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Partito Radicale Roma - 12 novembre 1996
RADIO RADICALE
Colloquio con Khushwant Singh Di Paolo Pietrosanti e Ignazio Marcozzi-Rozzi

Khushwant Singh, nato nel 1915, è una delle figure intellettuali di maggior spicco dell'India di questo secolo. Scrittore, storico e giornalista, ex avvocato, ex diplomatico ed ex parlamentare, è autore di svariate decine tra romanzi, saggi storici e raccolte di racconti. E' un sikh. Tenace difensore dell'unità e laicità dello Stato indiano, nemico di ogni fondamentalismo, si è attirato l'odio dei separatisti e degli estremisti religiosi sikh, che undici anni fa lo hanno condannato a morte. Da allora vive sotto scorta.

Colloquio con K. Singh

P. Questa è Radio Radicale e abbiamo l'onore di avere qui con noi K. Singh, uomo di cultura molto noto, importante e autorevole in India. In questo periodo e qui in Italia e noi abbiamo avuto il grande onore di poter parlare con lui. La prima domanda, Mr. Singh, non e purtroppo di grande spessore intellettuale ma vorrei che i nostri ascoltatori potessero sentire dalla sua stessa voce, anche se non sara facile farlo in poche parole, il racconto di una vita cosi importante e lunga come la sua.

S. Ho 83 anni, e la prima volta che venni in Italia risale al 1934, 62 anni fa quando ancora ero studente. Sono poi tornato molte volte perche era abitudine, tra gli studenti, viaggiare con navi italiane da Bombay verso Genova e verso Venezia, per poi prendere il treno diretto in Inghilterra. Percio il collegamento con l'Italia dura da ormai molti anni e, sotto molti aspetti, e stato anche molto costruttivo. Sono poi tornato in vacanza, o come delegato dell'UNESCO e ho avuto, in tale circostanza, la possibilita di fermarmi quasi un mese a Firenze. Quando poi ho lasciato il mio impegno nella diplomazia mi sono dedicato alla scrittura. E allora sono voluto tornare per la bellezza dei laghi di questo Paese. Credo che i laghi italiani siano tra le cose piu belle del mondo, non ho infatti mai visto laghi piu belli. Ho trascorso quindi alcuni mesi sul lago Maggiore, e poi ho scoperto un piccolo laghetto, sopra il Maggiore, chiamato lago Ilio, dove ho scritto la prima versione del primo romanzo da me pubblicato "Qu

el treno per il Pakistan" che ora e stato tradotto anche in italiano. Ed e appunto questa la ragione per cui sono qui questa volta. Quindi la mia vena creativa e legata a doppio filo con l'Italia. Tuttavia, ho scelto di proposito di non imparare la lingua, nonostante io sia molto portato per le lingue straniere, perche ho pensato che se lo avessi fatto non mi sarei piu messo al lavoro. Mi sono quindi deliberatamente privato di questo piacere per potermi godere appieno quello di camminare e guardare la gente mentre scrivevo in inglese. Il mio collegamento con il vostro Paese e dunque di natura emotiva e intellettuale, creativa direi.

P. Il suo libro "Quel treno per il Pakistan", ora edito in italiano da Marsilio, parla di un periodo drammatico nella storia dell'India, un periodo in cui era molto evidente la contraddizione tra violenza e altre strade possibili per l'uomo. In questo quadro, che cosa ricorda di Gandhi?

S. Be', ero a Lahore, che ora si trova in Pakistan, e quando ci fu la divisione nell'agosto del 1947. Mi trovai davanti a una strada senza uscita. Non avevo scelta, dovevo alzarmi. Stava infatti succedendo uno scambio assurdo di popolazioni. Tutte le persone di religione non mussulmana venivano mandate via dal Pakistan e, allo stesso modo, tutti i mussulmani venivano cacciati via dal Punjab, una regione dell'India, verso il Pakistan. In pochi mesi dieci milioni di persone furono costrette a lasciare le proprie case per emigrare verso l'altra parte. Il problema maggiore era tuttavia la mancanza di strade. Ne èesistevano solo due o tre e venivano percorse dai due fiumi di persone che si scontravano violentemente lungo tutto il percorso. Vi furono massacri e uccisioni di massa che si conclusero, nell'arco di pochi mesi, lasciando sul terreno quasi un milione di morti. Io ho assistito a tutto questo, sono testimone di quanto e avvenuto e me lo porto nella coscienza per non essere stato capace di fare nulla di

