercito, la polizia e gli organi giudiziari per conculcare il diritto di parola del Popolo e il suo diritto all'informazione, è impossibile per il Popolo cinese esercitare il suo diritto di controllo e condizionamento del Governo. Il Popolo cinese è privato perfino del diritto di criticare il Governo, di esercitare pressione diretta su di esso e di fargli rispettare i propri desideri e la propria volontà. In queste circostanze, diventa ancora più importante per il Popolo cinese ricevere aiuto dall'opinione pubblica internazionale e dagli amici che abbiamo in tutto il mondo e che amano la democrazia e la libertà. I cittadini dei vari paesi che amano la democrazia e la libertà pretendono che i loro governi utilizzino i metodi che reputano più appropriati per costringere il Governo cinese a rispettare la volontà e i diritti de
l Popolo cinese. Sono del tutto d'accordo con questo tipo di solidarietà internazionale generosa e altruistica. Sarebbe vergognoso per chiunque rifiutare o calunniare (questo aiuto temendo le probabili, benché illegali, punizioni. Ho fiducia nel fatto che il Popolo cinese non cadrà così in basso, e per quel che mi riguarda, non voglio essere un tale vigliacco. In secondo luogo, per quel che riguarda il danno che l'economia cinese riporterebbe in seguito alla revoca della MFN, la mia opinione è diversa da quella dei nostri amici stranieri. Non credo che questo sarebbe il metodo migliore, dal momento che la prima vittima di una misura del genere sarebbe il Popolo cinese stesso, già impoverito. Una nostra maggiore povertà non sarebbe una minaccia per i burocrati e i dirigenti corrotti che controllano il Governo, dal momento che a loro non interessa affatto che il Popolo viva o muoia. Al contrario, troverebbero un comodo espediente nel poter dare la colpa di tutte le nostre difficoltà alle "interferenze imperial
iste nei nostri affari interni" e approfitterebbero dell'opportunità di istigare un nazionalismo estremo che invece di accelerare l'avvento della democrazia e delle riforme, potrebbe costituire una minaccia per la pace nel mondo. Quindi, per quanto io sostenga la necessità di continuare i nostri sforzi per costringere il Governo cinese a migliorare la tutela dei diritti umani nel paese, mi auguro che si seguano strade diverse dalle sanzioni economiche - alternative più sicure che non danneggino il Popolo cinese. Ho sostenuto queste opinioni coerentemente, e le ho comunicate sia alla stampa che a ogni membro del Congresso americano e del Governo americano che mi è venuto a visitare. Parlando con John Shattuck, l'Assistente Segretario di Stato americano per i diritti umani e le questioni umanitarie, oltre a quanto affermato sopra, espressi la speranza che, indipendentemente dal risultato finale dei negoziati diplomatici fra gli Stati Uniti e la Cina, l'America non revocasse la MFN. Shattuck rispose che capiva
la mia posizione e che avrebbe trasmesso il mio messaggio al Presidente Bill Clinton e al Segretario di Stato Warren Cristopher. I fatti menzionati sopra possono essere verificati con Shattuck e con Deborah Kingsland, Primo Segretario dell'ambasciata americana. Invito la Corte a richiedere la loro testimonianza. Questo dovrebbe mostrare che, malgrado io e i miei amici abbiamo agito separatamente e senza consultarci, abbiamo tutti mantenuto un atteggiamento responsabile in merito alle relazioni sino-americane, così come sul problema dei diritti umani, muovendoci contro le conseguenze negative di un disastro economico e del caos generalizzato che seguirebbe a una crisi diplomatica. Le difficoltà che il Governo cinese sta incontrando nelle relazioni estere sono interamente dovute alla sua ostinazione nell'opporsi al rispetto dei diritti umani e della democrazia, e al suo contraddire lo spirito dei tempi. Incolpare di questo gli altri non servirà a nulla.
8. Citando mezza frase e il titolo, non scritto da me, di un mio articolo, l'accusa mi imputa di "cercare di dividere la madrepatria". Questo è un caso esemplare di inquisizione letteraria, fatta tramite citazioni avulse dal loro contesto, esagerazioni tendenziose, e distorsioni deliberate. Questi metodi servono solo a incriminare falsamente, ma non sono assolutamente sostenibili. La mezza frase citata dall'Accusa è presa da una lettera che scrissi a Deng Xiaoping dal carcere nel 1992. Scopo principale della lettera era di discutere dei maggiori errori fatti dal Partito comunista cinese nella sua politica nei confronti del Tibet negli ultimi quarant'anni. Scopo della lettera era anche esortare il gruppo dirigente del Partito comunista cinese, capeggiato da Deng, ad adottare, nei confronti del Tibet, una politica più pratica e realistica, in modo da riuscire a risolvere la questione tibetana ed evitare la divisione del Paese. Lo scopo della lettera dovrebbe essere evidente a chiunque l'abbia letta senza pregi
udizi, mentre ora le mie teorie vengono distorte e trasformate in un' "intenzione di dividere la madre patria". Queste mistificazioni non reggeranno. Nella lettera ho avanzato opinioni su diverse questioni accademiche e storiche. Dal momento che sono opinioni diverse da quelle che circolano abitualmente, sono sicuramente criticabili, ma nessuno ha il diritto di distorcere le intenzioni dell'autore. Distorcere le intenzioni della nostra controparte in un dibattito accademico è spregevole, e nel mondo intero chi ricorre a questi mezzi è tenuto in cattiva considerazione. Quanto questa pratica abbia arrecato dolore al Popolo tedesco, sovietico e cinese e sotto gli occhi di tutti. Il Popolo cinese, liberatosi solo recentemente da tali calamità, dovrebbe stare ancora più in guardia di altri contro il ritorno di certi metodi.