assolutamente nonviolento e utile a questi popoli. Quando mi ci sono trovato davanti, non ho potuto fare nulla. Per questo motivo, in qualche modo, ho avuto sin da allora chiaro nella mia coscienza che dovevo scrivere, raccontare questi eventi. Il protagonista del mio romanzo e un contadino analfabeta di religione Sikh, che sacrifica la propria vita per salvare quella di altri mussulmani. Vorrei dire che questo mio libro, piu che essere un romanzo e un documentario di quel periodo e che, dopo essere stato tradotto in tutte le lingue europee e asiatiche, nonche in quelle indiane, e stato ora trasposto in versione cinematografica. Il messaggio del libro e molto chiaro e vuole sottolineare che l'odio uccide l'uomo che odia. Non si puo sconfiggere l'odio odiando un'altra persona o odiandola di piu, e io credo che l'esempio piu coraggioso di questo messaggio sia Gandhi, che digiuno fino quasi alla morte quando l'eccidio ebbe origine a Delhi. Ebbi modo di assistere con i miei occhi al massacro dei mussulmani, al

saccheggio delle loro case, alla loro cacciata verso il Pakistan. Ne l'esercito ne la polizia poterono prevenire gli eventi, che erano di scala troppo grande per essere controllati. E questo uomo, da solo, annuncio che se l'eccidio non fosse terminato egli avrebbe digiunato fino alla morte. Dopo tre giorni qualsiasi forma di violenza fu interrotta. E' un ricordo che non posso togliere dalla mia mente. Mi fa pensare a come una persona , convinta di essere nel giusto e disposta a scommettere la propria vita su un principio, possa sollevare le coscienze di un popolo. E' questa la conquista piu grande, la piu grande di tutte. La polizia avrebbe potuto uccidere alcune persone per bloccare la violenza, ma in questo modo avrebbe solamente fomentato l'odio di ogni persona, di ogni famiglia, che lo avrebbe portato con se per molto tempo ancora. Ma quell'uomo da solo fu capace di esorcizzare un intero popolo, di portare l'odio fuori da ogni persona. Ed e proprio per questo motivo che ho una grande ammirazione per Gand

hi, ed e anche per questo motivo che mi ha fatto molto piacere sapere che il vostro partito si ispira a Gandhi, avendolo preso a simbolo della vostra battaglia politica, che si ispira ai suoi strumenti di azione. Gandhi credeva infatti che gli strumenti non giustifichino mai i fini; gli strumenti devono avere la stessa importanza dei fini che si stanno perseguendo. E se questo e cio che voi, il vostro partito, sta cercando di fare per ottenere i cambiamenti per cui state lottando, come mi pare di capire dai discorsi del vostro leader e dal vostro manifesto, io sono convinto che troverete nel mondo molte persone che la pensano come voi, che condividono i vostri programmi. E sono anche certo che se foste piu conosciuti in India trovereste un grande sostegno e molte persone che parlino bene di voi.

P. Mr. Singh che cosa e Mohandas Gandhi in India oggi. E' soltanto un totem o e ancora vivo, in qualche modo, nella scena politica?

S. Lei ha proprio ragione quando parla di totem. La gente vive nel ricordo di Gandhi. La prima cosa che i Governi fanno non appena assunto l'incarico e quella di recarsi nel luogo dove Gandhi e stato cremato e giurare che ne seguiranno gli ideali. Cosa che pero puntualmente non fanno. E quando, per esempio, i fondamentalisti indu, che ora sono a destra, distrussero la moschea mussulmana circa cinque o sei anni fa, la maggior parte delle persone deve aver pensato che in questo modo Gandhi era stato ammazzato per la seconda volta, perche se lui fosse stato vivo tutto questo non sarebbe mai potuto accadere. Cio che conta, comunque, e che Gandhi rimanga un punto di riferimento molto importante per il popolo indiano. Durante le crisi del nostro Paese la gente si chiede che cosa avrebbe fatto Gandhi in quelle circostanze. Alcuni rispondono che lui non avrebbe mai consentito qualcosa del genere, altri dicono che cio che avrebbe detto o fatto e del tutto irrilevante. Questo e il nuovo influsso del movimento neofasc

ista, che sta prendendo forma nel fondamentalismo indu, intollerante verso i mussulmani e verso ogni altra minoranza, ma principalmente verso i mussulmani e i cristiani.. Vogliono che tutti i missionari cristiani vengano cacciati via dall'India anche se sanno benissimo che i nostri migliori istituti, come le scuole e i college, e i nostri ospedali, sono frutto dello sforzo di missionari cattolici e protestanti. Ancora oggi gli istituti piu prestigiosi portano nomi cattolici: il St.Steven's College e il college piu importante di Delhi, il St. John's college, il Lubiana Medical Centre. Fortunatamente vi sono molti indiani colti che si stanno schierando contro il fondamentalismo, ma in questo momento la battaglia e ancora in corso anche se pare che il fondamentalismo indu stia gradualmente perdendo terreno. Ancora una volta l'appello verra fatto nel nome di Gandhi, che essi vogliano seguirlo o meno. Il punto di riferimento e dunque sempre Gandhi, la figura piu grande che abbiamo avuto negli ultimi secol

i.

P. E' qui con noi Ignazio Marcozzi Rozzi che preghiamo di intervenire se volesse dire o aggiungere qualcosa. Mr. Singh, nella sua vita lunga ed eccitante lei ha anche avuto contatti stretti con uomini politici autorevoli. Che cosa ricorda di questo aspetto e della politica?

S. Be io sono stato membro del Parlamento per 6 anni e ho attraversato proprio in quel momento la fase peggiore di cio che definirei fondamentalismo sikh, al quale io mi sono opposto con molta forza perche ritengo che qualsiasi fondamentalismo sia reazionario, retrogrado e non proiettato in avanti. E che l'intolleranza sia l'aspetto peggiore. Ogni fondamentalismo, inoltre, prospera su altre forme di fondamentalismo (??). Io ho comunque avuto contatti solo transitori benche abbia frequentato molti politici e li abbia sentiti parlare spesso. Ma dopo l'assassinio di Gandhi si percepi un grande vuoto anche se grandi leader come Nehru e altri continuarono a portarne avanti la tradizione. Questo e il motivo fondamentale per cui l'India e uno stato secolare. L'85% della popolazione e indu, ma la secolarita èdello stato garantisce eguaglianza di diritti a tutte le comunita, conformemente a quello che fu uno dei principi fondamentali di Gandhi. Abbiamo avuto, poi, un grande leader nella tradizione gandhiana che ha

avuto modo di interagire spesso con Indira Gandhi, che e stata Primo Ministro per molti anni. In India, ogni volta che si desidera fare un complimento a un grande leader si continua a usare la parola Gandhi. Anche Madre Teresa, che pure e una missionaria cattolica e che acquisito la nazionalita indiana e che ricevuto il premio Nobel per la pace, viene sempre considerata come una persona che segue gli ideali gandhiani. Per questo motivo Gandhi e morto ed e vivo allo stesso tempo. In realta e ancora molto vivo nella mente del popolo.

P. Mr. Singh ancora una domanda sulla situazione politica attuale in India vista con i suoi occhi, analizzata attraverso il filtro della sua esperienza, intelligenza e fantasia.