9. La pubblicazione di articoli all'estero esula dalla giurisdizione cinese. Fintanto che nessuna legge locale è stata violata, pubblicazioni di questo tipo devono essere considerate legali. La Cina non ha diritto di estendere la sua giurisdizione a paesi e regioni al di fuori dei suoi confini nazionali. Anche all'interno della frontiera cinese, bisogna agire nel rispetto delle leggi in vigore nella regione in cui avvengono i fatti, dal momento che alcune leggi cambiano da una regione all'altra. Se la legge locale non considera l'azione in questione un atto criminoso, allora tale azione è legale. Leggi di altre regioni non possono essere valide oltre i loro confini. Quindi incriminando sulla base di articoli pubblicati all'estero l'Accusa si rende colpevole di valicare i limiti della legge, un atto illegittimo e che va rifiutato. Inoltre, non ho lasciato pubblicare articoli di giornale contenenti le mie lettere dal carcere fino a quando non ne ho ottenuto l'esplicita autorizzazione dalle autorità cinesi Gli
ufficiali di polizia della Prima sezione del Dipartimento di sicurezza pubblica possono testimoniare a questo proposito. Anche se gli articoli fossero stati pubblicati all'interno del paese, sarebbe stato solo un legale esercizio del diritto di libertà di stampa e di espressione. Incriminare un cittadino per un'azione attraverso la quale esercita i propri diritti di libertà di parola, stampa ed espressione corrisponde a un tentativo di privare gradualmente i cittadini dei loro diritti. Dovunque ciò avvenga, in Cina o in qualunque altro paese, si tratta di un segno premonitore di maggiori calamita contro cui l'intera società dovrebbe stare in guardia. Vale anche la pena di sottolineare che la frase "non sono mai esistiti dei salvatori, né dobbiamo affidarci ad alcun dio o imperatore" fu ufficialmente etichettata sedici anni fa come "istigazione controrivoluzionaria". Sedici anni fa, spiegai come questa frase, presa dall'inno L'Internazionale, rifletta una teoria di base del Partito comunista cinese che ci è s
tata insegnata strenuamente dai veterani della rivoluzione. Come potevo immaginare che sedici anni dopo questa stessa frase sarebbe stata ripresa, e questa volta con l'obiettivo ben più grave di accusarmi di cospirazione antigovernativa! Questo non può essere spiegato come negligenza, ma dimostra solo che l' "inquisizione letteraria" è diventata un metodo tanto prediletto dal sistema giudiziario del nostro paese da colpire anche i documenti e le basi teoriche dello stesso Partito Comunista. Un'ideologia così feudale e autoritaria è l'antitesi della democrazia e del governo della legge, nonché il maggior ostacolo alle riforme e alla politica di apertura. I veri controrivoluzionari non sono coloro che lottano per la democrazia e le riforme in sintonia con il momento storico; i veri reazionari sono invece i conservatori autocratici, che danno miglior prova dei loro talenti nel gioco della' "inquisizione letteraria", e che cercano di bloccare la strada delle riforme e del progresso.
10. Per riassumere, l'errore fondamentale dell'Accusa consiste nel confondere la difesa dei diritti umani e la promozione della democrazia e delle riforme con la "cospirazione antigovernativa". Per questo, qualunque cosa possa essere collegata al Movimento per la democrazia o ai diritti umani viene considerata un atto sovversivo e cospirativo. Queste accuse sono insostenibili per le ragioni che seguono.
Primo. Se il Governo che formula accuse di questo genere difendesse davvero i diritti umani e la democrazia, ogni esortazione a promuoverli maggiormente e ogni critica dei mali esistenti potrebbero solo aiutare il Governo a consolidarsi e a perfezionarsi, non certo contribuire a rovesciarlo. Dal momento che un tale Governo sarebbe in sintonia con il movimento per i diritti umani e la democrazia, ogni interazione fra i due produrrebbe esclusivamente convergenze positive. Né l'uno né l'altro cospirerebbero ai reciproci danni. Un Governo che può essere ribaltato dal movimento per i diritti umani e la democrazia può solo essere considerato un Governo dalla natura contradditoria, un Governo che non rispetta i diritti umani e che non promuove la democrazia, una dittatura feudale e fascista.
Non voglio credere che l'Accusa che mi sta incriminando rappresenti un Governo del genere. Perché, stando alla nostra Costituzione e alle nostre leggi, il sovrano e padrone di questo paese è il Popolo, e il Governo è solo un suo rappresentante. Il Governo deve rispettare la sovranità popolare, le libertà individuali e i diritti politici di ogni cittadino, incluso il diritto del Popolo all'informazione, alla critica, e al controllo del Governo, e anche il suo diritto di cambiarlo. Se il Governo abolisce o sopprime questi diritti democratici, allora diventa un Governo illegale e perde la sua legittimità, che è basata esclusivamente sulla Costituzione cinese. Quindi, se le imputazioni rivolte dall'Accusa al movimento per la democrazia e per i diritti umani dovessero essere valide, ciò dimostrerebbe solo che l'Accusa non rappresenta il Governo cinese legale, e che le sue imputazioni stesse sono illegali. Come è dimostrato dall'analisi qui esposta, indipendentemente dalla natura del Governo che formula i capi di
accusa, le azioni volte alla promozione dei diritti umani e della democrazia, e volte a smascherare e combattere i nemici della democrazia e dei diritti umani, non costituiscono reato e sicuramente non costituiscono il reato di "cospirazione antigovernativa". La situazione è tale perché cosi viene determinato dalla natura della Repubblica Popolare Cinese.
13 dicembre 1995