S. Possiamo dire che e certamente piu caotica di quella italiana. Abbiamo Governi instabili e non vi sono figure carismatiche nello scenario politico. L'attuale Primo Ministro, per esempio, mi era del tutto sconosciuto fino a sei mesi fa. Proviene da un piccolo villaggio ed e diventato Primo Ministro, a pieno diritto naturalmente, ma non e certamente una figura carismatica. Un Paese di quelle dimensioni ha veramente bisogno di un leader carismatico che possa guidare in avanti il popolo, che abbia una visione del futuro. Negli ultimi 10 o 15 anni non abbiamo avuto nessuno che avesse una chiara prospettiva futura e questo fatto e certamente molto grave. Continuiamo a fare elezioni, e in questo dimostriamo di essere un Paese democratico, il che non e poco considerato che il 60% della popolazione e analfabeta e oltre il 60% vive al di sotto della linea di poverta, eppure le elezioni sono libere e trasparenti. Scegliamo i nostri leader e poi li mandiamo via e speriamo sempre che in questo continuo processo si po

ssa trovare un'altra figura che possa attingere alla nostra lealta. E desideriamo fortemente trovare qualcuno che ci porti avanti. Forse, un giorno troveremo un leader capace di fare cio perche tutti crediamo nella profezia della gita quando si disse: "quando le cose andranno molto male e il male dominera riappariro sulla terra a portare redenzione". Noi continuiamo a sperare nell'arrivo di un redentore. Ma in questo momento il Paese sta attraversando una forte depressione, non tanto dal punto di vista economico, quanto da quello morale.

P. Che cosa intende?

S. Semplicemente che non ci sono piu valori. Il precedente Primo Ministro, per esempio, e stato accusato di corruzione e questo, mi pare, suoni abbastanza familiare alle vostre orecchie. E anche 19 membri del suo Governo sono stati accusati dello stesso reato. In realta e un bene che essi siano stati accusati, ma il lato peggiore e che si debbano avere al governo persone che non sono consapevoli delle proprie responsabilita verso il Paese, che si sporchino le mani in affari loschi, che ricavino percentuali sugli utili dei contratti e che, in questo modo, riempiano le èproprie tasche. Se gli svizzeri dovessero mai rivelare l'entita dei conti segreti di queste persone vi sarebbe certamente una rivoluzione in India. E noi sappiamo che queste persone hanno portato il denaro sporco in Svizzera. Tutto questo, vede, mette a repentaglio la fiducia delle masse. Le persone piu odiate oggigiorno sono i politici, piu delle prostitute e dei mendicanti, e comunque sono convinto che essi meritino la reputazione che si

sono guadagnati sul campo.

P. Lei ha comunque detto che, in qualche modo, il sistema istituzionale, il fatto che vi sia la possibilita di rimuovere i politici dai propri incarichi, dia molta fiducia al popolo indiano.

S. Si, e cosi. E questa, a mio parere, e una caratteristica positiva. L'India e una democrazia e ancora il sistema democratico non e stato corrotto. Abbiamo dei supervisori delle elezioni che molto abilmente sono riusciti a fare in modo che i tentativi di corrompere il sistema attraverso il denaro, la forza o la violenza non avessero successo. L'ultimo supervisore, per esempio, ha fatto in modo che alle ultime elezioni non vi fossero rumori, ha vietato gli altoparlanti, i manifesti, i gorilla o gli eserciti privati, dicendo: "se utilizzate questi strumenti annullero la vostra elezione direttamente, e non potrete candidarvi in nessu'altra occasione". E non e successo niente di tutto questo, le elezioni si sono svolte liberamente e correttamente anche se, sfortunatamente, non hanno dato i frutti desiderati. Il Governo attuale e un governo di coalizione composto da 13 partiti che non concordano sui principi, che non hanno un programma politico, ed e sostenuto dal partito comunista. Se quest'ultimo dovesse

un giorno decidere di togliere il proprio appoggio, il Governo cadrebbe immediatamente. E questo puo succedere in ogni momento.

P. Gandhi, la coerenza tra strumenti e fini. Gandhi era prima di tutto un politico...

S. No, non prima di tutto...

P. No, va bene, continui pure...

S. Era un uomo di alti principi morali, in primo luogo, e solo dopo si dedico alla politica. Non aderi mai ad alcun partito politico, mai, ma penso che avesse una forte carica politica

P. Si occupava di politica, comunque

S. Si, lui dava consigli ai politici che si recavano da lui per chiederglieli. Ma spesso i suoi consigli non piacevano ed era sua abitudine dire: "Fai quello che vuoi ma io penso che dovresti fare cosi". Le faccio un esempio, al momento della divisione tra India e Pakistan, durante la spartizione dei beni l'India doveva dare al Pakistan circa 500xxx rupie. Su questo punto si crearono grosse tensioni quando l'India decise che non avrebbe pagato il dovuto. In quel caso, ancora una volta, Gandhi disse: "No, datemi la vostra parola d'onore che pagherete quanto c'e da pagare", e come lei sa, la somma fu regolarmente versata. Vede, e questo il tipo di influenza che Gandhi esercitava. Non era un uomo politico e tuttavia i politici avevano paura di lui.

P. Oggi vi e un uomo nel mondo che viene definito "il Gandhi di fine secolo". E' il Dalai Lama, egli e ospite nel vostro Paese, a Dharamsala

S. Si certamente, molto vicino. Ma io non farei un paragone. In primo luogo egli e in esilio e tutti noi vorremmo che potesse tornare nel suo Paese e che potesse essere riconosciuto ufficialmente come capo della comunita tibetana. Tuttavia, il suo impatto con l'India e quasi del tutto inesistente anche perche egli non ha mai provato a cambiare questo stato di cose. Sa di essere un outsider e di non avere diritto di intervenire sugli affari politici dell'India, e devo dire non lo ha mai fatto. Si occupa quasi esclusivamente della causa del Tibet andando, tra le altre cose, in giro per il mondo a cercare sostegno affinche la Cina possa andare via da quella regione e restituire il Tibet ai tibetani. Noi certamente lo sosteniamo, ma per quanto concerne l'India la sua influenza e molto scarsa. E' molto riverito e onorato ma lui stesso ha scelto di non partecipare agli affari interni del Paese che lo ospita anche perche sa che gli indiani non lo accetterebbero.

P. Il Dalai Lama, comunque, e assolutamente fermo nella sua posizione nonviolenta. Cita spesso Gandhi e esercita forti pressioni al fine di evitare qualsiasi tipo di scontro violento nel Tibet o in qualsiasi altra parte. Lei pensa che nel mondo di oggi un messaggio, una strategia di questo tipo, possa essere efficace?

S. Io penso che la nonviolenza, nel corso normale delle cose, dovra vincere, nonostante la quantita di tempo che sara necessaria per avere la meglio su potenze come la Cina, che ha adottato spesso metodi brutali per bloccare ogni tipo di opposizione. Basti pensare al caso di piazza Tienammen e ai giovani incarcerati per avere soltanto dato voce all'opposizione. Ci si puo sentire disarmati, ma e importante continuare a sperare che anche il popolo cinese si accorga che quanto sta accadendo in Tibet e sbagliato e che la Cina si debba ritirare per restituire il Tibet ai tibetani. Si puo solo sperare, ma al momento non vedo alcuna luce alla fine del tunnel.

P. Come guarda lei alla Cina, considerati i problemi che tradizionalmente caratterizzano i vostri rapporti?

S. Noi abbiamo avuto problemi per quanto riguarda dei territori di confine, che noi riteniamo appartenere all'India. Abbiamo avuto anche un tragico conflitto con la Cina che e certamente piu potente di noi dal punto di vista militare. Ci presero di sorpresa in quell'occasione, ma questi conflitti comunque non portano a nulla anche perche si tratta di un'area deserta dove nessuno vive. Questa situazione e simile a quella con il Pakistan èin merito a un ghiacciaio, a una distesa di neve di nessuna importanza strategica. Si tratta solo di una questione di prestigio.

P. Mr. Singh, secondo lei qual'e il principale problema dell'India e del mondo?

S. Il problema prioritario in India e quello della boom demografico. Non siamo stati capaci di controllarlo e se non troviamo un rimedio i nostri problemi non potranno che aumentare. Mi riferisco a problemi come la fame, l'analfabetismo, le tensioni di vario genere. Se in un'area limitata vi sono troppe persone e inevitabile che si creino scontri e violenze. Questo e il problema che l'India deve urgentemente affrontare e che, credo voi non abbiate. L'atro problema e quello del degrado ambientale. In India, per esempio, gli indu cremano i propri morti su roghi di legna e per questo vengono distrutte intere foreste. Tenga conto che in citta come Delhi muoiono ogni giorno circa 200 persone, si rende conto di quanti alberi debbano essere distrutti per bruciarne i corpi? Io ho proposto di rendere obbligatorio il seppellimento dei corpi senza l'uso di alcun genere di monumento. Di adagiarli semplicemente sottoterra e di restituire gli stessi campi all'agricoltura dopo un periodo di cinque anni. Per questa mia pro

posta vengo considerato un po' picchiatello perche anche i sikh, comunita a cui appartengo, bruciano i corpi dei morti. Ma io vado avanti con la mia proposta e penso che presto la gente si rendera conto che non sto dicendo fesserie. Infatti si tratta di un aspetto molto grave, che deve essere risolto al fine di prevenire la desertificazione del Paese. Anche i nostri fiumi sono inquinati dagli scarichi fognari e chimici, i laghi sono inquinati cosi come le aree costiere. E questo a causa della mancanza di una coscienza ambientalista. A Roma, per esempio, dove forse c'e il triplo delle automobili di Delhi, e ancora possibile respirare, a Delhi no, perche l'aria e satura dei fumi di scarico. Vede, queste sono le nostre priorita oltre quella del fondamentalismo religioso. Questo fenomeno e presente tra i mussulmani, tra i sikh e in altre comunita minori. Ma e anche presente tra gli indu che rappresentano la maggioranza della popolazione. Se essi dovessero vincere il Paese cadrebbe in mano ai fascisti, secondo la

nostra definizione del termine. Potrebbe un fascismo diverso da quello di Hitler o di Mussolini nella forma, ed essere quindi tipicamente indiano, ma gli effetti sarebbero gli stessi. Essi deciderebbero per legge come ti devi vestire e come non ti devi vestire, cio che devi mangiare o che non devi mangiare. Essi hanno inoltre un elenco di circa 300 moschee da distruggere per il semplice fatto che, secondo loro, sarebbero state costruite sopra le rovine di antichi templi indu. Il fascismo si manifesta nell'intolleranza verso i diritti degli altri a vivere come essi vogliono vivere. Per esempio, essi hanno approvato una legge che vieta l'uccisione delle vacche. Ma questa norma, tipicamente induista e sikh, non dovrebbe riguardare i mussulmani e i cristiani che invece le vacche le mangiano. C'e un detto secondo cui "le puoi lasciare morire ma non devi mangiarle, puoi lasciare che gli avvoltoi le mangino, ma gli esseri umani non devono farlo", e quindi e possibile vedere vacche affamate ègirare per le strade,

colpite continuamente dai camion o dagli autobus, oppure sedute in mezzo alla strada, anche la piu trafficata, creando confusione nel traffico.

P. Vorrei chiederle ancora una volta quale, secondo lei, e il principale problema del mondo. Sono rimasto colpito da qualcosa che lei ha detto a proposito del sistema istituzionale in India, della possibilita di cambiare. Ossia, che tale sistema e quell'elemento che tiene viva l'India. La Democrazia nel vostro Paese e dunque una realta viva. Le sottopongo questa riflessione: il problema del mondo e la mancanza di un sistema giuridico o istituzionale?

S. Si, la mancanza di un sistema internazionale. Ma ogni paese democratico crede nel diritto di ogni popolo di scegliere i propri governanti. E io credo che sia proprio questa la base della democrazia. In tutti i paesi democratici, e non nelle dittature o nelle monarchie come quelle medio orientali o orientali (per esempio il Bhutan o il Nepal), il popolo ha il diritto di scegliere ed e cosi che funziona anche in India. C'e chi sta provando a inquinare il processo elettorale ma se non c'e una persona abbastanza forte, come quella che noi abbiamo, il processo elettorale non puo essere trasparente. E' il caso del Pakistan, per esempio, dove hanno avuto solo due o tre elezioni libere e dove l'esercito prende il controllo dopo un certo numero di anni.

P. La natura del problema tra Pakistan e India e prettamente religiosa?

S. Non, non e esclusivamente religiosa. In India vi sono piu mussulmani che in Pakistan. Solo il Bangladesh e l'Indonesia hanno una popolazione mussulmana piu vasta, ma comunque l'India ha piu mussulmani del Pakistan. Quindi non e solo un problema religioso perche e in atto anche una disputa sul Kashmir. Questo e un piccolo stato a maggioranza mussulmana dove e in atto un'insorgenza contro l'India costantemente alimentata dal Pakistan. Io ho parlato con degli amici pakistani e ho detto loro che il referendum che dovrebbe stabilire se il Kashmir debba andare con il Pakistan o restare con noi non e la soluzione definitiva. Se si desse al popolo una terza possibilita esso sceglierebbe sicuramente l'indipendenza. Tuttavia, si tratta di una regione troppo piccola, lunga solo settanta miglia. Il passaggio al Pakistan determinerebbe comunque serie conseguenze religiose in India, dove gli indu si sentirebbero autorizzati a cacciare via i mussulmani indiani, a ordinargli di andare in Pakistan. E ancora una volta n

on riusciremmo a fermare questo tragico esodo. Gli amici pakistani capiscono che il problema non e semplice perche la regione e al confine con il Pakistan ma, essendo popolata da mussulmani, deve rimanere indiana.

P. Tornando a Gandhi, Mr. Singh. Come pensa che Gandhi possa essere sfruttato dal mondo di oggi per la propria salvezza?

S. Be dovremmo rivolgerci a lui continuamente perche, lei sa, èGandhi era molte cose. Credeva anche nelle cure naturali fino al punto da mettere a repentaglio la vita dei figli. Aveva inoltre un concetto di castita, di castita sessuale, forte al punto da sottoporsi a esperimenti dormendo accanto a delle ragazze giovani senza vestiti. Tuttavia cio che piu conta e che egli abbia provato che cio che e moralmente scorretto non potra mai essere politicamente corretto. Una volta che si e deciso che una situazione e moralmente scorretta nessuna giustificazione potra aiutare a cambiarla, perche, alla fine, vincera il principio morale. E la gente ha la capacita di distinguere cio che e giusto da cio che e ingiusto. Io penso che questo sia stato il suo piu grande contributo: se in una data situazione senti di essere moralmente scorretto allora dovrai abbandonare quella posizione.

P. Io credo comunque che nel pensiero gandhiano la moralita fosse anche frutto del dialogo, del dibattito.. Non qualcosa di astratto.

S. Lui parlava con la gente e diceva loro: "Se pensi che io abbia torto convincimi". Pensi, per esempio, al momento della divisione dell'India. Gandhi si ritiro dopo aver provato a dire loro che stavano sbagliando, che eravamo un unico popolo. Infatti lo lasciarono solo e lui si ritiro dicendo: "Fate come volete ma io vi sto avvertendo che state sbagliando".

M.R. Un grave problema internazionale di natura geo-politica e quello relativo alla coltivazione delle cosiddette "droghe leggere" (marijuana ecc). Le politiche mondiali sulla droga sono sono basate su trattati e convenzioni. In tutto il mondo, ma forse soprattutto in Europa e in America, e in corso un grande dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. Che cosa ne pensa lei, anche in qualita di indiano?

S. Be, tanto per incominciare io penso che sia diritto fondamentale di ogni essere umano di bere, mangiare o assumere tutto cio che gli piace. Se cio puo provocarne la morte e altresi suo diritto morire di propria mano. Tuttavia ritengo che questo diritto di scelta si applichi solamente agli adulti: rimane il fatto che eccedere nel bere sia altrettanto dannoso. E' necessario comunque che quando una persona raggiunge la maggiore eta, a 18 o 21 anni, possa avere il diritto di bere, se vuole, di assumere marijuana, se vuole, o di fumare tabacco, se vuole. L'unica cosa da fare e informare sugli effetti che un uso eccessivo puo sortire. Ma io penso che lo Stato non abbia il diritto di impedire queste cose e di imporre le proprie regole. In India, per esempio, fumare l'oppio e molto comune: mio padre ne prendeva regolarmente, e anche mia nonna, come l'aspirina. Ne prendevano una pastiglia al pomeriggio e una tazza di te quando erano stanchi, e non succedeva niente di strano. Noi ancora prendiamo marijuana dura

nte le festivita. E' solo necessario informare sugli effetti di un uso eccessivo, come per l'alcol. Infatti, se si beve molto alcol e poi si guida in stato di ubriachezza si mette a repentaglio la vita propria e quella di altre persone innocenti. Allora lo Stato deve intervenire punendo il crimine, deve informare i giovani che assumendo troppa cocaina èla loro vita potra essere distrutta. Ma sono convinto che lo Stato non abbia il diritto di imporsi in questo senso e, per esempio, imprigionare coloro che vendono queste sostanze. Se prese in maniera giusta non sono piu nocive dell'alcol. E ritengo mio diritto imprescindibile mangiare e bere cio che voglio, anche se cio che assumo mi fara danno. Io ho il diritto di farmi danno.

M.R. Mr. Singh, la criminalita organizzata che traffica in droga rappresenta un serio problema in India? In Europa, nei cosiddetti paesi occidentali in generale, esso e una vera piaga poiche la criminalita e finanziata da questo tipo di traffico...

S. Si, abbiamo questo problema ma non in scala altrettanto vasta. Esso si alimenta soprattutto sul fatto che la domanda europea e americana e cosi vasta. Molte di queste sostanze sono prodotte in Afghanistan, in India e in Pakistan, e vi sono gruppi che traggono grandi profitti proprio a causa di questa vasta domanda.

P. L'ultima domanda riguarda la pena di morte. Nel nostro colloquio di ieri lei ha affermato che in India tale pena e prevista dal codice penale ma che non se ne fa un uso molto ampio. Che cosa pensa un uomo di cultura come lei della pena di morte?

S. Be, in linea di principio sono contrario, penso sia sbagliato uccidere una persona, ma sono anche incerto su questo punto. Alcuni crimini sono talmente gravi da dovere essere puniti con la massima pena. Dubito che essa debba essere abolita perche se deve fungere da deterrente deve anche essere pubblica, affinche la gente possa vedere. D'altro canto, se la si commutasse in ergastolo si imporrebbe un forte peso sulla societa che dovrebbe assistere il criminale per il resto della sua vita in prigione. Mi chiedo se la scienza medica potra un giorno produrre qualcosa che renda i criminali abituali incapaci di perpetuare il crimine. Sono certo che crimini come lo stupro e la violenza sui bambini potrebbero essere puniti rendendo la persona impotente, distruggendone il desiderio, attraverso dei farmaci oppure castrando obbligatoriamente il criminale. Credo che questo abbia piu senso che rinchiudere una persona per anni in prigione o, nel peggiore dei casi, ricorrere all'impiccagione.

P: Questa e proprio l'ultima domanda Mr. Singh. Secondo lei da che cosa dipende il fascino che gli europei sentono nei confronti dell'India, per il mondo indiano?

S. Voi avete l'impressione che noi siamo il popolo del grande misticismo, della religione e della religiosita. Per questo motivo migliaia di europei e americani si recano nei nostri luoghi di meditazione per cercare la cosiddetta verita, per poi non trovare niente. Per noi e certamente diventato un grande affare economico e ci va bene che continui. Se avete problemi venite in India dove troverete pace e sollievo e non otterrete proprio nulla. Io sono agnostico, quindi non si aspetti da me una risposta diversa.

P. No, va bene e proprio la sua risposta che volevamo

S. Come le ho detto, e un buon affare economico per il mio Paese.

P. Mr. Singh, e stato veramente un grande onore poter parlare con lei, e non lo dico con la tipica esagerazione italiana o romana, ma e stato un vero piacere e un grande onore.

S. Grazie e saro altrettanto onorato di sapere che alcune persone in Italia potranno sentire cio che ho da dire

P. Diverse centinaia di migliaia di persone, in questo caso, Mr Singh.

 
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